Lo pedala fino al circolo polare (da Trondheim)
2-17 Agosto 2021
Foto
Perche' mi piace viaggiare in bici
traccia GPS in formato kml (per
googleearth).
Diario
Lo pedala fino al circolo polare
Trondheim-Lofoten
Lo ritira dal ciclista la sua storica bicicletta rossa e decide di
vedere se funziona con il giro di Zavattarello. Trauma totale: la
giornata afosa lo devasta talmente che arrivato a casa cerca un
viaggio al nord. Un giro in Islanda sarebbe bello, ma le previsioni
sono catastrofiche: 10 giorni di fila di pioggia (ovvio, di Agosto!)
Pero' a Trondheim le previsioni contengono addirittura qualche giorno
di sole: domenica si compra il biglietto per Trondheim (offerta KLM) e
lunedi' si parte!!! C'e' giusto il tempo domenica di organizzare il
tutto. Tragedia: mentre viene impacchettata la bici, Lo scopre che il
cerchio anteriore e' crepato. Non e' proprio il caso di fare un giro
di 1000km con un cerchio sul punto di cedere: panico! Per fortuna
Decathlon ha un'ultima ruota anteriore del 26 e Lo se la accaparra al
volo. E' di pessima qualita' con il mozzo di lega di ghisa e piombo,
ma sempre meglio di un cerchio crepato. Per il resto
dell'attrezzatura, basta aprire l'armadio e pescare da li'. In poche
ore tutto e' organizzato. Ormai la procedura e' affinata: bici in auto
fino all'aereoporto (Linate, stavolta) il giorno prima della partenza
e deposito bagagli, in modo che il giorno del viaggio si puo' andare
in aereoporto completamente scarichi! Il viaggio procede senza grossi
traumi, meno male perche' Lo e' proprio stanco da questo anno
difficile. All'aereoporto di Trondheim piove (oh no!!). Nella sala
ritiro bagagli c'e' un altro ciclista che sta montando la sua bici e
Lo si aggrega e in un attimo la bici e' pronta e lo scatolone
abbandonato. Il ciclista e' diretto a sud (Lo e' diretto a nord) e
dice che se uno non visita la zona montuosa della Norvegia a sud di
Trondheim, e' come andare in Italia e saltare la Toscana! Sara', ma Lo
non e' proprio convinto: essendoci gia' stato milioni di anni fa, sa
che la costa nord della Norvegia e' spettacolare e non rimarra' deluso
neanche stavolta!! Comunque il ciclista consiglia a Lo un campeggio a
est dell'aereoporto dicendogli che i campeggi di Trondheim fanno
schifo. Lo si fida e si dirige a est (anche se dovrebbe andare a
ovest!), dopo una rapidissima spesa (inclusa sosta al distributore per
la benzina per il fornello). Deve necessariamente spendere la prima
notte in campeggio perche', data l'improvvisazione del viaggio, deve
testare la sua attrezzatura prima di allontanarsi da una citta'
provvista di negozi! Lo sbaglia strada clamorosamente e si deve fare
subito una ventina di km sotto la pioggia battente. Il campeggio
appare, ma e' dalla parte opposta del fiume e Lo deve trovare il piu'
vicino ponte ritornando indietro di parecchio. Il ciclista ha promesso
che la pioggia in Norvegia e' solo locale, speriamo bene! La grigia
campagna piovosa e' un po' triste, ma allietata da cespugli di lamponi
con frutti delle dimensioni di lampadine! Il campeggio tanto decantato
e' solo un prato coperto di roulotte, a fianco del fiume. Il signore
del campeggio tutto orgoglioso illustra la presenza di una cucina
coperta dove uno puo' cucinare se piove (effettivamente piove), ma
tale cucina non ha neanche una sedia o un tavolo: uno dovrebbe stare
in piedi a guardare il cibo che si prepara?! Lo comunque deve testare
il suo fedele fornello a benzina e non se ne cura troppo. Per fortuna
tutto fila liscio: sia la tenda, che il fornello (smette di piovere
per il tempo della cena) che il (nuovo) materassino. Siamo pronti per
il viaggio, ma il campeggio e' talmente deludente che Lo passera' il
resto del giro a campeggiare nella natura (in Norvegia non solo e'
