Viaggio in Giappone. Conferenza QIT-EQIS a Kyoto.

Partenza il 30 agosto e ritorno 8 settembre 2003.

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Il 30 agosto e' una giornata molto calda, ma lor deve indossare gli
anfibi militari! Purtroppo le scarpe da ginnastica di cuoio sono
inutilizzabili perche' il giorno prima e' caduto nel fiume
rovesciandosi in barca a vela e gli anfibi sono le scarpe piu' comode
che ha!! La previsione (poi avveratasi) e' quella di girare parecchio
a piedi. Naturalmente in aereoporto deve toglierseli al controllo di
sicurezza. Che puzza :-) All'aereoporto lor incontra il buon vittorio
e la fra' (Francesca, sua moglie). Lei ha deciso di venire con noi per
girare un po' il Giappone, mentre noi seguiamo la
conferenza. Vittorio, da bravo "papa'", manda subito lor a lavarsi la
faccia: facendosi la barba quella mattina si era inavvertitamente
devastato. Coincidenza a Detroit, dove non c'e' da attendere molto e
ci si imbarca. Naturalmente si va a visitare la cabina di pilotaggio!

E' un 747-400: un aereo impressionantemente enorme. La cabina di
pilotaggio sara' ad una ventina di metri da terra!! Il pilota chiede a
lor se e' mai entrato in quel tipo di aereo e dice anche per lui e' la
prima volta!!! ARGH! Forse faccio ancora a tempo a scendere!! Lor
vanta le sue conoscenze provenienti dal microsoft flight simulator, ma
il pilota dice che pilotare l'aereo vero e' molto piu'
semplice... sara'! Il viaggio lunghissimo sorprendentemente passa via
molto veloce. Lor riesce a dormire e a vedere un film piuttosto
stupido, oltre che leggersi una mezza dozzina di riviste. In men che
non si dica ci troviamo a Osaka, Kansai airport. Una giapponese subito
attacca discorso per sfoggiare il suo italiano, ma noi siamo un po'
troppo rintronati per darle corda. Prendiamo il treno in compagnia di
David Mermin, un professore di Cornell che va alla stessa conferenza e
che era seduto non lontano da lor: durante il volo si erano scambiati
quattro chiacchiere. E' buffo che il controllore, gentilissimo, si
inchina ogni volta che entra o esce da ogni carrozza e ogni volta che
controlla un biglietto. Chissa' che mal di schiena a fine giornata!!!

L'albergo non e' tipico giapponese come pensavamo (temevamo), ma e'
molto comodo: silenzioso, letto duro, doccia calda, aria condizionata
in camera. Non si puo' desiderare di piu'. E' buffo il fatto che c'e'
un kimono sul letto e uno spazzolino sigillato in bagno (ogni giorno
viene fornito uno spazzolino nuovo). Il bagno fa un po' ridere perche'
e' un unico blocco di plastica che comprende doccia, lavandino e tazza
del cesso, ed e' pulitissimo. Scopriremo che i giapponesi sono
talmente ossessionati dalla pulizia che girano sempre con un
asciugamano per asciugarsi il sudore: guai a mostrare l'alone di
sudore sotto le ascelle. Sembra che, nonostante l'afa soffocante, non
traspirino affatto. Probabilmente sono disgustati da noi, che siamo
fradici di sudore non appena dobbiamo stare all'aperto per piu' di 15
minuti. Addirittura nei ristoranti non ti danno il tovagliolo. Si
suppone che ognuno abbia il suo tovagliolo personale!!

