Lo in Cina
30 novembre-7 dicembre 2014
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Diario
Lo va in Cina alla conferenza organizzata da Giulio, un suo collega
trasferitosi alla Tschingua university. Ci tengono sempre tutti a
ricordarti che e' la migliore universita' cinese: Lo e' molto curioso
di vedere com'e' e com'e' il resto della Cina. All'arrivo a Pechino
viene prelevato direttamente all'aereoporto da un autista che sembra
non parlare una sola parola di inglese, ma e' molto accogliente. Guida
come un pazzo ricamando una traiettoria dalla topologia non banale in
mezzo al traffico sostenuto ma scorrevole. Passiamo davanti ad un
negozio di Ikea, che e' riconoscibile anche perche' e' scritto sia in
caratteri latini che ideogrammi cinesi. Per fortuna quasi tutte le
scritte sono ripetute in caratteri latini. Quelli cinesi sono
complicatissimi e pare ci sia una parte che rappresenta il suono ed
un'altra il significato. Non c'e' speranza di capirci qualcosa anche
se dopo qualche giorno uno inizia a riconoscere alcuni ideogrammi: la
faccina dentro la televisione, l'omino su una sedia a sdraio che si
rosola su una fiamma, la scaletta con il cappello, ecc. Chissa' cosa
vorranno dire? Passiamo davanti al famoso stadio "nido" e ad un sacco
di grattacieli dalle forme stranissime. Il grattacielo dell'IBM sembra
che si stia fondendo ed afflosciando su se stesso come un'enorme
candela sciolta. Su molti grattacieli campeggiano enormi schermi di
pubblicita' alti parecchi piani. Arriviamo all'albergo che e'
convenzionato con l'universita', ma e' un albergo di superlusso. E'
ancora molto presto (Lo e' atterrato alle 7 ed e' gia' all'albergo
alle 8 e mezza!), quindi la stanza non e' ancora pronta, ma Lo non si
perde d'animo. Molla la valigia, raccoglie macchina foto e GPS e parte
alla scoperta della Cina! Purtroppo lascia il passaporto all'albergo,
fatale errore. Essendo domenica, ha tutta la giornata a
disposizione. Riesce ad ottenere dalla reception una cartina della
metropolitana fotocopiata, ma non c'e' verso di ottenere una cartina
della citta'. Probabilmente la citta' e' troppo grande? Effettivamente
contiene circa un terzo degli abitanti di tutta Italia, piu' di 20
milioni di abitanti ufficiali, ed un numero non trascurabile di
abitanti non ufficiali che apparentemente arrivano dalle campagne
nella speranza di un lavoro qui. Lo si dirige di buon passo verso la
metropolitana. Questa e' la zona del "business" e si vedono parecchi
grattacieli con il logo di banche e aziende. C'e' anche un grattacielo
Google, ma si scoprira' presto che google e' inutilizzabile in Cina,
tranne che nell'universita': il congresso e' nel palazzo "Future
Internet Technologies" e solo li' funzionano sia google che
facebook. La strada di fronte all'albergo e' molto larga e ci passa un
sacco di traffico. Non solo automobili, ma anche molte biciclette,
alcuni enormi tricicli a pedali stracarichi di ogni mercanzia e delle
insidiosissime motorette elettriche. Queste ultime andranno benissimo
contro l'inquinamento ma sono pericolosissime perche' non si sentono
arrivare e sono velocissime. Gli incroci sono totalmente caotici e i
semafori sono solo una vaga indicazione. Lo osserva che i pedoni
locali sono molto cauti nell'attraversare e cerca di adattarsi. Tranne
poi rischiare di essere clamorosamente spiaccicato da un pulman che
non rallenta neanche un po' anche se il semaforo dei pedoni e'
talmente verde da essere una riga monocromatica nello spettro. Molte
persone girano con le mascherine contro lo smog. Per fortuna c'e'
vento e l'inquinamento rimarra' sotto controllo per tutta la
settimana. Giulio ci dira' che neanche durante il meeting dell'Apec
(quando tutti i presidenti del mondo, compreso Obama, erano venuti a
Pechino) l'aria era cosi' buona: e durante quel congresso avevano
fermato tutte le fabbriche e dato vacanza a tutti nella speranza di
ridurre l'inquinamento. A vedere la gente che gira con le mascherine
sembra di assistere alle scene di fantascienza del futuro distopico
stile William Gibson. Purtroppo Lo riflette che e' una visione che
diventera' sempre piu' comune nel mondo: l'uomo senza controllo
continuera' ad avvelenare il proprio habitat fino all'estinzione della
propria specie, e' quasi una triste legge di natura. I negozi sembrano
normali negozi all'occidentale con vetrine luminose e scritte
incomprensibili. L'unica differenza risiede nella quantita' di persone
che gestiscono ogni negozio e nel fatto che sono tutti aperti anche se
e' domenica. E' pieno di piccoli negozietti di cibo e fast food da cui
si spandono puzze inenarrabili. Pare che gli studenti dell'universita'
non possano cucinarsi in casa (problemi di puzza?) e quindi i
negozietti saranno il posto dove si nutrono. Lo entra alla
metropolitana, ma viene subito messo a terra. Il costo (2 yuan) e'
ridicolo, neanche 30 centesimi, ma non accettano carte di credito e Lo