permesso, ma addirittura incoraggiato!) Il giorno dopo per fortuna il
tempo e' bello e Lo attraversa Trondheim che e' molto carina e
attraversata (come tutta la Norvegia) da bellissime piste
ciclabili. Si entra in centro attraversando un ponte bordato da vasi
pieni di coloratissimi fiori e si arriva ad una strada di negozi
completamente decorata da coloratissimi ombrelli aperti sospesi: molto
colorato, ma anche di cattivo auspicio... Comunque che partenza
maestosa! Poco fuori dalla citta' trova il primo traghetto. I
ciclisti (e i pedoni) vanno a gratis su quasi tutti i traghetti! Lo si
gode il sole, ma presto arriva la pioggia: bisogna avere
pazienza... La strada che Lo vuole seguire (Eurovelo 1) e' un
tracciato per ciclisti da 11000km che parte da Capo Nord e arriva in
Portogallo. Lo ne seguira' un pezzettino in direzione opposta. La
traccia che ha scaricato dice di andare a sinistra, ma il sito web di
Eurovelo 1 diceva a destra: Lo decide per la strada dove girano meno
macchine, quindi a sinistra! Ottima scelta: presto si trova a
pedalare con pochissimo traffico. La giornata volge fortunatamente al
bello e Lo si gode la pedalata nelle condizioni ideali per il
ciclismo: sole, cielo azzurro solcato da nuvole bianche che corrono
sulle colline verdi, abbondanti cespugli di lamponi in cima alle
(dolci) salite e temperatura ideale per la pedalata. Ecco perche' si
continuano a fare queste vacanze!! Appaiono in lontananza dei ciclisti
che si fermano sorridenti. E' una coppia di olandesi(?) che hanno
venduto la casa e tutte le loro cose e hanno iniziato a viaggiare:
hanno in programma di fare il giro del mondo, anzi di viaggiare in
tutti i continenti! Sono qui: http://www.xplorid.today. Sono
molto simpatici e Lo gli consiglia un paio di posti spettacolari che
ha visto in giro per il mondo, raccomandandosi di non saltarli. La
strada ora inizia a salire e presto Lo si trova davanti a dei
bellissimi laghetti. Incuriosito da una sterrata che parte dalla
strada principale, Lo approfitta della sua mountain bike (bici per il
resto decisamente non adatta a questo tipo di viaggio) e si avventura
fino alla fine della strada. In lontananza si vedono delle colline
brulle coperte da radi abeti. In Valle d'Aosta abbiamo le rocce
montonate, cioe' sagomate dagli antichi ghiacciai, qui invece hanno le
montagne montonate! Si trova una bellissima radura vicino ad un
torrente che esce dall'ultimo laghetto spettacolare. Lo decide di
fermarsi e in un attimo la tenda e' piantata. Quando pero' si toglie
gli scarponi per entrare in tenda, il piede sprofonda di 30 cm nel
muschio e l'acqua gorgoglia copiosa. ARGH!! E' un prato pingue!!
Eppure Lo aveva oculatamente scelto un posto sopraelevato e anche
leggermente in discesa, da dove arriva tutta questa acqua!?!?! Niente
da fare: impossibile dormire qui. Lo smonta la tenda appena montata e
la rimonta in cima ad una collinetta poco lontano (dopo aver
ATTENTAMENTE testato il terreno!) Non si arrabbia neanche, perche' il
posto e' talmente pacifico che si sta in pace con il mondo! ...o
quasi: quando, nella migliore tradizione scout, la pasta asciutta cade
dalla pentola sul prato mentre si cerca di scolarla, qualche
imprecazione viene estirpata a forza nonostante l'ambientazione
arcadica. Il morale riprende pero' rapidamente quota: nonostante sia
pasta norvegese, condita con concentrato di pomodoro da tubetto, e
nonostante i pezzettini di muschio che ostentatamente rimpiazzano il
basilico, la pasta e' sorprendentemente buona! O forse e' la fame del
primo giorno di pedalata seria?! Sicuramente e' bastata una giornata
di pedalata in queste condizioni ottimali per lasciarsi completamente
alle spalle stress e situazioni di un anno complicato!! Evviva la
bicicletta. Il giorno dopo i laghetti si susseguono ai fiordi e non