La mattina (e' gia' lunedi', perche' abbiamo attraversato la linea di
cambiamento di data ed abbiamo perso un'intera giornata!) decidiamo di
andare tutti assieme in giro per la citta': la conferenza inizia solo
domani. La fra', in preparazione del viaggio si e' studiata con cura
la guida e ci conduce sicura. Passiamo attraverso un mercato
coperto. I negozi sono tutti colorati e aperti sulla strada: un
incrocio tra un grande magazzino americano e i negozi aperti
messicani... Sono molto simpatici i tempietti che si affacciano sulla
strada. Si vede che sono luoghi vivi, molto piu', forse, delle nostre
chiese. Il fatto che siano completamente aperti aiuta, probabilmente:
un sacco di gente va a pregare e ad accendere bastoncini di
incenso. Hanno un modo molto singolare di pregare. Prima bisogna
mettere un soldo nell'apposita cassetta, poi bisogna suonare un gong o
una campana (per svegliare gli dei?) oppure bisogna battere le mani e
poi si puo' pregare... In alternativa si puo' comperare un pezzettino
di legno, ci scrivi sopra la tua preghiera con un apposito pennellino
per scrivere gli ideogrammi e poi metti la tua preghiera in un
mucchietto o la appendi ad uno spago: verra' bruciata nel tempio da un
monaco. Uno dei templi ha una strana collezione di pietre dotate di

grembiulini rossi. Alcune pietre sono scolpite, ma sono solo abbozzi
di figure: sembrano quasi delle stele primitive. La sigla del tempio
e' una swastika, che e' un antico simbolo indiano, credo. Pare che le
religioni qui siano un miscuglio di buddhismo-scintoismo-zen-nonsicapiscenulla.

La prima meta e' la Kyoto tower, posto molto turistico, ma decidiamo
di andarci lo stesso. E' una specie di palo con in cima una
piattaforma di osservazione. E' raro vedere una costruzione alta da
queste parti per via dei tifoni e dei terremoti. La Kyoto tower, ci
spiegano, e' super-rinforzata. Si vede un bel panorama della citta'
con sottofondo di musichetta di godzilla che viene dalle macchinette
dei videogiochi. Molto appropriato: il buon vittorio, che e' un
esperto, dice che tutta la situazione gli ricorda molto i cartoni
animati giapponesi. La citta' ha molti punti verdi, ma e' decisamente
una citta' moderna, seppur intervallata da enormi santuari e
templi. La cosa piu' buffa e' il fatto che l'ascensore e' operato da
una ragazza in divisa che si inchina in continuazione e annuncia tutta
una serie di cose, sicuramente importantissime, ma ben al di sopra
della nostra comprensione. La "signorina dell'ascensore" deve essere
una cosa piuttosto comune. Se ne trovera' una pure in uno shopping
mall del centro: gentilissima, sorridente e in divisa perfetta che
annuncia ogni piano e preme i pulsanti. Dopo la Kyoto tower ci
dirigiamo verso un tempio poco distante che ha la pagoda piu' alta del
giappone: 5 piani, sormontati da una specie di antenna extraterrestre

che simboleggia le 7 sfere celesti. La distanza non e' molta, ma l'afa
e' soffocante e, quando arriviamo, siamo cotti come pere e ci sediamo
all'ombra. Il tempio e' carino e ci sono statue di legno molto

belle. Anche se i templi sono antichissimi, purtroppo nessuna di
queste strutture e' originale. Essendo di legno, ogni tre o quattro
secoli bruciano e devono essere ricostruite. Dopo il tempio ci
dirigiamo verso una serie di templi a sud est della citta'. Per la
strada ci fermiamo a mangiare. Trovare un posto che ispiri non e'
facile. Lor vorrebbe un posto non troppo turistico, ma, essendo tutte
le insegne in giapponese, non e' facile trovare i ristoranti. Dopo un
po' scopriamo che si possono riconoscere perche' hanno una tenda fuori
davanti alla porta di ingresso. Utilita' della vetrina?! Entriamo tra
gli sguardi incuriositi degli avventori e la signora ci fa "sedere" ad
un tavolino alto venti cm. Naturalmente bisogna togliersi le scarpe e
accovacciarsi sul "tatami" (la stuoia in paglia che costituisce il
pavimento di tutte le case tradizionali). La signora inizia a
spiegarci accuratamente il menu, ma naturalmente non capiamo un bel
nulla, che tonti!! Ci sentiamo ancora piu' tonti per il fatto che,
sebbene il menu abbia le foto dei piatti, queste non ci dicono nulla
perche' non si capisce proprio di che roba si tratta!! Indichiamo un
piatto a caso (ne arrivera' poi uno che non aveva nulla a che fare con
la foto scelta, ma tanto che differenza fa?) La signora e' veramente
un po' sconsolata, ma dopo un po' porta il tutto. Da bere, ovviamente
solo te' (berremo SOLO ESCLUSIVAMENTE te' per dieci giorni!
AIUTO!). Vittorio tenta di ordinare una coca (si dice coca cola in
tutto il mondo, no?) La signora si fa ripetere coca-cola una trentina
di volte e alla fine dubbiosa porta una bottiglia di coca, con aria
schifata. Vittoria di vittorio! Il pranzo consiste in una sorta di
spaghetti spessi e freddi (i noodles, penso) che vanno intinti in una
salsa di soia, al posto del parmigiano ci sono un po' di alghe
secche. Poi c'e' un cubo di tofu e altre robe strane su cui meglio e'
tacere. Tutto sommato mangiamo molto bene, anche se mangiare gli

