Lo nel Caucaso
16 Agosto-4 Settembre 2019
Foto
Perche' mi piace viaggiare in bici
traccia GPS in formato kml (per
googleearth).
Diario
Lo come al solito si e' ridotto all'ultimo momento, ma
quest'anno non ha neanche idea di dove andare. Alla fine, basandosi
sulle previsioni a lungo termine, decide (con un anticipo di ben quasi
due settimane) di andare in Georgia. Detto fatto:Wizzair, compagnia
low cost, tutto perfetto e Lo si dirige a Kutaisi dove il b&b (12
euro) si offre di venirlo a prendere all'aereoporto (30km) all'1 di
notte, inclusa la bici per ben 10 euro. Fantastico, che servizio!
Purtroppo all'arrivo a Kutaisi piove a dirotto. Lo raccoglie il
bagaglio (c'e' tutto!!) e si avvia verso l'uscita in un putiferio di
gente umidiccia e vociante. Non e' come in India, ma quasi! Il "taxi"
e' una delle scassatissime mercedes enormi che girano per la Georgia,
con 460mila km sul contachilometri. La bici viene caricata
incerimoniosamente sul tetto e legata con un pezzo di spago. Lo si
dispera un po':se non cadra' dalla macchina, sicuramente lo scatolone
si distruggera'... Come faremo per il ritorno? Un problema alla volta!
La mattina dopo non piove e Lo demolisce l'abbondante colazione a base
di frittata con wurstel (Arg!) in un gazebo in giardino in compagnia
dell'autista georgiano di una simpatica famiglia. Come (quasi) tutti i
georgiani, non parla una parola di inglese, ma ci si intende. Sotto lo
sguardo incuriosito dei bambini e di Lo, tira fuori una scatoletta di
fiammiferi e inizia a riempirla di colla istantanea. Che sta facendo?
Ad un certo punto dalla scatola spunta un povero scorpione nero tra le
grida della bimbetta e l'autista lo risbatte nella scatola prendendolo
a mazzate con un affilato coltello. Che morte orribile attende il
povero scorpione, perche'? Forse vuole creare un macabro souvenir per
i bambini? Mah. Lo mette a punto il viaggio: spesa per i viveri, sim
card, benzina per il fornello e cambio valuta. Lo cambia 250 euro e
dopo quasi 20 giorni, ne avanzeranno anche, certo che la Georgia e'
proprio economica! Gira un po' per Kutaisi che sembra una citta'
sovietica, molto diversa dalla vibrante Tbilisi che Lo aveva visitato
qualche anno fa. Finalmente la bici e' sotto il sedere e si parte,
sotto lo sguardo dubbioso del gentile proprietario del b&b. Infatti
dopo 200 metri (200!) inizia a diluviare e Lo si ferma sotto il
provvidenziale telone di un negozietto. Tira fuori il gore-tex, ma poi
decide che non ne vale la pena, acquista un dolce per togliersi dalla
bocca il retrogusto di wurstel e aspetta paziente. Per fortuna smette
presto e si puo' uscire da Kutaisi attraversando un quartiere popolare
dove vecchi grigi casermoni sovietici sono contornati da verdi
giardini popolati da coloratissimi bambini. Subito si e' in mezzo ad
un bosco e Lo incontra una coppia di ciclisti belgi che sono partiti
da una settimana da Tbilisi e sembrano contenti. La strada diventa
presto una stradina e Lo si trova a costeggiare un fiume attraversando
piccoli paeselli di contadini. Ci sono piu' porcelli (chiaramente non
sono mussulmani qui) e mucche che automobili. La campagna ricorda un
po' la campagna polacca, ma ben presto si inizia a salire. Il traffico
e' quasi inesistente, ma la pedalata non e' molto gradevole perche' e'
troppo umido. Improvvisamente inizia a piovere e poi a diluviare. Lo
si ritrova completamente fradicio:il suo fedele gore-tex Arcteryx ha
finalmente tirato le quoia dopo anni di fedele servizio, oppure e'
troppo umido e Lo suda troppo? Lo si ferma in un albergo di superlusso
provvidenziale a riparsi, ma purtroppo hanno finito le stanze. L'unica
opzione su booking e' un pacco clamoroso: l'indirizzo e' sbagliato e
il nome e' sbagliato (evidentemente quelli corretti erano stati
bloccati da booking). Quando Lo trova il posto (finalmente) e'
completamente fradicio e in urgente bisogno di una doccia. La signora
si indispettisce visibilmente per una richiesta cosi' fuori luogo, ma
alla fine porta Lo nella casa del vicino e gli mostra un fetido bagno
raccomandandosi che Lo faccia una sola doccia, non si aspetti di farne
di piu'. Il letto ha solo una coperta umidiccia sul materasso, non ci
sono lenzuola, Lo forse non ne possiede? La signora e' molto
stupita. Lo si prepara una mesta cena in un angoletto su una panca
(non c'e' neanche il tavolo) e osserva i bimbi che si divertono
guardando youtube georgiano da un vecchio portatile. La signora
orgogliosa indica i suoi figli. Chi e' piu' ricco tra Lo e la signora?
L'occidentale Lo con i soldi che gli escono dal naso che pretende
doccia e, addirittura, le lenzuola, oppure la signora che vive nella
catapecchia cadente ma circondata dai suoi bellissimi bimbi? La
risposta e' evidente e Lo si toglie la sua spocchia, sorride ai bimbi,
e gli offre il suo pacco dei biscotti. La mamma inizia a fare
complimenti ma la bimbetta e' cosi' felice alla vista dei biscotti che
la mamma non puo' fare a meno di accettarli. Indirettamente questo
serve a conquistare la signora che sputa un paio di lenzuoli umidicci,
ma puliti. Che Lo si arrangi a farsi il letto da solo. Il giorno dopo
si scoprira' che le lenzuola hanno fatto lievitare il prezzo del
pernottamento di 2/3, ma non importa, almeno si e' dormito in un letto
pulito e (ragionevolmente) asciutto. Lo si addormenta cullato dalle
urla dei bimbi che sembrano voler demolire la catapecchia che gia'
sembra sull'orlo dell'implosione. Per fortuna il giorno dopo non piove
piu' e Lo puo' ripartire. L'asfalto finisce subito e Lo si trova a
pedalare su un infinito sterrato che si inerpica in sperdute vallate
piene di boschi sotto un bellissimo cielo azzurro attraversato da
cotonose nuvole. Purtroppo l'umidita' e' al 200% per via della pioggia
del giorno prima: nuvole di vapore si sollevano dalla strada e dagli
alberi e la bici si corrode visibilmente per i torrenti di sudore di
Lo che scorrono sui suoi fianchi. Lo si trova presto a pedalare in una
nuvola. Una famiglia di russi in fuoristrada si ferma preoccupata a
chiedere se Lo ha bisogno di qualcosa. A parte una spiaggia caraibica
e una sedia a sdraio? No, non serve altro grazie. Si raggiunge alla
fine il primo passo che ricorda un po' un panorama appenninico, simile
a Castelluccio: verdi prati senza alberi ne' arbusti intervallati da
bianche rocce. Lo aspira il contenuto della sua bottiglia da una
narice e riparte faticosamente. Per fortuna qualche cespuglio di
lamponi maturi allieta la pedalata nel grigio delle nuvole. Il secondo
passo e' allietato da un gelido vento che spinge le nuvole in faccia a
Lo, fradicio di sudore. Che clima gradevole, che simpatica pedalata!