non ha neanche un soldo cinese. Entra nella prima banca, ma qui non
cambiano: per fortuna riesce piu' o meno a farsi spiegare dove trovare
la banca giusta e parte deciso. Ahime', inizia l'incubo del
cambio. Dopo una lunga attesa la commessa spiega che c'e' bisogno del
passaporto per cambiare. Suvvia, voglio solo cambiare 40 euro, magari
bastano anche 20? Niente da fare! Lo deve tornare di corsa all'albergo
a recuperare il passaporto. Di nuovo una lunga fila alla banca vedendo
tutti i clienti che gli passano davanti: sono "VIP" spiega la commessa
che distribuisce i numerini per la fila. Certo che se questa commessa
fosse dietro al bancone invece di limitarsi a distribuire
numeretti.. Parlare con i cinesi e' sempre abbastanza faticoso. Quasi
nessuno parla inglese e quei pochi che lo parlano hanno un accento
fortissimo che rende la comunicazione quasi impossibile. Fa un caldo
devastante in banca e Lo suda visibilmente e non vede l'ora di
uscire. Finalmente e' il suo turno: compila una dozzina di fogli che
neanche quando ha acquistato la casa ha dovuto compilare tutta questa
burocrazia, per fortuna hanno le caselline anche in inglese. Incontra
pero' un nuovo muro di gomma: bisogna fornire un numero di
telefono. Lo spiega (sempre meno pazientemente) che non ha un telefono
cinese, e che non e' tenuto ad averne uno. Niente da fare: se vuole
cambiare anche un centesimo bucato deve fornire il telefono. Lo
finalmente perde la pazienza e scrive nella casellina apposita
123456789. La tragedia si scatena: il direttore della banca viene
convocato appositamente e ne segue un'animata discussione in
cinese. Alla fine la commessa si mette pazientemente a copiare tutte
le caselline compilate da Lo su un nuovo (ennesimo!) papiro e lascia
in bianco la casella del numero di telefono. E' buffo vedere come
scrive in caratteri latini, un po' esitante ma con grande eleganza, e'
evidente che i cinesi dedicano molta cura al tratto della penna e alla
calligrafia. Dopo aver firmato il famoso foglio, e altri diecimila
fogli, finalmente i 40 euro vengono cambiati e Lo schizza fuori dalla
banca prima che avvenga la sua transizione di fase allo stato liquido:
che caldo! Fuori fa invece un freddo cane: e' sicuramente sotto zero e
c'e' un vento che taglia le gambe, ma almeno spazza via
l'inquinamento. Lo torna alla metropolitana e riacquista la calma.
L'episodio della banca e' stato tutto sommato molto interessante ed ha
perso solo un'oretta: non e' che ha fretta di fare chissa' cosa. Le
istruzioni per arrivare alla muraglia cinese stampate da internet
dicono che bisogna arrivare alla stazione nord e prendere il treno. Il
signore dell'albergo ha detto che alla stazione nord basta seguire le
frecce per trovare il treno giusto, e infatti Lo non ha difficolta'
anche se deve camminare parecchio: una specie di caccia al tesoro a
seguire le frecce. Arriva alla stazione dei treni e si trova una fila
colossale alla biglietteria. Lo e' fiducioso: se c'e' una cosa che i
cinesi saranno esperti e' di gestire con efficienza i grandi afflussi
di persone! In effetti la fila scorre molto rapidamente e Lo si trova
rapidamente davanti al bigliettaio "Badalin" dice sicuro. Per fortuna
e' quasi superfluo che lui parli: e' ovvio dove vuole andare essendo
lui forse l'unico straniero a vista d'occhio e comunque tutti stanno
andando li' a fare una scampagnata domenicale. Il treno sta per
partire dice il bigliettaio, ma c'e' un'altra fila infinita per
entrare in stazione: ci sono dei controlli di sicurezza. Lo dispera:
dovranno forse far passare questo milione di persone nel metal
detector?! Per fortuna il controllo di sicurezza e' solo nominale e
gli addetti fanno passare tutti rapidamente anche se il metal detector
squilla sonoramente in continuazione. Lo e' pieno di oggetti metallici
e ha anche un rotolo di biscotti dall'Italia che fanno sorridere
l'addetta al controllo. Tutti corrono verso il treno, anche se il
segnale sul binario indica che mancano ancora piu' di 15 minuti. In
realta' la corsa e' per accaparrarsi un posto a sedere, ma per fortuna
c'e' ancora parecchio posto. Lo si siede vicino ad un ragazzo giovane
che inizia a parlare in inglese. Si scopre che e' uno studente di
ingegneria della Tschingua. Lo ne approfitta biecamente per cercare di
scucire un'informazione cruciale: a che ora e' il treno per il
ritorno. La cosa non e' banale da capire! Il primo tratto e' in citta'
e costeggiamo una periferia piuttosto squallida e sporca. Le case si
alternano tra casette basse e dilapidate con i cortili in terra
battuta e alti grattacieli. Ci sono molti edifici che sembrano
fabbriche oppure enormi magazzini. Passiamo davanti ad un animato
mercato dove sembrano che vendano cani lupo poggiati sui tetti delle
macchine. Chissa' se finiranno in pentola? Il conferenziere Gerardo
affermera' sicuro che un piatto di carne che ha mangiato una sera era
indubbiamente cane bollito perche' sapeva dell'odore di cane bagnato.