spaghetti con i bastoncini e' un'impresa che richiede precisione
chirurgica: si rischia di cavarsi un occhio o di far cadere tutto
nella tazza della soia. Dopo pranzo riusciamo miracolosamente a farci
scrivere una ricevuta (si dice recipo e quindi la signora capisce) e
ringraziamo con l'unica parola giapponese nota: arigato'. Seth ci
spieghera' che esistono 7 diversi tipi di ringraziamenti diversi che
vanno usati a seconda delle situazioni. Arigato' e' uno dei
sette. Seth dice di non preoccuparsi se sbagliamo. L'importante e'
imbarazzarsi: pare che sia lo sport nazionale. Del resto hanno 9 modi
diversi per indirizzare una persona (per noi ce ne sono due: tu e lei)
e quindi sbagliano sempre e si imbarazzano in continuazione. 3 modi
servono per indirizzare persone al di sopra di te, 3 modi per
indirizzare tuoi consimili e 3 modi per indirizzare i tuoi
inferiori. La rigida divisione in classi sociali e' evidente pure dal
loro linguaggio!!  Seth dice che due sconosciuti non possono
assolutamente rivolgersi la parola se prima non sono stati introdotti:
il party che aveva organizzato sua moglie tempo prima era stato un
colossale fallimento perche' nessuno poteva parlare con nessuno!!! Che
popolo strano: i giapponesi sono proprio "giapponesi"! Sono tutti
servizievoli, anzi servili: si vermizzano a tua disposizione. Non si
capisce nei confronti di chi si vermizzano, perche' sembrano tutti
cosi', dal primo all'ultimo. Probabilmente anche l'imperatore, se ti
vede seduto sul cesso, si offre di porgerti la carta
igienica.. Veramente molto fastidioso! Alla conferenza, se solo
accennavi a fare una domanda, arrivava con il microfono uno studente
correndo, ma correva piegato in due per non "infastidire". Con il
risultato che infastidiva talmente tanto che veniva voglia di fargli
lo sgambetto ogni volta.


Dopo pranzo arriviamo ai templi a cui eravamo diretti: sono veramente
molto belli, ma fa veramente troppo caldo per girare e ci fermiamo
all'ombra del ciliegio piu' antico del giappone: una vera
istituzione. Poco distante un giapponese si legge un giornaletto
porno. Ci sembra molto poco rispettoso, nel giardino di un tempio, ma
pare che i giapponesi abbiano una percezione molto diversa del
sesso. Sara'... Il buon vittorio e' cotto come una pera, e dopo il
terzo tempio ha deciso che ne ha abbastanza e torna in albergo con la
fra'.