Per fortuna si scende in fretta e la temperatura sale. Lo decide di
fermarsi presto perche' teme di trovarsi in un nuovo diluvio e vuole
evitare un'altra catapecchia. Ad un tornante della strada, intuisce un
posto in piano e si infila tra gli alberi. La tenda e' presto
montata. Appena in tempo: iniziano enormi goccioloni che si tramutano
presto in un diluvio torrenziale temporalesco. Lo se lo gode al
calduccio del suo sacco a pelo, leggendo il suo libro. Ma quanto e'
rilassante stare in tenda sotto la pioggia? Certo bisogna che la tenga
regga, e Lo controlla periodicamente, ma non entra neanche una goccia
del diluvio esterno! La mattina c'e' un bel sole, ma ci vuole un bel
po' prima che si asciughi la tenda, anche se Lo l'aveva montata in
modo che massimizzasse il sole all'alba. Il giorno dopo si scende
decisamente a valle e Lo ha la conferma che il tragitto che sta
seguendo, scaricato da
Internet , e' stato tracciato da un patetico
demente. Il tragitto di oggi riserva una bella sorpresa a Lo che l'ha
guardato solo sulla cartina senza curve di livello. Si arriva ad un
paesino e improvvisamente la traccia devia in una stradina di campagna
infame dove Lo deve spingere in mezzo al fango aromatizzato da cacca
di mucca. Poi si riallaccia all'asfalto. Boh? Un taxi si affianca a Lo
e dal sedile posteriore un raro georgiano che parla inglese
(evidentemente raccolto apposta) si da' da fare a spiegare che Lo ha
sbagliato strada e che quella strada non porta da nessuna parte. Lo
controlla sul navigatore GPS e sul telefono ed entrambi confermano
inequivocabilmente che Lo sta seguendo la traccia. Il tassista lancia
un'imprecazione e se ne va. Per una volta gli autoctoni hanno ragione:
la strada degenera sempre di piu' finche' Lo si trova a spingere la
bici nel fango sotto il sole a spacco con 35 gradi bestemmiando contro
il deficiente che ha tracciato il percorso. Si sale in mezzo al nulla
per 500 metri per poi scendere nuovamente pochi km di comodo asfalto
dal punto di partenza. Che motivo c'era per questa imprescindibile
deviazione?!? E' vero, siamo passati per uno speduto villaggio di
contadini, ma e' identico agli altri 10 alla 20 villaggi di contadini
che si attraverseranno. Vabbe', Lo si ripromette di fare piu'
attenzione al tragitto e si consola con un'osservazione folkloristica:
nello sperduto paese ovviamente non c'e' la banca, allora una
intraprendente banca georgiana ne ha attrezzata una su un furgone che
gira per i paesi. I contadini fanno la fila davanti ad uno sportello
bancario ricavato sulla fiancata del furgone, dove occhieggia la
commessa davanti al suo terminale. In fondo alla ripida discesa si
arriva ad Akhaltsikhe, dove torreggia un imponente castello con una
moschea. Lo si ferma incuriosito, ma viene rimbalzato da un commesso
poco gentile. Questa e' l'uscita, bisogna entrare dall'altra
parte. C'e' una discesa verticale e a Lo passa decisamente la voglia
di visitare il castello, anche perche' e' ancora traumatizzato dalla
deviazione demenziale sotto il sole trapanante e sta delicatamente
morendo di fame. Si dirige quindi verso il centro e si ferma ad un
ristorante che ha i tavolini all'aperto. Non e' tanto per tenere
sott'occhio la bici (la Georgia sembra un paese molto sicuro), quanto
per considerazione verso le papille olfattive degli altri avventori:
Lo e' abbastanza fetido ormai. Si spancia con Kinkhali (dei dumpling
ripieni di carne, tipici della Georgia), ottimo Kebab e una mega
insalatona di cetrioli e pomodori (che sanno di pomodoro). Mangia a
crepapanza e riesce quasi a spendere ben 6 euro, incluso un litro di
sugo di frutta per pasteggiare. Si riparte nuovamente in
salita. Inizialmente la strada e' dignitosa e poco trafficata, ma
improvvisamente la traccia devia verso una sterrata infame che si
inerpica verticale. Lo e' titubante, ma alla fine decide di seguire la
traccia. Si trova presto a spingere su un tragitto da 4x4 che sale
impunemente verso il nirvana, l'iperuranio o qualche altro lido in
alto nei cieli. Le uniche due macchine incontrate sono degli
scassatissimi fuoristrada Lada e un camion sovietico carico di
fieno. Lo scopre che i cadenti camion sovietici sono in realta' in
grado di andare ovunque, anche se spesso devono fermarsi per
raffreddare il radiatore. Lo continua imperterrito e raggiunge un
paesino totalmente sperduto dove c''e' piu' cacca di mucca che
fango. In un angoletto c'e' una misera chiesetta con un minuscolo
campanile e Lo la visita con reverenza. Se proprio esiste un Dio, lo
si trova piu' facilmente in un posto simile che nelle sfarzosissime
chiese veneziane o romane... Accade l'avventura del dito mozzato: Lo
e' talmente stremato dallo spingere la bici sulla carrareccia infame
che decide di riprendersi con un bel tocco di parmigiano, che, si sa,
e' un toccasana per queste situazioni. Purtroppo l'affilatissimo
coltellino svizzero non si ferma sul parmigiano ma tronca con vigore
fino all'osso il pollice della mano sinistra di Lo che lancia
parmigiano da una parte, coltello dall'altra e inizia a imprecare come
un ossesso (e' scientificamente provato che le bestemmie abbassano la
soglia del dolore). Il sangue zampilla allegramente con una bella nota
di colore in mezzo al grigiume del versante. Lo riesce a tamponarsi
sacrificando l'unico fazzoletto pulito, legandoselo stretto con il
nastro isolante. Che guaio, come si fa? I contadini che tagliano
l'erba poco distante non possono aiutare molto e indicano una fattoria
perduta nel nulla "poco" lontano. Lo, seguendo l'infame traccia gps,
deve fare un giro labirintico in mezzo ai campi, ma dopo aver
trascinato la bici in mezzo ai rovi per 20 minuti, si accorge che
effettivamente la traccia passa a pochi metri dalla fattoria che
sarebbe stata raggiungibile con una comoda strada nei campi
(Grrrrr!). Lo chiede a gesti di potersi lavare nella fontana, ma
quando il ragazzo della fattoria vede la profondita' della ferita,
accompagna Lo dalle signore nella casa che lo disinfettano e lo
bendano con perizia. Si vede che sono ben abituate a queste piccole
emergenze. Lo e' salvo! Cerca di dare loro dei aoldi (il loro aiuto e'
stato provvidenziale), ma loro rifiutano sdegnate. Che gentili!!
Ripresosi un po', Lo riparte seguendo la traccia infame, ma per
fortuna ora non ci sono piu' sorprese e questa segue uno sterrato
quasi dignitoso. Ora inizia la parte piu' bella di questo tratto: si
vede che siamo su un'altipiano tagliato da un enorme canyon diretto in
Turchia, sul cui fondo transita la strada principale. L'altipiano e'
senza neanche un albero, con enormi prati verdissimi solcati da
torrenti. Qualche sperdutissima fattoria "popola" la zona. Lo si ferma
in mezzo ad un prato in un enorme anfiteatro di svariati km e decide
di dormire all'addiaccio: sembra ben secco. Moster viene contattata
via whatsapp e da' preziosi consigli a Lo per sopravvivere alla sua
ferita: "Mi raccomando di tenerla pulita" (mmm si', certo) "e di
riposarti" (come no?!?). Il paziente non paziente di Moster dalla
Georgia... che bello poter contare su una sorella medico che ti puo'
salvare. Mentre avviene lo scambio via whatsapp, arriva un cowboy
dalla lontana fattoria a cavallo di un magnifico baio senza sella. Ha
detto che aveva visto qualcosa di strano ed era venuto ad
investigare. Moster suggerisce di fare finta di essere un cespuglio,
ma Lo puzza troppo. Il cowboy cerca di fare capire a Lo che ha perso
qualcosa (un montone, un mulo?) ma nonostante stranamente parli
qualche parola in inglese, Lo non riesce a capire cosa abbia
perso. Qualcosa con le corna oppure le orecchie, visto che il cowboy