La citta' finisce ed iniziano le fabbriche. In lontananza si vede un
edificio enorme. Sara' un cubo di 300 metri di lato. Chissa' a cosa
serve. Le persone al centro del cubo non vedranno mai la luce del sole
ne' l'aria fresca! Ci fermiamo ad una citta' industriale dove vediamo
le fabbriche che non ci sono ormai piu' in Europa. Poi i centri
abitati finiscono e arriviamo alle polverose colline, coperte di rada
vegetazione. Le colline sono molto basse con continui saliscendi molto
ripidi. Ecco finalmente la muraglia cinese che serpenteggia su un
costone. Il treno si ferma ad una stazione in mezzo al nulla e
scendiamo tutti festosamente. Il freddo e' veramente pungente e il
vento ci taglia in due. Meno male che Lo si e' portato il suo
(pessimo) guscio in goretex Patagonia che pero' almeno tiene fuori il
vento. Certo che un sottotuta completo in lana merinos ci sarebbe
stato anche bene... Ci incamminiamo verso la muraglia, e lungo la
strada i venditori ambulanti cercano di rifilarci pellicciosi
colbacchi con la stella rossa, guanti e sciarpe. Eccoci alla muraglia!
Si paga un biglietto nominale e si puo' salire. Qui la muraglia e'
imponente, ma pare sia stata completamente ricostruita. Lo rimane
molto colpito. Chissa' a cosa serviva? Non sembra avere un grande
valore strategico perche' sembra totalmente impossibile da proteggere
efficacemente: va avanti a perdita d'occhio (pare sia lunga quasi 7000
km in totale!) Forse serviva a mettere soggezione ai visitatori che
non si mettessero in mente di attaccare un popolo in grado di
costruire un'opera cosi'? Da quel punto di vista, sicuramente e' molto
efficace. La costruzione di un tale manufatto richiede una civilta',
una ricchezza ed una organizzazione veramente ammirevoli. Oppure
magari doveva solo servire come via di comunicazione (fortificata) per
spostare ingenti truppe lungo il confine impervio? Quest'ultima
interpretazione non sembra corretta perche' sicuramente l'architetto
non ha cercato di costruire una strada efficace, anzi: sembra che si
sia divertito a fare passare il muro nei posti piu' impervi e a fargli
fare il maggior numero di curve e salite e discese inutili possibili!
La giornata e' spettacolare, anche se freddissima, e Lo decide di
camminare finche' si puo'. L'ultimo treno e' alle 8 di sera (ma il
sole tramontera' verso le 5), chissa' fin dove si riesce ad arrivare?
La salita e' molto ripida e scivolosa e molti visitatori arrancano
visibilmente. Qui ci sono anche molti altri stranieri e Lo non e' piu'
l'unico non cinese, anche se viene fermato un paio di volte da cinesi
che vogliono fare la foto con lui. Chissa' se e' il pangallo verde
pisello della sua giacca ad attirare l'attenzione? Il punto piu' alto
viene presto raggiunto e il GPS segna 850 metri di altitudine, il
punto piu' basso e' circa 200 metri sotto. Pero' si continua a salire
e scendere con ripidi pendii e scalini quasi verticali. Lo sguardo
spazia in lontananza e si vede il serpentone della muraglia perdersi
nella foschia lontanissima. Chiaramente questo e' una specie di valico
e da una parte c'e' la valle di Pechino da cui siamo arrivati,
dall'altra si vede un'altra grande citta' in fondo ad un'altra
valle. Chiaramente le fortificazioni sono tutte orientate verso questa
seconda valle ed il muro serve per fermare la gente che arriva da
li'. Non ci vuole moltissimo ad arrivare alla fine della camminata:
una delle torri di fortificazione ha le porte murate. Peccato, bisogna
gia' tornare indietro. Lo azzera il contachilometri del gps, torna
all'ingresso e procede nella direzione opposta, finche' di nuovo viene
fermato da una torretta murata. Il gps indica meno di 5 km di cammino,
ma sono veramente faticosissimi per via del continuo su e giu' che ha
richiesto forse quasi due ore di cammino con molta calma.. In linea
d'aria avremo fatto poche centinaia di metri. E' veramente improbabile
che questa fosse una strada fortificata! Il secondo tratto di muro (a
destra dell'ingresso) e' praticamente deserto: quasi tutti i
visitatori sono andati a sinistra, chissa' perche'. Invece e' proprio
a destra che il panorama sembra piu' bello e c'e' anche una bellissima
torre fortificata decorata con buffi gnometti sul tetto. Forse tutti
vanno a sinistra perche' li' ci sono le fantoziadi (una specie di
ristorante, una funivia oggi chiusa probabilmente per il vento e una
specie di otto volante con vagoncini colorati che porta la gente verso
il punto piu' alto). Lo si gode l'inizio del tramonto che avvolge
tutto con una magnifica luce dorata. Ormai pero' il freddo inizia a
farsi veramente pesante ed e' forse meglio evitare di dover aspettare
il treno delle 20 al gelo: l'assideramento e la perdita delle dita e'
assicurata. Il treno prima e' alle 16, ma ormai quello che c'era da
vedere si e' visto e attendere 4 ore al freddo non e' molto
appealing. Ora la folla alla stazione e' oceanica: tutti hanno deciso
di rientrare con questo treno. Di nuovo Lo ammira l'efficienza nel far
defluire la folla: tutto e' coreografato alla perfezione: la fila
viene incanalata in mezzo a transenne apposite e la gente viene tenuta
in stazione (al caldo) finche' il treno e' gia' al binario, poi le
transenne vengono sollevate e tutti di corsa sul treno che viene
riempito in un nanosecondo. Lo era arrivato quasi per ultimo e deve
accontentarsi di stare in piedi vicino alla porta circondato da