c'e' molta distinzione tra i due: il panorama a livello del mare e'
praticamente alpino. Certo che mangiare lamponi, mirtilli e fragoline
di bosco al livello del mare non e' tanto comune! Passando vicino a
una fattoria, due alci si scostano dalla strada e si avventurano
pesantemente nel bosco, ma Lo e' troppo lontano per tentare il test
dell'alce con la bici. Si ferma a mangiare nel porticciolo di un
microscopico paesino dimenticato nel nulla: una scatoletta del
famosissimo Makrell fillet al pomodoro con pane, fantastico. Durante
la tappa pomeridiana accade l'escursione turistica. Un cartello
decanta il "buco nella roccia piu' grande d'europa scavato da un
torrente" o qualcosa del genere. Lo incuriosito si avventura. C'e' una
scaletta di legno che sale lungo una falesia di roccia verticale. La
scaletta e' bloccata da un asse di legno messo per traverso, ma Lo,
delinquente italiano, scavalca senza remora e si avventura. Su ogni
gradino della lunga scalinata c'e' segnato un nome di persona. Chissa'
chi sono? I cartelli esplicativi, rigorosamente solo in norvegese,
sono assolutamente incomprensibili. La falesia e' abbastanza verticale
e la roccia ben compatta. Chissa' se qui scalano? Probabilmente no:
la roccia sara' bagnata 6 giorni su 7. Infatti e' coperta di muschio e
licheni. Si arriva al famoso "buco nella roccia" che e' abbastanza
imponente, in effetti, ma c'e' solo meta' buco: la parete esterna e'
crollata in ere geologiche. Una buffa falesia nella montagna di fronte
ha la forma di una faccia. In alto degli enormi mulini a vento
sfruttano i venti artici. La norvegia e' molto bella
naturalisticamente, ma e' tutt'altro che selvaggia. Probabilmente ci
saranno anche posti selvaggi, ma irraggiungibili. I posti vicino alle
strade sono tutti costellati di abitazioni (tutte seconde case), fili
della luce e fattorie. Ogni fattoria ha la sua Audi o Mercedes o BMW
parcheggiata davanti: evidentemente le mucche rendono qui! (O forse
una Fiat Panda perderebbe le quattro ruote alla prima gelata seria?!?)
La sera si avvicina e Lo decide di allontanarsi dalla strada
"principale" per avventurarsi verso la fine di un fiordo. Ottima
scelta: il posto e' spettacolare. Dopo aver attraversato il paesino di
Mostervik (!!), l'asfalto finisce e si inizia a pedalare su uno
sterrato. Una renna (o un alce?) pascola tranquillamente in un
prato. Finisce anche lo sterrato e Lo tira di peso la bici lungo la
scogliera coperta di muschio. Il muschio e' talmente soffice che
sembra di camminare su spessi orsi di peluche. Parlare di "tappeto" e'
completamente improprio: non esistono al monto tappeti cosi' spessi
(30 cm!) e morbidi. Lo si ferma in cima ad uno scoglio e rapidamente
monta la tenda. Stasera non c'e' neanche bisogno del nuovo
(costosissimo!) materassino... E' ancora presto e c'e' una collina
poco distante che chiama: Lo recupera il binocolo e si lancia
all'attacco. Si vedranno le balene dalla cima?!? Scoprira' piu' avanti
che le balene non ci sono proprio qui, peccato. Pero' il panorama vale
sicuramente: una pace incredibile scende su tutto mentre il sole
lentamente (molto lentamente) scende. Qui la notte non e' mai buia
d'estate: siamo quasi al circolo polare... Lo torna alla tenda e si
cucina un marcissimo cuscus allietato dal Makrell fillet. Per fortuna
che quest'anno e' riuscito a trovare una bottiglietta per l'olio
buono! Arrivano moscerini e zanzare cattivissime e Lo si rintana nella
tenda: finalmente viene giustificata la sua rete antizanzare. Il
giorno dopo si riprendono i saliscendi per passare da un fiordo
all'altro. Lo si ferma per pranzo ad un lago e si tuffa per togliere
il marciume del sudore accumulato: meno male che c'e' il sole!! Ecco
perche' il sole veniva venerato come una divinita' nell'antichita'!!