Lor continua il giro a piedi cercando, come fa sempre nei posti
nuovi, di assorbire il clima del luogo guardandosi attorno. La cosa
impressionante e' che ci sono SOLO giapponesi. Ormai in qualunque
citta' occidentale c'e' un incredibile miscuglio di razze e lingue...
Non in giappone, il che e' strano, visto la breve distanza da posti
come india e russia, dove la pressione umana e' molto alta. Non e' un
problema orientarsi: per fortuna hanno una ossessione maniacale per i
cartelli e, anche se quelli nel nostro alfabeto sono una minoranza,
sono piu' che sufficienti in quasi tutte le occasioni. L'unica
eccezione sono i menu dei ristoranti, dove perfino i prezzi sono
talvolta scritti in ideogrammi (per il resto usano numeri arabi, per
fortuna!!!) Alla fine si deve scegliere a caso, o puntiamo i piatti di
qualche altro avventore, oppure scegliamo in base alle foto o alle
riproduzioni in plastica dei piatti che sono esposte in vetrina.
Lor cerca senza successo un lettore mp3 portatile: pensava che i
giapponesi amassero i gadget e ci fossero milioni di negozi di
elettronica, ma non e' cosi'. I pochi che ci sono hanno pochissimi
modelli. C'e' piu' scelta al Best Buy di Cambridge, ma il bello e' che
sono tutti modelli giapponesi! Che strano. Lor non ha voglia di
rischiare un altro ristorante e cena con un pane con l'uvetta ad una
panetteria. Miraggio, una vera panetteria!! Non se ne vedevano da mesi
(cioe' dal viaggio in Messico)!! Cerca poi di visitare il castello
dello Shogun, ma e' gia' chiuso. Vicino al castello c'e' un negozio di
spade samurai. La piu' costosa in vetrina costa un modico 1.300.000
yen (cioe' 1300 dollari!) Un giapponese poi spieghera' che vengono
usate per arti marziali, ma spesso sono semplici oggetti d'arte che
uno acquista solo per ammirarli!! Uno degli sport e' quello di
bloccare la spada afferrandone la lama al volo tra le palme delle
mani. Spero di aver capito male, ma penso sia proprio cosi'!! BANZAII
AHI AHI AHI!!

La mattina dopo inizia la conferenza. Il buon vittorio dice che Seth
era arrivato in serata ed erano andati assieme ad un ristorante.
Infatti Seth ci raggiunge a colazione e ci dirigiamo in gruppo verso
la conferenza. Non capita tutti i giorni di andare al lavoro
attraversando dei giardini imperiali!! Purtroppo l'afa e' assoluta e
ringraziamo il cielo di arrivare in zona aria condizionata.

La conferenza e' abbastanza interessante, ma meno del previsto. I
giapponesi parlano inglese peggio dei francesi e addirittura peggio
degli italiani (il che e' tutto dire!!) Ogni volta che qualche
conferenziere giapponese cerca di fare il simpatico e di raccontare
una barzelletta, riesce a fare ridere solo i giapponesi: senso
dell'umorismo zero!! Naturalmente e' una generalizzazione: molti
giapponesi sono persone sveglissime e simpatiche, ma sono piuttosto
rari, mi sembra. Le ragazze fanno a gara ad avere la voce dolce e ad
essere "carine". A pranzo ci facciamo trascinare da Seth in un
simpatico ristorantino, dove lui sfodera il suo fluente giapponese e
riesce a interpretare il menu' e a ordinare qualcosa di commestibile
e, anzi, molto buono!

La sera andiamo a cena con un po' di conferenzieri ad
un ristorante molto simpatico. Le cameriere sono tutte vestite da
giapponesi e ci portano un migliaio di portate microscopiche. Ci
servirebbe una sonda a scansione di campo per mangiarle, ma ci
accontentiamo delle solite bacchette!! Molti piatti sono a base di
tofu, che pare essere un formaggio fatto interamente di soia, niente
latte. Talvolta non e' male. La cena si rivela essere molto buona in
media, anche se un paio di schifezze immonde ce le hanno propinate!
Il conto e' astronomico, ma tanto paghera' il contribuente americano.

A nessuno interessa la conferenza e quindi passiamo alle cose
divertenti: la mattina di venerdi' decidiamo di bigiare. Lor non si e'
ancora ripreso dal jet lag e si sveglia prestissimo e parte deciso
alla volta del golden pavillion, tanto che arriva ben un'ora prima
dell'orario di apertura con grande divertimento di una guardia che
cerca di spiegargli che non puo' entrare. Stavolta e' lui che fa finta
di non capire e cerca di entrare lo stesso, ma non c'e' verso e deve
aspettare un'ora. Il golden pavillion e' un tempio interamente

placcato d'oro. E' piuttosto pacchiano, ma, immerso in un giardino
spettacolare, e' molto piacevole. Anche perche' non c'e' ancora quasi
nessuno. I giardinieri giapponesi sembrano tanti chirurghi e si
affaccendano attorno alle piante con cura maniacale. Una giardiniera
scopa il prato di muschio! C'e' un pino che e' stato modificato fino
ad essere una scultura vivente di una nave. Ha perfino un nome che
vuole dire "nave di terra". Il biglietto di ingresso e' quasi un'opera
d'arte e Lor lo conserva con cura per farsene un quadro.