fa ampi gesti con le dita a fianco alla testa. Forse stavolta la colpa
e' di Lo: come diavolo si dice montone in inglese?!? La notte e'
spettacolare e Lo si gode un meritato riposo dal calduccio del sacco a
pelo guardando di quando in quando la via lattea che gli ruota sulla
testa, solcata da numerose stelle cadenti. Il giorno dopo il campo e'
presto smontato e la bici caricata, ma la tragedia colpisce: gomma a
terra. Come e' possibile con le fasce in kevlar? E' un foro piccolo e
sono quelli piu' difficili da trovare. Per fortuna, c'e' un ruscello
poco distante e Lo, dopo aver smontato la camera d'aria la immerge
incerimoniosamente, trovando un minuscolo forellino appena sopra al
segno della fascia in kevlar. Considerato che ha trascinato la bici
attraversando un paio di anni luce di rovi il giorno prima, questo e'
il minimo che poteva capitare. Presto il foro e' riparato e Lo puo'
ripartire. Si spende piu' tempo a cercare (inutilmente) il tappo della
camera d'aria perduto nel prato che per tutto il resto della
riparazione. Speriamo che la valvola regga senza tappo! Magari per il
futuro sarebbe il caso di portare i ben 2 grammi di tappo di
ricambio. Lo rinuncia alla ricerca e controlla che la valvola non
perda infilando la bici nel torrente.. Certo e' impossibile smontare e
rimontare la camera d'aria con una sola mano e i copertoni sono ben
incrostati di cacca di mucca. Cosa ha detto Moster? Tenere pulita la
ferita? Mmmmm.... Ormai Lo sente la setticemia incalzare e la cancrena
suppurante e purulenta e' arrivata alla spalla. Lo riprende a pedalare
e incrocia un cicloturista che sta percorrendo lo stesso tragitto in
direzione contraria. Siamo entrambi talmente stupiti di incrociare
un'altra persona in un ambiente cosi' surreale che nessuno dei due si
ferma purtroppo e si perde l'occasione di fare amicizia. La strada
inizia a scendere verticalmente e Lo e' terrorizzato che i suoi freni
si surriscaldino e facciano esplodere la camera d'aria. Cosi' si trova
a fermarsi spesso e a spingere la bici anche in discesa. Che strada
infame! Finalmente si arriva all'asfalto e in breve si giunge a
Vardzia, un antichissimo monastero scavato in una falesia di
calcalre. Lo visita incuriosito questo stranissimo luogo di
culto. Centinaia di stanze sono state scavate a picconate nella roccia
e sono collegate da lunghissimi cunicoli in mezzo alla montagna con
comodi scalini. La chiesa e' spettacolare, con antichissimi affreschi
molto belli. Pare che contengano alcune delle prime evidenze dello
stranissimo e totalmente incomprensibile alfabeto georgiano. E' una
tipica chiesa georgiana dove le donne devono mettersi il velo in testa
e gli uomini devono togliersi il cappello. Non si puo' vedere l'altare
chiuso da un colorato cancello di legno. Fuori la temperatura e'
cresciuta al livello di una quasar e Lo si gode il freschetto dei
cunicoli, cercando notizie del monastero su wikipedia (visto che i
cartelli in georgiano non sono molto utili). E' pieno di Italiani e Lo
scopre che e' una comitiva di camperisti venuti con una carovana di
carrozzoni dall'Italia. Lo pietisce una benda di ricambio da una
attempata coppia molto gentile. Meno male, perche' la bendatura delle
contadine e' ormai fetida e pezzi di carne putrefatta vengono via
assieme alle bende. Lo ha visto un bel ristorante "turistico" lungo il
fiume poco distante e si rifocilla rimpinzandosi come un panettone
farcito. Si capisce che si e' ben fuori dai circuiti turistici quando
il ristorante "turistico" e' quello migliore della zona! Un
cicloturista belga si ferma anche lui e si siede al tavolo di Lo. Lo
fa conoscenza del cicloturista "carta di credito", quelli che
viaggiano con biciclette spettacolari e senza bagagli. Ha una bici con
il famoso cambio Rorloff, tanto diffuso tra i viaggiatori seri e ha
una cinghia di trasmissione al posto della catena. Dice di essere
partito 6 mesi prima dal Belgio e di volere arrivare fino a Baku. Fa
il consulente e lavora e viaggia ad anni alterni. Che vita miserrima!
Lo riprende il giro che ora richiede una salita di parecchie centinaia
di metri di dislivello sull'altro versante del canyon. La temperatura
sale al terakelvin e Lo si dispera, ma come, sono venuto in Georgia
apposta per evitare il caldo. La massima (massima!) in questa zona
oggi non doveva superare i 31 gradi, perche' ci sono qui 36 gradi
all'ombra?!? La strada nel frattempo e' di nuovo diventata sterrata,
ma almeno qui e' percorribile. Ad una curva, Lo vede una
provvidenziale fontana da cui esce un enorme getto di acqua gelata da
un bocchettone di 20 cm di diametro. Gli scarponi vengono sfilati per
effettto tunnel in un nanosecondo e Lo si getta nel getto. Dopo una
decina di minuti di sfrigolio in cui l'acqua tenta di vincere la puzza
di Lo, alla fine la fontana ha la meglio e Lo si fa un alquanto
necessario bidet e doccia gelata. La pedalata riprende un po' piu'
umana e Lo sbuca dal canyon per trovarsi in un paesino completamente
dimenticato da Dio, con una azzurrissima scuola(?) che fa da colorato
contraltare al grigio dei mattoni di cemento delle misere case
contadine. La pedalata prosegue, ora piacevolmente grazie ad una
brezza leggera, attraverso lo sterminato altipiano solcato da campi e
da boschi. Sembrano i panorami descritti da Mario Rigoni Stern durante
la ritirata dalla Russia. Lo si ferma in mezzo alla piana e
nuovamente dorme a cielo, godendosi lo spettacolo delle stelle e di
tramonto e alba bellissimi dal sacco a pelo. Il giorno dopo arriva
alla cittadina di Akhalkalaki, vicino al confine tra Georgia, Turchia
e Armenia. Una citta' stranissima costellata di casino' e night
club. Lo tenta di comprare il disinfettante e le bende ad una
farmacia, ma le due giovani farmaciste non capiscono un'acca. Strano,
di solito le parole difficili come "disinfettante" sono uguali in
tutte le lingue. Alla fine capiscono quando Lo passa a dire "alcool"
(certo in una ex repubblica sovietica, questa parola e' ben
conosciuta)! Rifilano a Lo una boccetta di alcool e uno stock di
bende. Rapida spesa, gita turistica alla strana chiesa dello strano
paese, circondata da stranissime statue e si riparte. La strada e'
inizialmente quasi percorribile e Lo inizia ad illudersi, ma si trova
ben presto a spingere su un acciottolato infame e verticale. Passa uno
scassatissimo camion sovietico carico di braccianti diretti a tagliare
il fieno. Fanno una sosta pipi'/radiatore poco lontano e si accostano
incuriositi a Lo. Uno e' molto interessato al gps e segna la quota su
un sasso lungo la strada. Lo non e' sicuro che abbiano capito che si
tratta dell'altitudine, forse pensano sia la distanza dal loro
sperdutissimo paesino che si intravede in lontananza. Dopo un paio di
anni luce di faticoso trascinamento di bici, Lo sbuca in un enorme
altipiano interamente pieno di persone che fanno il fieno con ogni
genere di mezzo meccanizzato o no: trattori, trabiccoli, motozappe
dotate di tagliaerba e perfino un cavallo che stancamente trascina uno
strano attrezzo che serve a girare il fieno. Lo si ferma sfiancato a
mangiare la sua scatoletta di disgustose alici al pomodoro. Che
risciaquatura di piatti! O forse si tratta dei fanghi di scarto di un
reattore nucleare sovietico? Sicuramente ha un effetto deleterio
immediato perche' Lo ha un subitaneo attacco di diarrea e deve calarsi
le brache in mezzo al prato. Per fortuna tutte le persone sono
magicamente scomparse (e' ora di pranzo?) e Lo e' solo in mezzo alla
brughiera su cui lavoravano dozzine di persone fino a pochi istanti
prima. Rirpresosi un pochino, Lo segue il prato e si pregusta una
clamorosa discesa fino al lago segnato sulla mappa. Povero illuso!