vocianti persone stanche e contente della passeggiata. Se si sta
vicino alla porta, si riesce perfino a vedere il panorama e a non
essere sopraffatti dalla puzza delle prelibatezze con cui i
viaggiatori pasteggiano felici. Ad ogni fermata un panciuto
controllore sposta Lo per mettere la piattaforma di mezzo metro
(totalmente inutile) per fare salire e scendere le persone. Questo e'
evidentemente il suo unico scopo perche' i biglietti vengono
controllati all'ingresso della stazione. A Pechino e' gia' buio e Lo
decide di visitare la zona dei negozi di elettronica usata. Aveva
cercato su internet e l'unica indicazione che aveva trovato era una
stazione della metropolitana. Che strano... Chissa' se riuscira' a
trovare il negozio? Chiaramente questo non e' un problema: sceso dalla
metropolitana, Lo si rende conto che l'intero quartiere e' costituito
di negozi di elettronica! Saranno 5 o 6 palazzi da 9-10 piani
(contando anche quelli sotterranei) che contengono solo negozi di
elettronica. E' domenica sera ma quasi tutti sono aperti. E' una
specie di infinito mercatino di elettronica. Non c'e' un negozio che
sia piu' di 200 metri quadri e quasi tutti sono solo dei minuscoli
banconi trasparenti con dietro un commesso che cerca disperatamente di
attirare l'attenzione di Lo, l'unico straniero a vista (a parte un
paio di africani alla ricerca di un telefono), oppure che
concentratissimo ripara qualche scheda madre di computer, oppure che
guarda annoiato un film al computer. Lo si diverte un sacco a cercare
qualcosa di interessante, ma rimane molto deluso. Ci sono migliaia
(miliardi) di negozi, ma sembrano piu' o meno tutti vendere
esattamente le stesse cose?! Un'intera sezione e' dedicata alle
telecamere di sorveglianza all'infrarosso, un'altra alle stampanti,
ovunque si vendono iphone e telefoni patacca di tutte le dimensioni e
formati. Purtroppo e' chiaro che la qualita' media e' molto bassa e
sono quasi tutte cineserie da quattro soldi. Lo cerca una torcia
potente per Lu, ma niente da fare. Quelle poche che ci sono sono
evidentemente dei carciofi. Viene tentato dai numerosi cattivissimi
laser che promettono (sara' vero?) 100 o addirittura 500 mW di
potenza, ma sono oggetti troppo pericolosi, meglio evitare! Lo
armeggiando con uno quasi si cava un occhio quando il fascio di luce
coerente si riflette contro un vetro e gli arriva ad un centimetro
dall'occhio! Pero' acquista un puntatore laser che ha anche i tastini
per far avanzare la presentazione dal computer. E' chiaro ed evidente
(dai pochi cartellini dei prezzi che ci sono) che i prezzi non sono
quelli corretti e bisogna tirare. Lo subito comprende la tecnica:
bisogna puntare con il dito cio' che interessa e chiedere "how much?"
Chiaramente qualunque suono avrebbe lo stesso effetto. Il negoziante
tira fuori un calcolatore e digita una cifra (sempre
spropositata). Quindi bisogna fare una smorfia di disgusto e digitare
una cifra piu' ragionevole. Se c'e' margine di trattativa si va avanti
finche' si converge, altrimenti addio! Basta passare al bancone
successivo e ripartire. E' incredibile quanto si riesca a comunicare
efficacemente se i due interlocutori si intendono almeno sui numeri.
Comunque uno rimane sempre con il dubbio di essere stato preso in giro
e soprattutto bisogna avere un'idea molto precisa dell'effettivo
valore di cio' che si sta comprando. In effetti il puntatore laser si
smonta in due pezzi distinti la sera stessa, che patacca, ma comunque
la scheda elettronica interna sembra di qualita' e bastera' un po' di
colla a casa per rimetterlo a posto. Lo ha camminato per tutta la
giornata e proviene da un volo intercontinentale dove ha dormito
seduto per 5-6 ore, la stanchezza si sente e decide di rientrare in
albergo. Il gps gli conferma che l'albergo e' a un paio di km di
distanza e Lo decide di andare a piedi per vedere la citta'. In
realta' non c'e' molto da vedere ed il vento lo sega in due. Enormi
palazzi di uffici sono mescolati a condomini dall'apparenza fatiscente
con grosse grate alle finestre. Eppure non sembra che ci sia
criminalita' qui.. Alcuni condomini sono messi un po' meglio con
enormi cancelli automatici guardati da portieri accigliati o
annoiati. L'albergo e' molto bello e la stanza e' accogliente con un
enorme letto con il piumone e pubblicita' di improbabili massaggi che
durano 60, 70, oppure anche 80 minuti: che pizza! Lu, chiamata via
skype, e' di tutt'altro avviso e vuole convincere Lo che deve
assolutamente provare. Invece Lo non si sottoporrebbe a tale tortura
neanche a pagamento! La stanza e' al 15mo piano e si vedono i
grattacieli tutto intorno. Di giorno si vedono perfino le colline in
lontananza. Questa settimana ci andra' di lusso con l'inquinamento,
grazie al tagliente vento riusciamo a sopravvivere egregiamente. E'
buffo che il bagno e' separato dalla stanza da un enorme finestrone:
se uno va in albergo con il partner deve vederlo fare i suoi bisogni e
la doccia? C'e' anche una tenda per isolare il bagno, ma sembra avere
un efficacia limitata. Chissa' se quelli del grattacielo di fronte ti
vedono mentre stai seduto sulla tazza del cesso? Molto buffo! Lo si
riprende un attimo e poi esce alla ricerca di un po' di cibo. Trova
una specie di panetteria giapponese dove acquista i panini giapponesi
che sono leggerissimi e gommosissimi, molto strani ma molto
buoni. Entra in un supermercato per comprare un sugo di frutta e