(Il buon Vittorio e la Fra' sono andati nella stessa giornata, ma piu' tardi.
Che cosa avra' visto Vittorio?)

Dopo il tempio riesce finalmente a visitare il castello dello shogun. E' molto
bello, ma non contiene neanche un mobile. Probabilmente e' stato
sempre cosi', visto che praticamente vivevano per terra. Le pareti
hanno dipinti bellissimi il cui scopo era incutere soggezione ai

vassalli. C'e' un singolare pavimento (detto pavimento dell'usignolo)
fatto apposta per scricchiolare e cinguettare ad ogni passo, con un
ingegnoso sistema di leve.  Naturalmente bisogna entrare scalzi come
in tutte le case tradizionali giapponesi. Nella stanza personale dello
shogun potevano entrare solo donne ed egli poteva disporne a
piacimento. Loro, naturalmente, dovevano invece essere fedeli solo a
lui! Mica male come sistema... (questa affermazione mi fruttera'
notevoli anatemi, penso!) Il giardino dello Shogun e' bellissimo, con

isolette, cascatelle, ponticelli di pietra. Tutti i giardini sono
molto artificiali, ma bellissimi: li devi osservare come un'opera
d'arte, non come qualcosa di naturale. Ci sono dei bellissimi prati di
muschio e alberi stranissimi. Ti danno un incredibile senso di pace e
tranquillita', anche se e' strano che non ci sia neanche una panchina
per sedersi e goderselo! I giapponesi non sembrano proprio persone che
si godano la vita, proprio no! Dopo il castello dello shogun si puo'
visitare, in via del tutto eccezionale, l'adiacente castello appena
restaurato. Dopo di corsa a vedere il tempio Nishihonganji, ma
purtroppo e' chiuso per restauri. Lor riesce ad arrivare alla
conferenza in tempo per la sessione del pomeriggio, ma si deve
chiudere in bagno per cambiarsi da testa a piedi, comprese le
mutande. Che sudata!!! Il buon vittorio anche aveva bigiato, ma se
l'era presa comoda e aveva visitato solo il golden pavillion: non ci
siamo incontrati li' per pochi minuti... Alla sera si va a visitare il
quartiere di Gion (leggi ghion con accento sulla o), sotto consiglio
del buon vittorio e della fra' che ci erano andati il giorno prima. E'

un quartiere molto carino, attraversato da piccoli canali con casette
di legno e ristoranti che vi si affacciano. E' il quartiere a luci
rosse della citta', ma c'e' un'aria molto familiare. Intere famigliole
passeggiano tra le "signorine", che sono sorvegliate da Yakuza con
giacca e cravatta e occhiali neri. Il giappone e' un posto
sicurissimo. Dice Seth che la gente gira con migliaia di dollari in
tasca senza problema. Effettivamente, in tutti i vari giri non c'e'
mai stato un attimo di paranoia. Molto diverso dal Messico o dagli
Stati Uniti. Ecco perche' i turisti giapponesi si fanno fregare cosi'
facilmente in Italia!

La domenica si va a Nara, un'antica citta' piena di templi.

E'l'escursione guidata organizzata dalla conferenza. L'organizzazione
pareva impeccabile: bisognava dividersi in gruppetti e ogni gruppetto
aveva una guida autoctona (uno studente) munita di cellulare... In
realta' succedono un sacco di pasticci e ci sono infinite discussioni
in giapponese per compiere qualunque passo. Suvvia, cosa c'e' di cosi'
difficile nel comprare un biglietto della metropolitana o di un
museo!? La citta' e' molto carina. Nel parco pubblico ci sono un sacco
di cervi addomesticati: si possono accarezzare e gli si puo' dare da