Dopo pochi nanometri di discesa, la traccia punta dritta verso una
specie di vulcano che svetta in lontananza e Lo si deve accollare un
altro colle gratuito che sembra alto un paio di anni luce! Finalmente
si scende al lago di Paravani, dove pare vivano delle comunita' armene
in esilio e dei pastori turchi. Sicuramente il posto e' molto
bello. Lo decide di farsi un bidet in un torrente e quindi transita il
secondo veicolo della giornata (se si escludono i trabiccoli per
tagliare l'erba):un gippone Uaz con due contadini georgiani che si
gustano incuriositi l'ineccepibile spettacolo di Lo con il sedere per
aria. Sulle sponde del lago, Lo si ferma ad una casa a chiedere
l'acqua e decide di fermarsi sulla riva. Prima di arrivare al posto
prefissato, viene raggiunto da Peter, un cicloturista tatticissimo
tedesco con bici in carbonio e attrezzatura superleggera completa di
comunicatore satellitare. Dei bimbi si fermano anche loro e iniziano a
toccare tutti gli accessori tra le grida strozzate di Peter che teme
che premano il tasto sos del suo satellitare. Lui e' un ciclista serio
(che fa gare) e vuole a tutti i costi finire il giro a costo di
saltare qualche tappa e di pedalare in continuazione. Quindi si
accomiata da Lo, fa scattare il cronometro e riparte deciso. Certo che
il mondo dei cicloturisti e' molto vario, ma questo stile e' proprio
contrario al cicloturismo, che consiste nel godersi il viaggio. La
destinazione diventa completamente secondaria, quello che conta e'
vivere il viaggio, le persone e i luoghi che si
incontrano... Sara'. Lo, invece, si ferma sfatto poco distante su un
bellissimo prato contornato da una morbida vetta da un lato e dal lago
in tempesta per il vento dall'altro. Stasera c'e' il rischio che sia
umido (per via del lago), ma Lo decide che vale comunque la pena di
rischiare e nuovamente non monta la tenda. Stanotte pero' non vede
molte stelle perche' entra in coma depasse' e si fa circa 12 ore di
sonno filato. Che dormite si fanno durante i viaggi in bici!!! Il
giorno dopo Lo costeggia il lago, attraversando minuscoli paesini con
le famose case con il tetto di erba, nel senso che ci cresce sopra il
prato. La strada si unisce ora alla strada asfaltata e una lunghissima
discesa porta Lo ad un paesino sulla riva di un altro enorme lago. Qui
Lo saggiamente evita di seguire la traccia che sale insensatamente
fino ad un inutile passo. Lo si accontenta di seguire dei comodi
sterrati lungo la riva del lago, dove si ferma a pranzare. Questo lago
non e' un granche', perche' molto sporco. Gli autoctoni non sembrano
curarsene e pescano in mezzo a costellazioni di bottiglia di
plastica. La strada ora riprende a salire in mezzo alla prateria e Lo
guadagna rapidamente quota. Ignora bellamente un campanello di allarme
quando un contadino gli chiede dove va e scuote la testa alla sua
risposta, forse la strada non e' molto agevole? Lo lo scoprira' a sue
spese, spese elevatissime. Si ferma a riempire le bottiglie ad una
vecchia fontana molto bella e prosegue nella prateria fino a fermarsi
in un altipiano poco sotto al passo da attraversare domani. Qui e' in
mezzo al nulla e gli unici altri esseri viventi sono degli enormi
falchi (poiane?) che somo molto frequenti in Georgia. I loro acuti
stridii cullano Lo che si addormenta sfiancato. Niente tenda neanche
stanotte! La notte e' un po' tormentata perche' sembra sia scoppiata
la terza guerra mondiale. Va bene che e' una zona di cacciatori, ma
qui si esagera. O gli animali hanno imbracciato le armi e hanno
organizzato un contrattacco alla disperazione, oppure due fazioni di
cacciatori stanno lanciando una tardiva crociata. Un crepitio di
spari, esplosioni, lanci di missili anticarro e tomahawk rendono
piacevole la nottata. Per fortuna gli spari sono tutti piuttosto
lontani e Lo non corre il rischio di essere impallinato o squartato da
una mina a frammentazione. Quella di sparare a ripetizione e in
continuazione non sembra una strategia di caccia molto efficace,
almeno, se lo scopo e' quello di impallinare animali. Forse pero' lo
scopo e' quello di ubriacarsi e fare il massimo fracasso possibile, e
questo ambito traguardo viene ampiamente raggiunto e superato. Il
giorno dopo Lo spinge di peso la bici per 250 metri verticali fino al
"passo" attraversando una brughiera dove alcuni cavalli lo guardano
incuriositi e si divertono a venirgli incontro al galoppo. Che animali
meravigliosi, che eleganza! E, soprattutto, che clamoroso contrasto
con l'appesantito Lo che si muove adiabaticamente sollevando di peso
la bici catafalcata. Al passo Lo si bea del fantastico panorama, che
si gode assieme ai falchi. Davant a lui si apre una valle
completamente vuota: niente strade (grrrr), ne' case, ne'
villagggi. Solo una traccia infame che scende quasi verticale. Lo
sopravaluta lo stato della strada e si "lancia" lungo la discesa
tirando i freni spasmodicamente fino a sentire i cavi vibrare come
corde di violino. Ciononostante la bici procede troppo rapidamente
nella pista che evidentemente deve essere stata devastata da
un'esplosione nucleare. Crac! Il temutissimo rumore di qualcosa che si
spezza. In un nugolo di imprecazioni Lo si ribalta per terra e scopre
con terrore che la ruota posteriore ha assunto la forma di una
esse. In questi viaggi ci va molta pazienza, si ricorda Lo, mentre
smonta tutte le borse, smonta la ruota e rimuove copertone e camera
d'aria. Per fortuna il danno e' meno peggio del previsto: si e' rotto
un raggio (uno solo!) e, per fortuna, non dal lato del pacco pignoni
(dove ci vorrebbe una speciale chiave che Lo non possiede). Lo mette
la ruota su due sassi e ci salta sopra finche' la deformazione non si
e' un pochino ridotta. Poi con pazienza recupera un raggio di ricambio
dal gruppo che tiene fascettati al telaio e si mette a sostituirlo. E'
una procedura complicata gia' in un laboratorio attrezzato,
figuriamoci a meta' di uno sterrato verticale in mezzo a sassi e
terriccio friabile. Piu' per fortuna che per perizia, la ruota torna
piu' o meno circolare e, anzi, sembra frenare anche meglio di
prima. Lo si accorgera' presto che, se non fosse riuscito a ripararla,
si sarebbe trovato nei guai. Ancora si illude che la strada migliori
in poco tempo e che, addiriittura attraversi dei villaggi (quelli che
sulla mappa erano segnati come villaggi si riveleranno essere
isolatissime fattorie abbandonate). Orgogliosissimo, Lo rimonta la
bici e riparte, ma spingendo in discesa per evitare nuovi guai. Si
guarda preoccupato la fasciatura al dito, praticamente nera di
terra. Quale era la raccomandazione di Moster, riguardo al tenere la
ferita pulita?! Lo si chiede ripetutamente quale veicolo possa mai
percorrere una strada cosi' infame e dopo un paio di ore di spinta in
discesa ha una risposta, quando vede un antico caterpillar
semi-abbandonato vicino ad una casa di cacciatori. Neanche un carro
armato puo' venire su di qua. Sicuramente non basta un fuori strada
come i cacciatori dimostrano poco dopo: il loro Subaru 4x4 e'
pateticamente incapace di salire e lo stanno spingendo a mano 30 cm
per volta su per la salita verticale in mezzo ad una nuvola di
pneumatici e frizione bruciati. Lo, con il suo innato amore fraterno
per i cacciatori, si limita a guardarli sfacchinare e accenna appena
un saluto, proseguendo fingendo dignita' nonostante il sudore e i
continui scivolamenti della infame bici che sembra avere la massa e la
maneggevolezza di una cassaforte a muro sulla improba strada ripida,
scivolosa e sassuta. L'acqua scarseggia, ma Lo non si fida a bere dai
torrenti: a monte c'e' la capanna dei cacciatori e magari gli animali
di qualche fattoria sperduta.. Sosta tecnica per il pranzo: che bello
poter mangiare una intera tavola di cioccolata al giorno. Peccato che
il pane "Haleb" sia quasi sempre raffermo gia' all'acquisto come in
Tajikstan. E' molto buono quelle rare volte che si riesce a trovare
fresco. La sete diventa insostenibile e Lo deve pescare dalle borse il