incontra il suo collega Paolo che e' arrivato con un altro volo. Che
strano sentirsi chiamati per nome in un negozio all'altro capo del
mondo! Siamo tutti e due molto stanchi ormai e rientriamo all'albergo
rapidamente. Il giorno dopo inizia la conferenza ed e' molto
interessante. Alla pausa pranzo, Giulio, l'organizzatore (italiano che
lavora a Tschingua), ci invita a pranzo in quello che evidentemente e'
l'equivalente di un faculty club in un campus americano. Attraversiamo
rapidamente il campus che e' molto bello con un enorme prato e un bel
parco. Giulio spiega che questa universita' era stata creata dagli
americani ed infatti ricorda molto un campus americano. Il ristorante
e' molto elegante e (per fortuna!) il menu' e' corredato di fotografie
dei piatti. Questo e' tipico dei ristoranti cinesi e ci salvera' da
non poche situazioni imbarazzanti. Ad esempio, si puo' evitare di
ordinare un piatto dove una tartaruga bollita e' appoggiata ad una
collina di spaghetti, oppure i piatti di cose fritte e rifritte (l'80%
del menu' di qualunque posto). Giulio, da esperto, ci indica le cose
buone e ci assicura che qui praticamente qualunque cosa e'
ottima. Sara'... Effettivamente sotto la sua guida mangiamo
ottimamente, anche se c'e' decisamente troppa roba. L'idea e' che
ciascuno ordina un piatto, ma poi i piatti vengono messi su un enorme
vassoio di vetro su cuscinetti a sfera al centro del tavolo e tutti
attingono a tutti i piatti ruotando il tavolo con una mano. Un ottimo
modo per provare tutto. Mangiamo a crepapanza: chissa' che dormite
alla sessione pomeridiana! Ciononostante avanzano un sacco di cose che
il previdente Giulio si fa mettere in alcune scatolette. Lo ha sempre
un po' di difficolta' con i bastoncini, ma la fame ha la meglio e
presto agita le bacchette meglio di Riccardo Muti. Alla sera Giulio
invita a casa sua per finire il succulento banchetto il gruppetto di
italiani (Lo, Paolo e Busc) tutti passati per il gruppo di Pavia e per
il collegio Borromeo. La sua casa e' minuscola ma molto
accogliente. Ci spiega che lui affitta la casa nel campus
dall'universita' a prezzi agevolati, ma ha dovuto ristrutturare
completamente l'appartamento a sue spese. Ogni volta che un inquilino
se ne va, gli operai incaricati di ripulire la casa la 'ripuliscono'
per davvero, portando via i lavandini, il gabinetto, le mattonelle e
perfino l'impianto elettrico. Giulio e' un ottimo pianista e ci mostra
orgoglioso il suo pianoforte nuovo. Purtroppo dice che non ha mai
tempo di suonarlo perche' lavora 7 giorni alla settimana. Sembra pero'
che la cosa non gli pesi piu' di tanto, sara'. Confessa di non essere
ancora stato ne' alla citta' proibita ne' alla muraglia anche se sono
entrambe cose che si possono visitare in mezza giornata... Non ha
neanche ancora avuto il tempo di imparare il cinese e Amy (la sua
moglie cinese) ha tapezzato la casa di cartelli con i fonemi che
servono a svolgere le varie funzioni. Giulio ci dice orgoglioso che e'
anche riuscito a ordinare l'acqua per telefono un paio di volte, ma
poi ha clamorosamente fallito l'ultima volta quando il suo
interlocutore ha ribattuto con qualche indecifrabile domanda in
cinese. In universita' si usa solo l'inglese anzi il "cinglese",
povero Giulio. Ci racconta che i ragazzi dell'universita' sono
selezionatissimi (a partire dall'asilo!) e quindi sono delle macchine
per risolvere i problemi, ma non sono particolarmente bravi a svolgere
attivita' creative e sono incapaci di mettere per scritto un
concetto. Quindi lui deve occuparsi di persona di scrivere tutti gli
articoli del suo gruppo. Dice che quando in un esame ha provato ad
assegnare un esercizio in cui bisognava ragionare un po' rispetto a
quanto fatto in classe, e' successa una strage e tutti gli studenti si
sono lamentati. I professori sono continuamente giudicati in base al
feedback degli studenti, che e' utile ma solo se fatto cum grano
salis, perche' chiaramente gli studenti non sono in grado di decidere
se un insegnante ha presentato il materiale nel modo migliore o
meno. Sembra un sistema educativo abbastanza allucinante e sicuramente
molto poco efficace nell'identificare e premiare gli studenti
migliori. La serata e' molto piacevole ed e' passata a sparare
cavolate come se fossimo tutti ancora in collegio. C'e' anche un
veneto che lavora alla Peking university e si deve sorbire tutti i
nostri aneddoti. Molto divertente. Il resto della settimana scorre
tranquillo alla conferenza. Come spesso succede a questi piccoli
workshops, si crea un clima di familiarita' tra i pochi congressisti
che favorisce molto lo scambio di idee. Per la cena sociale, andiamo
ad un ristorante a mangiare la famosa anatra alla pechinese. L'anatra
non e' particolarmente memorabile, ma nuovamente mangiamo un sacco di
cose buone disposte sul tavolo rotante. I fisici si divertono a farlo
ruotare proprio mentre qualcuno sta cercando di pescare qualcosa di
particolarmente scivoloso con le bacchette. Arriva anche il piatto
preferito del chairman Mao: dei cubi di grassissimo maiale cotti in un
indecifrabile zuppa marrone-nera, probabilmente a base di strutto
fritto. Lo non ha il coraggio di provare il porco cubettato, per
quanto famoso, mentre gli altri conferenzieri si leccano i
baffi. Inaspettatamente la conferenza offre anche un evento
sociale. Il luminare di Oxford, Bob, ha un passato da rockettaro e ha