mangiare i biscotti da cervo. Qualche turista stordito si mangia i
biscotti lui!  Mentre tutti sono al museo (e' carino, ma alla 138sima
statua di buddha lor decide di averne avuto a sufficienza) se ne
approfitta per visitare il tanto decantato giardino di Inguen, che
effettivamente e' all'altezza della sua fama. Dopo visitiamo una
statua di Buddha alta piu' di 20m in un tempio tutto di legno, enorme:
una vera foresta. La statua e' antichissima e completamente placcata
d'oro (150 kg d'oro). Il portale del tempio (tutti i templi hanno

portali elaborati, spesso in legno) e' veramente spettacolare e ci
sono due altissime statue lignee con sguardi ferocissimi e vesti
svolazzanti. Sono sculture veramente notevoli!! In una colonna del

tempio c'e' un buco grande quanto una narice del buddha. Se ci passi
attraverso sei illuminato!  L'allenamento dell'arrampicata frutta
bene: chi l'avrebbe detto che passare attraverso strette fessure e
camini nella roccia sarebbe servito a renderlo illuminato in
Giappone!? La giornata e' stata simpatica, ma sarebbe stato simpatico
poter interagire un po' di piu' con la nostra "guida"... Alla sera a
Kyoto andiamo a cena con Carlo e Beatrice, due italiani molto
simpatici dell'universita' di Milano che erano nel nostro gruppo e con
cui abbiamo fatto macelli tutto il giorno. La Bea e' l'unica altra che
e' riuscita a passare attraverso il buco: il buon vittorio e carlo
sono rimasti incastrati e la fra' non ci ha neanche provato.

Lunedi' partenza, ma lor riesce ancora a correre fino al tempio Zen di
Ginkakuji, che la fra' ha detto essere il piu' bello. Durante il
tragitto in autobus e' sommerso da ragazzine vestite tutte uguali che
vanno a scuola, che buffe!! In effetti il giardino e' veramente

bellissimo e a quest'ora non c'e' ancora nessuno, ma anche qui niente
panchine: lor si accovaccia su una ringhiera, sotto lo sguardo di
disapprovazione del giardiniere, e si gode il giardino... Ci sono

alcune strane "sculture" fatte di sabbia che servono probabilmente per
la meditazione. Nel laghetto ci sono (come in tutti gli specchi
d'acqua giapponesi) delle carpe che sembrano delfini. Particolare
buffo: in un angolino c'e' un banchetto pieno di vasetti con tutti i
tipi di muschio che cresce nel parco, ordinati per importanza:
insomma, c'e' il muschio comune e c'e' il muschio "VIP" (=very
important moss, dice il cartello, anche se le iniziali mica
coincidono!). Le classi sociali si trovano anche nel muschio :-) Ci
saranno almeno una trentina di tipi diversi di muschio! Sai che bel
presepio che ci verrebbe!!! Ora di corsa all'aereoporto. Lor riesce a

perdere il treno perche' alla biglietteria c'e' una fila eterna e i
giapponesi hanno una flemma granitica, mentre le biglietterie
automatiche sono SOLO in giapponese. Per fortuna un distinto signore
aiuta lor premendo i tasti giusti e il biglietto viene sputato, ma
ahime' troppo tardi. Per fortuna c'e' un altro treno e si arriva
presto in aereoporto, dove il buon vittorio e la fra' sono in attesa
dalla mattina presto. Il viaggio di ritorno scorre via liscissimo come
quello di andata (a parte un'ora e mezza di attesa per
l'immigrazione).

Che posto strano il Giappone!!
 
 

Foto varie:


Tempio a Nara. Da sinistra a destra: mamozio (?), buon vittorio, Fra', lorenzo accaldato, Carlo, Bea.


Antico scienziato giapponese.


Fra' in versione bucolica.


Partecipanti. Dov'e' Lor?


Charlie Bennett (uno degli inventori del teletrasporto, scienziato molto importante) e' costretto a fare il pagliaccio alla cena sociale

Seth fa una magia durante il suo talk...

A Lor la magia non e' venuta... Mannaggia!! (Lucia, hai visto che ho la camicia!?)

Bennett fa una domanda al buon Vittorio!! Ma certo che l'eterodina permette di raggiungere la capacita' di canale per energia infinita!!! Che domande!


La famiglia Giovannetti guarda fiduciosa al futuro...