suo filtro per l'acqua per bere copiosamente dal torrente. Speriamo
bene! La "discesa" prosegue con parecchie salite
verticali. L'intelligente strategia di seguire il corso d'acqua quando
si traccia una strada non deve essere venuta in mente al beota che
guidava il suddetto caterpillar e Lo continua a salire e scendere come
uno yo-yo imbizzarrito. Nel punto piu' complicato la traccia gps si
perde e Lo si trova a spingere la bici in mezzo ai campi. Finalmente
un segno di vita: una fattoria persa nel nulla che sembra
abitata. Peccato che due cani vigorosi inizino a leccarsi i baffi e
vogliano evidentemente sbranare Lo che tenta tutti i trucchi del
cugino Francesco, senza successo. Alla fine inizia a insultare i cani
ad alta voce, cosa che fa accorrere la corpulenta contadina con un
lungo bastone nodoso che finalmente placa le belve. Lo si fa un
appunto mentale: non bisogna fare arrabbiare le contadine
georgiane. La strada riprende decisamente a salire (che strano... chi
l'avrebbe mai detto). Lo oggi ha fatto a mala pena una 20ina di km ma
ha consumato piu' calorie di una tappa del giro di Italia. Si ferma ad
una provvidenziale fontana a riempire le bottiglie. Un cattivissimo
fuoristrada si ferma poco lontano (qui la strada e' migliorata assai,
ed ora e' a livello di un tracciato 4x4) e scende una famiglia
giorgiana. Gentilmente offrono a Lo un pezzo di formaggio o qualcosa
del genere, ma niente gelato di cioccolato modicano e visciole che Lo
sta allucinando da ore. Peccato. Lo dichiara che si fermera' li' nel
bosco per stanotte creando ondate di panico nella famigliola,
evidentemente terrorizzata da putativi orsi e lupi di cui il bosco
pullula, secondo loro. Lo, che non potrebbe fare un altro passo
neanche con un mitra puntato all' ombelico, finge noncuranza ma poi
mette la spazzatura e la borsa del cibo ben distante dalla tenda
stavolta. Stanotte la tenda viene montata per precauzione e infatti in
poco tempo il delicato brontolare del tuono in lontananza diventa un
temporale con i fiocchi. Stavolta Lo non riesce a goderselo perche' e'
piuttosto demolito anche dalla diarrea a fischio.... mmmm forse quella
fontana non era proprio potabile oppure il filtro ha fatto cilecca al
torrente? Il giorno dopo per fortuna la strada e' fattibile e la pista
4x4 percorribile quasi tutta in sella si trasforma presto in una
comoda strada asfaltata in discesa. Attraversa alcuni sperduti
villaggi e un antichissimo monastero dominato da una chiesa dalla
caratteristica pianta a croce e aguzza cupola. Si arriva a Gori, dove
Lo si ferma nell'ospitale b&b della signora Maia dove per ben 30 lari
(meno di 10 euro) si puo' godere di un enorme bagno grande come il
soggiorno di Pavia, di una fantastica stanza e di un enorme giardino
con un pollaio per i polli e uno per il cane. Lo approfitta subito del
giardino per mettere ad asciugare la tenda, sotto lo sguardo divertito
della signora Maia. Fa anche il bucato e stende tutto al sole. La cosa
era quantomai necessaria visto che i pantaloncini da bici avevano
ormai assunto vita propria grazie alla numerosa fauna infestante che
abitava quel pestilenziale ecosistema. Dopo aver ripreso sembianze
minimamente umane, Lo parte alla scoperta di Gori che ha come unico
discutibile vanto quello di aver dato i natali a Stalin. Lo e'
incuriosito dal museo di Stalin dove si ritrova in piena macchina
propagandistica sovietica. Il museo e' un palazzone stile sovietico
che domina un piccolo mausoleo dove un colonnato con tetto esibente
un'enorme stella rossa racchiude nientepopodimeno che la casa natale
di Stalin, una baracca di sassi e legno. il museo ovviamente non fa
menzione di gulag, ne' delle milioni di persone uccise da Stalin (le
stime vanno da 800000 a 9 milioni). Invece il museo e' pieno di
reliquie del "grande" statista. Dai suoi caratteristici cappottoni di
orbace ai suoi pestilenziali sigari. Perfino un tarlato tavolo che
pare fosse la sua scrivania al cremlino. Uno dei quadri fa ridere
perche' uno dei dignitari a fianco di Stalin e' stato sbianchettato
con grezze mani di vernice bianca. Evidentemente deve essere caduto in
disgrazia e sara' finito in Siberia. Non si capisce molto, perche'
tutti i cartelli sono in georgiano, ma non pare che venga neanche
ricordato il suo passato di rapinatore da strapazzo quando finanziava
il nascente partito socialista con rapine a mano armata. Invece e'
pieno di foto di Stalin con Lenin, e altre con Churchill e Roosvelt a
Yalta alla fine della seconda guerra mondiale. C'e' perfino un
plastico del mausoleo di Lenin e Stalin nella piazza rossa di
Mosca. Peccato che Stalin sia stato buttato fuori dal mausoleo durante
la de-stalinizzazione e che il mausoleo sia stato riconvertito
solamente a Lenin, ma questo qui non viene detto. Anzi, qui la
de-stalinizzzazione non e' proprio arrivata! Che strano, qui siamo in
una ex repubblica sovietica, dopo che Stalin e' stato perfino
sconfessato nella vecchia URSS. Si vede che il campanilismo vince
sulla realta' politica. Fuori dal museo e' conservata la carrozza del
treno di Stalin. Lo la visita incuriosito ed e' un pulciosissimo
vagone mezzo sfondato. Fa ridere il cesso di Stalin con una
microscopica vasca da bagno: chissa' che Tsunami ogni volta che il
treno aveva uno scossone. La sera, dopo un rapidissimo giro alla
fortezza di Gori, Lo si spancia ad un ristorante dove anche stavolta
non riesce a spendere 7 euro e mangia a crepapanza. Giornata di riposo
meritato. Il giorno dopo, il tragitto richiederebbe il passaggio a
Tbilisi, ma Lo c'e' gia' stato e decide di tagliare. Inoltre, il
ciclista Peter gli ha detto che il passo Atsunta e' difficilissimo da
fare in bici (bisogna letteralmente caricarsela in spalla, cosa che
richiede telaio e attrezzatura superleggera, che Lo non possiede), e
Lo ha deciso che ha gia' sofferto abbastanza le follie del demente che
ha tracciato il tragitto. Decide quindi di ripiegare sul passo Abano
che dovrebbe essere il modo piu' semplice per entrare nella regione
dei monti Tusheti. "Piu' semplice" non equivale a "semplice" come Lo
scoprira' presto, dovendo accollarsi un passo da 2500 metri di
dislivello (!!!) su pista da fuoristrada. La pedalata di oggi prosegue
agevolmente su strada asfaltata. Lo passa vicino a vari cimiteri di
paese e nota che a fianco di molte tombe ci sono dei tavoli da
picnic. Evidentemente visitare i propri morti si fa con lo spirito
della scampagnata. Molte tombe hanno lapidi nere con incisa la figura
del morto: tutti maschi. O le femmine non muoiono, oppure non hanno la
dignita' di avere la lapide personalizzata. Alcuni evidenti cacciatori
hanno la lapide con il ritratto con la doppietta in mano e i cani da
caccia. Forse un po' di cattivo gusto? Parecchi panciuti defunti sono
rappresentati con il calice di vino in mano. Questa e' un'ode al vino,
oppure un riferimento alla tradizione che le persone importanti in
Georgia sono quelle incaricate di fare il discorso del brindisi? Forse
un misto di entrambi. Senz'altro le bevande alcoliche sono una parte
imprescindibile della cultura georgiana. Pare che il vino sia stato
inventato qui circa 8000 anni fa, ma l'unica volta che Lo lo assaggia,
lo trova una brodaglia piuttosto disgustosa. Forse il vino sara' pure
stato inventato qui, ma altrove lo hanno sicuramente perfezionato un
pochino, per esempio in Italia? Lo si ferma pure a visitare la chiesa
di Mtskheta che e' veramente una basilica spettacolare. Forse il
capolavoro delle chiese in stile Georgiano? Minacciosissimi cartelli
intimano di non entrare in chiesa in pantaloni corti, ma Lo ci si
avventura lo stesso, togliendosi il berretto con fare da pellegrino
compunto. L'uscita da questo paese e' traumatica quando Lo male
interpreta la cartina e si trova in un'autostrada a 4 corsie. Per
fortuna la corsia di emergenza permette a Lo di percorrere quei pochi
km in sicurezza, ma all'uscita dall'utostrada si accorge che il ponte
segnato sulla cartina non c'e'! Deve quindi accollarsi una ventina di
km di statale trafficatissima e rumorosissima fino al ponte