deciso di spolverare la chitarra elettrica e ha organizzato una serata
in un localino alternativo (il "club 13") gestito da un dissidente
mongolo che e' a pochi passi dall'albergo. Bob e' un professore a
Oxford, ma gira coperto di tatuaggi, anelli, orecchini e borchie,
vestito di pelle nera o maglie di rete. Ci preannuncia orgoglioso una
serata di rock alternativo del gruppo "Black Tish" aka
"Prof. Bob". Tutti i conferenzieri, compreso l'ultraconservativo
professore giapponese Masanao, si dirigono al locale incuriositi dal
binomio dissidente mongolo-rockettaro oxfordiano. Si entra in questo
fumoso locale dalle luci soffuse con un enorme stanza dominata da un
palco per musica dal vivo. A Lo ricorda un po' lo "Spazio Musica" di
Pavia di vent'anni prima. Subito agguantiamo una birra cinese
sorprendentemente bevibile, ma in un angolo ci occhieggia un calcino e
i fisici non si fanno pregare: scatta immediatamente una sfida tra
fisici vocianti e astanti mongoli. Naturalmente si riesce a comunicare
solo a grugniti, risate e imprecazioni, ma ci divertiamo tutti un
sacco. Gli italiani sono un po' svantaggiati dal fatto che i giocatori
sono disposti in modo stranissimo: ci sono perfino due portieri, ma
che razza di calcino e' mai questo!? Ciononostante si difendono
egregiamente e Giulio e' imbattibile: sara' la destrezza del pianista?
Ecco i primi arpeggi: Bob e' sul palco! Il concerto e' breve ma molto
divertente. La musica e' stranissima, "rock dadaista" lo definisce
Giulio. In alcuni punti ricorda un misto tra Pink Floyd e Datura, in
altri e' qualcosa di completamente alieno. Il dissidente mongolo
gestisce abilmente le luci e la macchina del fumo e l'effetto e' molto
bello. Bravo Prof. Bob! Qualche giorno dopo, la conferenza termina con
un sontuoso invito a cena da parte di Giulio ed Amy, che offrono ad
alcuni di noi un trattamento da ospiti di super-riguardo. Andiamo ad
un ristorante elegantissimo dove all'ingresso siamo accolti da una
statua alta tre metri e larga quattro di un buddha d'oro
ciccionissimo. Lo e' preoccupatissimo e teme di uscire dal ristorante
con una panza delle stesse dimensioni. La cena e' spettacolare e
assistiamo ad Amy che con grandissima confidenza dirige la schiera di
camerieri e di cuochi come fosse un direttore d'orchestra. Mangiamo
cose buonissime e, stavolta, neanche troppo pesanti. C'e' perfino la
medusa, che non sa praticamente di niente ed ha la consistenza di
nervi. E' molto buona e Lo fa ruotare il tavolo e ne prende piu'
volte. Un piatto di "spinaci" risulta invece essere di alghe bollite,
sorprendentemente ottime. Se uno sceglie con attenzione evitando il
porco cubificato e le cose troppo fritte, si mangia veramente bene e
leggeri: pesce e un sacco di verdure. Anche qui c'e' l'ormai
tradizionale piatto ruotante. Giulio ed Amy ci offrono una serata
veramente memorabile: grazie! Sono una coppia molto affiatata ed e'
buffo come reagiscono al clash culturale: Giulio con la sua ironia
sottointesa e il suo sorrisetto furbo, Amy con un imperturbabile e
atipico aplomb cinese con cui fa finta di ignorare le ironiche
pungolature di Giulio. Il giorno dopo Lo ha deciso di visitare la
citta' proibita e si dirige in metropolitana a piazza Tienamen. Per
entrare nella piazza deve passare ben due controlli di sicurezza con
tanto di metal detector e schiere di soldati sull'attenti. Anche qui i
controlli sono abbastanza nominali, ma lo scopo sara' probabilmente
piu' intimidatorio che di vero e proprio controllo di sicurezza? La
citta' proibita inizia con un primo portale immenso capeggiato da una
gigantografia del chairman Mao. Lo riconosce le scene che si vedono
nei film: "la citta' proibita" di Yang Zhimou o "l'ultimo imperatore"
di Bertolucci. La scenografia del luogo e' accuratamente studiata per
instillare rispetto e ammirazione nel visitatore che deve attraversare
continuamente sontuosi portali che affacciano su enormi
piazzali. Portalepiazzaleportalepiazzale avanti all'infinito: sembra
quasi una presa in giro e, ad un certo punto, a Lo sembra di essere
finito in uno degli universi con condizioni periodiche al contorno
tipici di alcune soluzioni della relativita' generale: giurerei di
aver gia' visto questo portalepiazzale, eppure qualche dettaglio fa
capire che in realta' e' uno nuovo. I portali sono molto eleganti e
bordeggiati da enormi statue di pietra o di rame. Sembra che il
palazzo si sia conservato molto bene nonostante la
rivoluzione. Chissa' se e' stato ricostruito? Il secondo o terzo
piazzale contiene una schiera di eleganti ponti che attraversano un
canale ghiacciato. Ogni portale e' rialzato rispetto al piano del
piazzale e si sale e scende con eleganti scaloni. Alcuni hanno dei
bassorilievi a terra che costeggiano le scale e che rappresentano
lunghissimi draghi intrecciati. Molto molto elegante. Ovunque sono
sparsi enormi pentoloni di ferro o rame che sembrano usciti da una
barzelletta con i cannibali, ma servivano per contenere l'acqua contro
gli incendi. In effetti tutti gli edifici sono in legno. Si arriva
alla fine alla sala del trono dell'imperatore. Davanti c'e' una
clessidra da una parte e l'unita' ufficiale di volume dall'altra (e'
una scatola di rame su un piedistallo di pietra). Al fisico Lo
sembrano indicare che l'imperatore regna pure sullo spazio e sul
tempo. Chissa' se questa era la ragione per cui erano stati messi qui?
la clessidra e' un cerchio di pietra (parallelo all'equatore) infilato
da uno spiedino di ferro che trapassa il cerchio da parte a parte e
segna le ore e probabilmente anche le stagioni. La gente si accalca
davanti all'imperatore e cerca di scattare una foto al trono con i
telefoni cellulari. Chissa' se qualche imperatore si sarebbe mai
immaginato una caotica scena del genere. I film li fanno sempre vedere
in ieratiche cerimonie dalla serissima e rigidissima coreografia. Che
contrasto con queste schiere di puzzolenti (tanto!) e vocianti
turisti! Lo visita anche i giardini delle concubine e
dell'imperatrice. Molto eleganti anch'essi. C'e' una parete con dei
bellissimi draghi in ceramica coloratissimi. In una sala ci sono una
serie di sigilli imperiali, dei mostri di pietra buffissimi che
sembrano usciti dai cartoni animati. Evidentemente erano delle specie
di timbri in pietra che venivano intinti nell'inchiostro e appoggiati
ai papiri ufficiali. Un drago con i baffi e' chiaramente quello che
appare nel cartone di Mulan della Disney. In una teca appaiono delle
enormi zanne di elefante che saranno lunghe due metri o forse piu'. Si
incontrano altre clessidre, ma anche una enorme collezione di
pacchianissimi orologi, quasi tutti di fabbricazione
occidentale. Venivano considerati oggetti di pregio da regalare
all'imperatore. Certo che presentarli come oggetti topici a cui viene
data piu' importanza che ai pregiatissimi manufatti locali da' un po'
un'idea di soggezione culturale nei confronti
dell'occidente. Sicuramente l'occidente aveva (ha?) una tecnologia
piu' avanzata, ma in un luogo cosi' uno si aspetterebbe una maggiore
celebrazione dei pregevoli manufatti locali e della antichissima
cultura cinese, piuttosto che una celebrazione di pacchianissimi
orologi dorati occidentali ottocenteschi. Non si vede neanche uno dei
famosi vasi di porcellana Ming qui, che strano, eppure la dinastia
Ming ha regnato qui per secoli. Il palazzo e' infinito ed e' veramente
labirintico. Lo si perde ripetutamente e gira per le corti
consumandosi le scarpe fino al ginocchio. Sembra una specie di
villaggio con portali che separano le varie sezioni del palazzo. In un
angolo si vede anche un enorme cerchio di giada che appare anche nel
film di Bertolucci. Chissa' che cosa rappresenta? Una sezione del
palazzo contiene le foto e la storia dell'ultimo imperatore,
rappresentato in quel film. C'e' anche la sua stanza da pranzo ancora
apparecchiata e il suo pianoforte. Sono buffi i letti a baldacchino,
probabilmente d'inverno doveva fare freddo anche nel palazzo. C'e'
un'intera sezione fatta a giardino, ma non ci sono prati, solo
contorti e antichi alberi circondati da camminamenti, stagni e
fontane. La visita e' finita, e Lo cerca di uscire, ma non e' banale e
Lo deve farsi un paio di km in piu' perche' sbaglia clamorosamente
strada. Pero' ne approfitta per costeggiare l'enorme fossato, ora
gelato, e la passeggiata vale la pena nonostante i piedi ormai
doloranti. Rientra a piazza Tienamen e di nuovo passa il controllo di
sicurezza. La piazza e' sterminata. In centro troneggia il mausoleo di
Mao (o forse il maOsoleo? Ahaha!) Con grande costernazione di Lo, il
mausoleo e' chiuso e lui non puo' rendere omaggio alla mummia. E'
aperto solo alla mattina, che strano, sembra che ai cinesi interessino
piu' i miti del loro passato che quelli del loro presente: la citta'
proibita e' invece aperta tutto il giorno. Lo si accontenta di
guardare le sculture in puro stile comunista che bordeggiano il
bruttissimo mausoleo che e' una specie di incrocio tra una pagoda, un
bunker anticarro e un palazzo neoclassico in stile sovietico. Le
sculture invece sono quasi toccanti e rappresentano molto bene
l'utopia comunista, dove lavoratori di tutti i tipi con tratti
chiaramente orientali volgono uno sguardo speranzoso e orgoglioso
verso il futuro all'orizzonte. L'artista deve essersi reso conto che
cosi' facendo, le statue volgono le spalle al chairman Mao, e quindi
in fondo alla fila di lavoratori, ce n'e' anche qualcuno che guarda
indietro verso l'inguardabile mausoleo. In mezzo alla piazza c'e'
anche un'enorme colonna che e' un monumento agli eroi del
comunismo. E' buffo che le uniche cose leggibili sul cartello ai suoi
piedi sono le date e sono tutte secondo il calendario cristiano. E'