successivo. Per fortuna e' pieno di chioschetti di frutta e Lo si
acquista delle pesche che potrebbero fare risuscitare un morto. Fuori
dal traffico si respira finalmente, ma non e' facile trovare un posto
per la tenda, inoltre la ruota posteriore si sta sgonfiando
lentamente! Quando finalmente Lo si ferma in un provvidenziale campo
circondato da alti cespugli avra' percorso ben oltre 95 km e collassa
nel sacco a pelo senza montare la tenda. Speriamo bene!! Il giorno
dopo nuovamente bisogna smontare il copertone incrostato di cacca,
speriamo che Moster non si accorga di nulla, ma l'operazione va
ripetuta due volte perche' Lo stolidamente gonfia troppo la ruota e
distrugge la valvola... Mannaggia, Lo smonta la ruota per la quarta
volta con buona pace delle raccomandazioni di Moster. Almeno oggi la
ruota e' piu' sporca di fango che di cacca. La giornata fatica ad
ingranare, dopo la sfacchinata del giorno prima, e Lo non si decide ad
attaccare la incombente salita di oggi, anche se e' tutto asfalto. A
meta' salita inizia a piovere e Lo si ferma a mangiare sotto una
squallida tettoia di puro eternit cancerogeno circondato da cani
muffiti che aspettano (almeno pazientemente) invano che Lo getti loro
del cibo. Oggi proprio non va, ma almeno la odierna tavola di
cioccolato fondente sovietico e' sorprendentemente
buona. Improvvisamente la giornata riprende quota quando Lo si trova
in cima alla salita a pedalare gradevolmente in mezzo al bosco. In
breve Lo si trova ad Akhmeta dove non resiste ad un promettente
ristorante. Qui fa lavorare le mandibole, accompagnato da un
improbabile panciuto Vasco Rossi locale con camicia italiana che si
esibisce in un'inascoltabile esibizione folk-pop georgiana a tutto
volume. Lo e' talmente affamato che riesce a ingollare tutto senza
battere ciglio nonostante la cacofonia incipiente. Uscendo dal locale
fa anche i complimenti piu' falsi della storia dell'universo per la
splendida musica, e sinceri per lo splendido cibo. Ora e' tardi e Lo si
affretta a cercare un posto per la tenda. Finisce per salire in cima
ad una collina costellata di chiesette poco lontano e collassa
immediatamente. Alla mattina si gode una bellissima alba tra gli
alberi mentre risponde alla mail di Seth che, povero, e' rimasto
marginalmente coinvolto nello scandalo del miliardario americano, che era un suo
amico. Come sembrano lontane le preoccupazioni di tutti i giorni,
quando sono viste dal calduccio del sacco a pelo in un'alba
splendente. Oggi si attacca l'Abano pass e Lo guarda preoccupato
l'altimetro che segna poco piu' di 400m. Lo e' fortunatamente ancora
convinto che il passo sia a 2400 e scoprira' con raccapruccio solamente
piu' tardi che e' invece a 2900m! Arg! Bisogna prenderla con calma e
Lo stupidamente tergiversa leggendo il suo libro all'ombra di un
albero e comperando un melone da una simpatica vecchietta. In questo
modo attacca la salita proprio sotto lo scoppio del
sole. Inaspettatamente la pedalata scorre via liscia e Lo continua a
rimandare la pausa pranzo pregustandosi, povero illuso, il melone
fresco. La pedalata non e' molto gradevole per via del sostenuto
traffico di veicoli fuoristrada di tutti i tipi. E' l'unica via di
accesso carrabile all'intera regione sperdutissima dei
Tusheti. Finalmente Lo si ferma e avviene la piu' grande delusione
della storia del genere umano: il melone non c'e' piu'! Si e' sfilato
dalla borsa del cibo durante una delle 10 alla 300 buche nella
strada. L'unica defiance delle mitiche borse ortlieb in tanti
(tantissimi) anni di onorato servizio. La colpa e' di Lo che non aveva
chiuso bene la borsa. Che pacco allucinante. Lo si consola con la
solita tavola di cioccolato accompagnato dal pane raffermo, sotto gli
occhi del solito cane pulcioso che sembra generarsi spontaneamente ad
ogni pausa cibo. Lungo la strada compare un'evidente scia di olio
motore ed e' cosi' che Lo fa amicizia con Justin e Coby, una coppia di
ciclisti "canadesi" che avevano pagato un tassista di Tbilisi per
farsi portare oltre al passo, ma lo sprovveduto non sapeva che era una
pista da fuoristrada e ha demolito la coppa dell'olio. Li molla
all'inizio della salita e se ne torna indietro brontolando. Cosi' loro
inaspettatamente si trovano a dover fare un passo ben duro! Lo li
supera mentre montano l'attrezzatura e ammira le belle bici e la
moderna attrezzatura da bikepacking. La bici di Lo avra' ormai 20 o 25
anni suonati e la sua attrezzatura sara' di poco piu' "recente". Certo
e' una bici storica che ha fatto viaggi spettacolari in tre continenti
e domani passera' da un continente all'altro nell'attraversare l'Abano
pass che unisce Europa e Asia. Per oggi Lo la spinge arrancando sulla
pessima strada. Il versante e' ripidissimo e Lo inizia a disperare di
trovate un posto per la tenda. Ciononostante, un pastore pascola il
suo gregge su un prato quasi verticale. Lo guarda stupefatto finche'
si acorge che le pecore fanno rotolare giu' grosse pietre. Che fine
ingloriosa sarebbe essere accoppato da una pecora assassina. Quindi Lo
si leva di torno solerte. Finalmente quasi a quota 2200 (!!) scorge un
po' piu' in basso un piccolo spiazzo in piano tra un albero e un
vecchio traliccio della luce abbandonato. In due viaggi riesce a
portare giu' bici e attrezzatura e in breve la tenda e' montata ed e'
quasi in piano. Il posto e' molto panoramico e le nuvole che corrono
lungo gli aguzzi crinali e i selvaggi versanti lo rendono ancora piu'
spettacolare, ma Lo si regge appena in piedi e il cuscus con sgombro e
pomodoro deve farselo con una flebo. Quale era l'altra raccomandazione
di Moster? Riposarsi?!? Ma quando mai! E' ben noto che uno guarisce
prima alzando il metabolismo... sara'. Succede la tragedia del libro:
il suo fedelissimo lettore kobo ha lo schermo crepato. Eppure l'aveva
usato un paio di volte durante la salita. Si vede che
nell'obnubilamento della fatica Lo ci si e' seduto sopra in tenda. Per
fortuna i libri sono tutti su una scheda microsd che Lo passa sul
telefono e puo' continuare a leggere. Il giorno dopo altri due viaggi
per portare su tutto e Lo parte gia' demolito. Ci sono solamente altri
700 m di dislivello su sterrato verticale, cosa sara' mai, orsu'! Il
tempo si guasta visibilmente e Lo arriva al fatidico passo immerso
nella nebbia. Non ha ancora capito se sta andando dall'Europa all'Asia
o viceversa. Dei turisti danesi scesi da un fuoristrada si
complimentano, ma Lo non e' proprio in vena: il posto fa schifo, una
wasteland costellata di macerie e non si vede ad un palmo dal
naso. Valeva la pena? No! Si riparte presto in discesa per non
congelare nella nebbia e bisogna tirare i freni
spasmodicamente. L'unica consolazione e' che oggi non c'e' pericolo di
surriscaldamento dei cerchi perche' ci sono diversi guadi in torrenti
gelati in cui le ruote entrano quasi fino al mozzo. Per fortuna
sopraggiungono Justin e Coby che hanno dormito piantando la tenda
lungo la strada. Il loro entusiasmo e' contagioso e Lo si riprende
visibilmente, e si lascia trascinare giu' da loro che hanno mezzi
molto piu' adeguati con ruote grandi, freni a disco e bagagli da
bikepacking. Per fortuna la strada e' sufficientemente decente qui e
Lo non spacca niente, anche se semina le monetine che aveva messo
nella taschina della sacca anteriore e perde clamorosamente il suo
stupido cappellino da sole comprato a Kutaisi. Ovviamente la discesa
non si puo' esaurire in una discesa: bisogna scendere a 1600 e poi
risalire al paese a 1900, altrimenti che gusto c'e'?! Quindi la
giornata di soli 700m di dislivello si tramuta in 1000 con un'ultima
salita polverosissima sotto il sole a spacco. In tutto 2800 m di
dislivello in due giorni con bici da viaggio carica. Lo rompe tutti i
suoi record e si rompe anche le gambe, la schiena e un paio di piedi a
scelta. Rimane il mistero del perche' si deve arrivare qui con un
passo cosi' demenziale e non si possa seguire il fondovalle come in
tutte le valli di questo mondo. Forse il fiume finisce in Russia?
Siamo al confine tra la Georgia, la Russia (Cecenia) e poco lontano
c'e' la Ossezia del sud, zone piuttosto calde politicamente. Ci
fermiamo in un b&b scelto da Coby che e' l'unico con il bagno privato,
che sciccheria. Pernottamento, cena e colazione abbondanti quasi 20
euri, che lusso. La signora imbandisce un enorme cena a base di
verdure molto buone, ma siamo talmente stanchi da non riuscire neanche
a mangiare tutto. Justin e' in realta' uno statunitense rinnegato che
sembra odiare gli usa ed e' paradossalmente Lo che cerca di
convincerlo che e' una nazione straordinaria, nonostante gli indubbi
punti molto critici (come la healthcare e la gun violence). Justin fa
lo scout per locations per il cinema. Sembra un lavoro bellissimo in
cui uno viaggia tra posti spettacolari, ma Justin ridimensiona
decisamente la poesia, dicendo che passa da una casa all'altra a
convincere le persone ad affittare la propria casa alle troupe del
cinema. Coby e' una australiana dal nome singolare, nata in Oldanda,
che vive con Justin a Vancouver e che Lo incontra in Asia/Europa: 4
continenti su 6, una vera cittadina del mondo. E' molto simpatica e
non ha certo peli sulla lingua, ma si vede che e' molto stanca. E'
anche celiaca poverina e ha decisamente problemi a incamerare le
necessarie calorie, ma questo non la scompone di un nanometro ed e'
decisissima a farsi tutto il giro senza sconti. Il giorno dopo loro
riposano, ma Lo indefesso (o solo fesso?) riparte per una escursione a
Diklo, piccolo paesino sperso anche per gli standard desolanti degli
isolatissimi Tusheti. Naturalmente questo posto non regala niente e Lo
si fa 300m in discesa verticale per poi risalire fino a 2200m di
quota. Tra andata e ritorno anche oggi 900m di dislivello, alla faccia
della giornata di riposo. Almeno la bici e' scarica perche' tutte le
borse sono rimaste nel b&b. Si passa da un piccolo paesino arroccato
su un cucuzzolo dominato da una graziosa chiesetta con le pareti
interne pitturate di azzurro con enormi santi ieratici affrescati in
stile icona. Molto suggestiva. Fuori dalla chiesa un gruppo di giovani
stanno bevendo la loro bevanda alcolica tradizionale da bottiglioni di
plastica e invitano Lo a gran gesti. Lo riesce a fuggire appena in
tempo e si inoltra verso Diklo. Qui continua oltre al paese seguendo
un bel single track che arriva quasi a 2200, dove si sdraia
clamorosamente sotto un pino a leggere il suo libro (dal telefono,
grrrr). In lontananza si iniziano a sentire dei tuoni e Lo decide di
proseguire. Vuole affacciarsi alla valle per vedere (almeno da
lontano) le famose vette del Caucaso. Per ora ha visto solo grosse
colline oppure montagnette. Purtroppo un soldato fa cenno di
avvicinarsi. Siamo al posto di frontiera (anche se alla vera frontiera
mancano parecchi km) e non ci si puo' avvicinare di piu'. Lo fa cenno
che vuole solo andare in cima ad una collinetta a fare una foto, ma il
soldato e' irrimovibile. Anzi, alle insistenze di Lo, tira fuori un
enorme librone, si fa consegnare il passaporto e inizia a stilare
laboriosamente una letteratura sterminata che Lo deve
firmare. Rilascia un bellissimo foglio tutto scritto in georgiano che
rimane misteriosissimo. Cosa ci sara' scritto? Lo e' stato arrestato?
Oppure diffidato? Certo che quando il tuo interlocutore e' vestito in
tuta mimetica e maneggia un mitragliatore pesante kalashnikov ak47
come se fosse un ombrello, non e' il caso di fare grosse
questioni. Justin, dopo aver studiato attentamente il documento,
concludera' quella sera che si tratta di un permesso di transito. Lo
rimane dubbioso perche' non gli viene permesso un bel niente e viene
invitato a tornare a valle. Vista la predetta storia dell'ak47, Lo
decide che non e' il caso di insistere e scende a valle assieme ai
soldati che tutto sommato sono simpatici sotto la crosta un po'
burbera. Il soldato indica a Lo un fortino poco distante e gli fa
capire che Lo deve andare li'. Lo gia' si prefigura incatenato nelle
segrete del fortino a pane ed acqua per i prossimi 200 anni, ma in
realta' si rivelera' un consiglio gentile del soldato perche'
dall'antico fortino si gode di un panorama splendido su tutta la valle
e sulle lontane montagne da 4000m. Purtroppo ormai il temporale e'
ormai quasi arrivato e le montagne sono coperte di nubi. Lo si
affretta a scendere dal fortino, a inforcare la bici e a riprendere la
strada del ritorno che gia' i primi goccioloni iniziano a
cadere. Arriva al paesino intermedio sotto uno scroscio d'acqua, ma
riesce ad evitare il grosso del temporale riparandosi sotto una
tettoia e riprendendo a leggere il suo libro. Approfitta di una pausa
nella pioggia per rientrare al b&b dove arriva sotto la pioggia
battente. Meno male che aveva portato il gore-tex che, per quanto mal
ridotto, e' meglio che niente. Appena Lo entra nel b&b si aprono le
cataratte del cielo e Lo, dopo una fantastica doccia accucciata (la
doccia non funziona e bisogna lavarsi con il rubinetto), si rintana
sotto il piumone ascoltando la pioggia che scroscia sul tetto. Che
pacchia!! Le previsioni per i giorni successivi sono catastrofiche e
Lo, Justin e Coby decidono di scendere a valle con una auto il giorno
dopo. Sarebbe bello farsi il passo in bici da questo lato (un po' piu'
umano che dall'altro), ma farsi 2500m di dislivello in discesa su una
pista fradicia dove uno sbaglio o un cedimento dei freni si
rivelerebbe fatale, non e' allettante. I tornanti del passo Abano si
aprono su profondissimi precipizi e sono costellati da scure lapidi
abbellite dai pezzi (piccoli) delle auto precipitate. Bisogna anche
considerare che pedalare a quasi 3000m di quota sotto la pioggia non
e' proprio divertente. Fortunatamente le previsioni per una volta
erano troppo pessimistiche e il giorno dopo c'e' addirittura il
sole. Lo ne approfitta per visitare le antichissime fortificazioni di
Omalo 200 m di dislivello sopra al b&b prima della colazione. Una
struttura notevole di torri collegate da muraglioni di pietre
costruiti sull'orlo di un precipizio a monte del paese. Dopo la
abbondante colazione, inizia l'avventura del fuoristrada. Justin e'
preoccupatissimo perche' l'autista vuole che mettiamo le bici sul
tetto. Alla fine stabilisce che la disposizione meno impattante e' di
mettere le bici in piedi sul tetto e cercare di fissarle. Dopo un'ora
di arrangiamenti, fimalmente e' moderatamente soddisfatto, anche se
rimane (giustamente) preoccupato per le enormi sollecitazioni a cui le
bici verranno soggette, scendendo per la strada infame. Per una volta,
Lo e' in vantaggio: la sua vetusta bici ha il telaio in acciaio e
risale ai tempi gloriosi quando le mountain bike erano costruite per
essere robuste e non per essere leggere. Puo' sopportare
tranquillamente qualunque fuoristrada. Finalmente si parte con piu' di
un'ora di ritardo, e si passa da un altro b&b a caricare altri tre
ragazzi. Una coppia di tedeschi e un polacco taciturno. Siamo quindi
in sette sul fuoristrada: ben stipati anche se non a livello del
Tajiskistan. I ragazzi tedeschi sono molto simpatici e si vede che
amano viaggiare. Racconti di viaggio in tutto il mondo si intrecciano
mentre si viene sballonzolati nel fuoristrada. Dopo un'ora e mezza di
viaggio, Lo ha un attimo di panico: ha lasciato il cellulare a
caricare nel b&b. Oh no!!! Per fortuna Justin riesce a spiegare la
cosa all'autista usando google translate (potenza della tecnologia
anche in mezzo al nulla) il quale senza scomporsi telefona al b&b e
organizza che il telefono venga consegnato al prossimo fuoristrada in
partenza da Omalo. Lo e' terribilmente arrabbiato con se stesso, ma la
situazione si e' risolta in maniera rapida e indolore. Lo non perde
mai nulla, ma in tre giorni e' riuscito a perdere un melone, un
berretto da sole (per quanto idiota), un telefono e a rompere il suo