una cosa che ha colpito Lo gia' altrove (ad esempio in Israele): che
l'unica cosa leggibile su documenti ufficiali e monumenti siano le
date e che siano tutte secondo l'era cristiana anche per popoli che
non hanno niente a che vedere con la cultura cristiana... Lo gira per
la piazza e ammira l'imponente portale che dominava le antiche mure
cittadine. Veramente elegante. La piazza e' circondata di palazzoni
sovietici: uno e' il museo della Cina, con un enorme drappo rosso e
stella gialla sul tetto. Quello di fronte deve essere un palazzo
governativo. Sara' il politburo cinese? E' ormai ora di tornare
indietro: chissa' se c'e' tempo per visitare anche il summer palace
alla periferia? Prima pero' Lo vuole tornare a vedere una curiosa
struttura che aveva intravisto all'andata. E' un'enorme semisfera
adagiata in mezzo ad uno stagno che la circonda completamente, di modo
che guardando il riflesso sembra di vedere una enorme palla sospesa in
cielo come le sfere surrealiste di Magritte. La sfera e' solcata da un
enorme finestrone che la taglia in due a simboleggiare lo Ying e
Yiang, evidentemente. Sembra una struttura molto elegante. Non ci
vuole molto per capire che e' un teatro. Lo, incuriosito, fa tutto il
giro per cercare di visitarlo, ma lo stagno circonda interamente
l'edificio. Per entrare, bisogna passare SOTTO allo stagno! Lo
acquista il biglietto per la visita ed entra. C'e' un lucernario che
illumina l'atrio facendo passare la luce attraverso lo stagno:
guardando in alto si vede la palla incombente attraverso le onde da
sotto! Un effetto scenografico veramente notevole. La semisfera e'
enorme e ci sono ben due teatri, un teatro di opera e una sala
concerti. Il finestrone sul tetto della sfera e' fatto di
un'elegantissima struttura geodesica a triangoli e il resto della
sfera e' coperto da dentro di parquet. Ovunque occhieggiano opere
d'arte, alcune molto buffe, altre molto suggestive. Un artista greco
ha costruito un incrocio tra una barca a remi a grandezza naturale e
uno strumento a corda: come a dire che la musica naviga verso tutto il
mondo. Molto bello. Un'altra opera d'arte e' una filiforme modella
stile Modigliani con delle improbabili enormi corna di bue americano
d'oro che le spuntano dalla testa. C'e' anche una scultura interattiva
dove dei grandi schermi presentano dei ballerini con faccia annoiata e
imbronciata, ma se uno si mette a ballare davanti, i ballerini
iniziano a ballare freneticamente elegantissimi con espressione
estasiata. Una minuscola bimba si diverte un sacco ad aspettare che i
ballerini si annoino per poi iniziare ad agitarsi davanti agli
schermi, uno per volta, e a fare prendere vita ai ballerini saltando
come una pazza e ridendo sonoramente. Presa dalla foga, la bimba salta
a pie' pari sul dolorantissimo callo del mignolo sinistro del piede di
Lo che si stava gustando la scena in mezzo ad una cascata di scuse
della vergognosissima madre. Ci sono anche dei piccoli "presepi" che
rappresentano le principali opere presentate al teatro in passato:
colpisce che sono tutte opere occidentali: la Carmen, la Boheme, il
lago dei cigni, etc. I cartelloni indicano che ora e' in scena l'Aida
naturalmente. All'uscita, un cartello indica il parcheggio delle auto,
un altro la metropolitana ed un altro indica il parcheggio delle bici!
La semisfera Ying Yiang (che qualcuno dira' a Lo che e' stata
incerimoniosamente battezzata "il fagiolo") e' veramente molto
elegante e fa da giusto contraltare moderno alla citta' proibita: la
cina antica e quella moderna, che contrasto! Ormai e' troppo tardi per
visitare il summer palace, ma la visita alla semisfera e' valsa
sicuramente la pena. Veramente una struttura visionaria ed
elegantissima. Lo fa un salto in banca a cambiare i soldi, stavolta
fila tutto liscio e c'e' anche tempo per un ultimo giro nei negozietti
di elettronica. All'albergo Lo aspetta la macchina per l'aereoporto,
ma ecco l'instancabile Giulio (con elegante mascherina antismog con
un'improbabile decorazione tartan scozzese) che e' appena tornato
dalla cena con alcuni conferenzieri e sta organizzando una delegazione
per una birra al localino del dissidente mongolo: perche' no?
Un'ultima birra al volo per salutare Pechino prima del rientro in
Italia!