libro. Forse stavolta sta tirando un po' troppo la corda?! Il tempo e'
abbastanza buono e non piove proprio. Avremmo senz'altro potuto fare
il passo in bici, peccato. In salita ci avremmo messo di piu'
sicuramente, ma in discesa il tempo sarebbe stato paragonabile a
quello impiegato dallo sballonzolante fuoristrada. Incrociamo i
ragazzi con i Defender che avevamo incontrato in salita due giorni
prima. Sono tre coppie di ragazzi su tre Defender che stanno girando
l'asia in fuoristrada e sono ormai in viaggio da tre mesi. Vogliono
girare per almeno altri tre mesi. Sono organizzatissimi e Lo pensa al
cugino Francesco, come li invidierebbe. Purtroppo si dimentica di
fotografare la loro tatticissima organizzazione che farebbe gola al
cugino che sogna da anni di camperizzare il suo Defender. Finalmente
arriviamo a destinazione nella piazza di un paesino abbastanza
squallido che Lo aveva attraversato qualche giorno prima. Lo deve
aspettare li' un paio di ore per il suo telefono, ma e' un prezzo da
poco per una sbadataggine cosi' vistosa. Justin e Coby si organizzano
e partono dopo aver comprato un'immangiabile pizza (con pasta dolce e
guarnita di cetrioli sottaceto) dal panettiere locale. Per fortuna Lo
rifiuta gentilmente l'offerta di dividere la pizza: che rischio che ha
corso, ma si salva. Partono entusiasti e Lo si mette in attesa
sgranocchiando un intero melone comprato da una bancarella poco
lontano. Un ubriaco continua imperterrito a chiedere a Lo una
sigaretta (oppure un transatlantico oceanico? Boh?). Lo gli regala una
fetta di melone e l'ubriaco si accovaccia per terra a sgranocchiarla,
ma si vede che non e' di suo gradimento e la abbandona agli
onnipresenti cani muffiti che anche oggi sono magicamente apparsi non
appena Lo ha deciso di mangiare. Lo osserva i truzzi locali che girano
con auto supertaroccate e guidano come pazzi. E' pieno di antiche auto
di grossa cilindrata che nei paesi europei nessuno piu' vuole. Spesso
hanno anche la guida a destra, sono importate dall'Inghilterra o
Giappone. Anche i camion arrivano demoliti da tutto il mondo e Lo
osserva una strana sfilata di scassatissimi furgoni di panettieri di
Caen, idraulici di Dusseldorf e riciclatori d'alluminio di
Atene. Finalmente arriva il fuoristrada con il telefono di
Lo. L'autista non vuole soldi, ma Lo gli riesce a rifilargli comunque
una mancia: gli ha fatto un bel favore a portargli giu' il telefono!!!
Lo riparte e riesce a fare pochi km prima di decidere di fermarsi,
inerpicandosi per una montagnola fuori Telavi e montando la tenda
vicino ad una chiesetta. L'umidita' e' potente stanotte, siamo dentro
una nuvola, e la tenda e' completamente marcia alla mattina. Piove
anche un po' e la borsa anteriore si riempie d'acqua. Errore
clamorosissimo di Lo che ha lasciato la tenda parzialmente aperta per
la ventilazione... Per fortuna non succede niente di irreparabile. Il
libro si marcisce, ma tanto e' gia' guasto...Il giorno dopo ci si
dirige verso Tbilisi. La tappa non e' un granche' per via del gran
traffico, ma la giornata si risolleva quando Lo visita un antico
castello in rovina. Nel cortile della cappella del castello stanno
battezzando una bimba con un rito complicatissimo in cui un prete
bardato a festa continua a cantare e a praticare complicatissimi
cerimoniali. Ad un certo punto inizia a gettare enormi manate d'acqua
addosso alla povera bimba che si mette a piangere disperata. Certo che
essere nudi e completamente fradici in una giornata cosi' non deve
essere piacevole. I maschi della famiglia presentano la bimba, mentre
le donne stanno in disparte con il velo in testa. Che quadretto
familiare carino, Lo si commuove un po'. Ripresa la bici, Lo si ferma
a dormire su una collina a una trentina di km da Tbilisi. Ormai il
giro e' finito. Il giorno dopo bisogna dormire a Tbilisi perche'
l'unico treno che compare su internet parte alle 9 di mattina (in
realta' ce n'e' anche un altro ma lo si scoprira' troppo tardi). Lo si
diverte a girare per i bazar di Tbilisi (aveva gia' visitato la
citta', molto bella, un paio di anni prima). Scopre bancarelle di
tutti i tipi, inclusa una che vende solo cuscinetti a sfere di ogni
tipo e dimensioni, un'altra che vende solo cinghie di trasmissione, e
un negozio in periferia che vende pompe di benzina. Questo negozio
vince la palma del negozio piu' esoterico del mondo: certo se uno
vuole aprire un distributore, dovra' pure comprare delle pompe di
benzina, no? Lo cerca bancarelle di elettronica usata nella speranza
vana di trovare un libro per riparare il suo. Si ferma alla stazione a
comperare il biglietto e quasi (quasi!) rivaluta trenitalia. La
macchinetta automatica richiede che uno scriva il proprio nome in
alfabeto georgiano e, passo impenetrabile, richiede un numero di
telefono per mandare il codice del biglietto. Lo non sa il suo numero
georgiano e si mette pazientemente (molto pazientemente) in fila. Per
fortuna puo' leggere il suo libro perche' la fila dura un'ora e tre
minuti d'orologio. Che impresa titanica, ma Lo ha in pugno il fatidico
biglietto! La sera Lo si fa tentare dalla frutta dell'enorme bazar
sotto casa e compra delle ottime pesche, un intero melone e un
cocomero, oltre ad un pane ancora caldo. Riesce quasi a demolire
tutto!!! Il giorno dopo parte di buon'ora e sbaglia clamorosamente
strada. Questo gli permette di visitare alcuni luoghi molto carini di
Tbilisi nella ricerca della stazione, tanto c'e' tempo. Tbilisi e' una
delle citta' con l'architettura piu' spinta che Lo abbia mai visto,
con palazzi piuttosto arditi che sembrano spazioporti per astronavi
aliene oppure guglie titaniche di una qualche civilta' del
futuro. Arriva in stazione e riesce a prendere l'ascensore per il
cavalcavia. Purtroppo l'ascensore per scendere ai binari e' guasto e
la commessa dei biglietti fa spallucce. Grrrrr... Lo si deve accollare
tre rampe di scale che gli fanno venire il mal di schiena per il resto
dei suoi giorni. Avviene l'avventura del treno. Kutaisi dista da
Tbilisi appena 230km, ma sembra che ci stiamo imbarcando per un
viaggio interplanetario. La scena sembra estratta dall'Italia degli
anni '50: uno stuolo di bigliettai controlla il biglietto e anche i
documenti dei viaggiatori. Poi si puo' salire sul treno con antiche
carrozze a scompartimento che vengono stipate all'inverosimile di
bagagli e vettovaglie. Una signora che vende panini e bibite circola
per i binari. Mancano solo le galline vive in gabbia negli
scompartimenti e le forme di prosciutto appese per rifare la scena di
don Camillo che parte per il suo esilio...In uno stridore di freni che
fa da appropriata cornice sonica a questa epica partenza, il treno
finalmente si muove. Impieghera' appena cinque ore e mezza per fare
230 km: dalle 9 alle 14:30. Si procede adiabaticamente nelle campagne
georgiane e ad un certo punto il treno si scompone e il vagone di Lo
viene lasciato ad un semaforo, mentre il resto del treno si allontana
sbuffando all'orizzonte. Lo si preoccupa un po', ma poi vede uno dei
bigliettai che e' sceso e si gode il fresco nell'attesa della
locomotiva di sostituzione. Finalmente si arriva a Kutaisi e Lo rimane
deluso che non ci sia la banda del paese ad accogliere gli intrepidi
viaggiatori che hanno osato una tale odissea, e arrivano da cosi'
lontano... A Kutaisi Lo si spanza ad un pub con la ormai tradizionale
terna: kebab, kinhali e insalata di pomodoro-cetrioli. Poi, non pago,
si acquista un enorme melone che demolisce con gusto nel cortile del
b&b. Che fine epica di un viaggio piuttosto complicato. Il
contachilometri si ferma a 827.5km, ma i km percorsi contano poco
viste le strade (anzi piste) patetiche che Lo ha seguito. Bella la
Georgia, ma troppo difficile per giustificare cio' che si vede.
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