Qui il traffico e' quasi inesistente e i laghetti si susseguono
idillici. Purtroppo ad un incrocio il traffico aumenta visibilmente e
Lo decide quindi nuovamente di abbandonare la strada principale e
addentrarsi su un'isola collegata con un imponente ponte
sospeso. Purtroppo pedala a lungo (lunghissimo!) senza trovare un
posto adatto per la tenda. Segue uno sterrato ma l'unico posto in
piano e' sulla spiaggia di fronte ad una casetta di norvegesi molto
poco ospitali: quando Lo gentilmente chiede se puo' mettere la tenda
sulla spiaggia, il permesso gli viene bruscamente negato. Lo chiede se
c'e' un altro posto, ma il norvegese fa capire che non e' un suo
problema: che Lo si arrangiasse... Lo faticosamente (ormai e' molto
stanco) spinge nuovamente la bici fino alla strada. Una radura che
sembra promettente a distanza e' totalmente impraticabile: il prato e'
bozzuto ed e' impossibile trovare due metri quadrati (due!)
ragionevolmente in piano per mettere la tenda e, dopo aver
faticosamente trascinato la bici, deve riportarla indietro al punto di
partenza. Per fortuna il prato conteneva abbondanti cespugli di
lamponi e quindi il bilancio non e' totalmente tragico. Ormai si sta
facendo tardi e Lo ritorna quasi fino al ponte dove aveva visto uno
spiazzo per picnic. Ottimo posto, anche se c'e' gia' un camper
parcheggiato. Lo pianta la tenda proprio sul bordo del fiordo e si
svacca a leggere il suo libro. Ogni tanto sente quello che sembrano
colpi di tosse provenire dal fiordo. Che sia una foca? Ogni volta si
vedono solo delle ondine e non si capisce chi e'.. Il giorno dopo Lo
chiede spiegazioni al camperista che da' una improbabile spiegazione:
una balena lunga un metro?!? Lo capisce che deve essere un delfino o
un tursiope. Infatti, poco dopo, mentre attraversa il ponte, vede un
paio di pinne caudali che scompaiono nel fiordo sotto al ponte. Che
spettacolo!!! Lo rimane un'ora estasiato a guardare il panorama
(spettacolare) e ad aspettare il ritono dei delfini. La giornata e'
bellissima e il traffico sul ponte e' quasi inesistente.. Si
rimarrebbe qui per tutto il giorno, ma la strada chiama e si riparte!
Attorno all'ora di pranzo, Lo si trova in una zona "montagnosa" tra un
fiordo e l'altro e quindi si ferma a mangiare su una collinetta
boscosa che si affaccia sul fondo di un profondissimo fiordo. Che
buffo, il posto sembra identico alle colline di Los Alamos (che pero'
e' a 2200 metri di altitudine!): rocce panciute divise da piccoli
canyon costellate di abeti. L'unica differenza e' il comodissimo e
profondissimo tappeto di muschio. C'e' il rischio di addormentarsi per
un'era geologica carezzati dalla brezza al sole e svaccati nel
muschio! Un nuovo breve traghetto ci porta ad un promontorio dove
nuovamente viene abbandonata la strada principale per cercare un posto
dove dormire: una spiaggia occhieggia dietro ad una curva e Lo si
trascina la bici per parecchie centinaia di metri di terreno infame
fino ad arrivare alla spiaggetta. Peccato che dietro al promontorio
c'e' l'ormeggio di una barca e i turisti deficienti che giocano a
trascinare con un motoscafo i bimbi su delle camere d'aria. Lo si deve
accollare il rumore del motoscafo smarmittato per tutta la
serata. Almeno sembra che i bimbi si divertano... Vabbe', non ci si
puo' aspettare che tutte le sere si trovi un posto in tenda nel nulla,
giusto? Comunque la vista dalla tenda sul fiordo merita e la cena di
pasta asciutta cucinata sugli scogli non delude: per la vista, non
certo per il sapore di pastaccia muffita. Lo ha comperato il famoso
salmone norvegese e prova (senza successo) a fare la pasta al salmone:
spaghetti spezzati (altrimenti non entrano nella gavetta), olio
d'oliva crudo e salmone tagliato a dadini. Evidentemente non va
preparata cosi', o perlomeno ci va un po' di limone... Ma va bene lo
stesso! Il giorno dopo un'altra tappa gradevolissima finisce (dopo un
traghetto) sull'isola di Vennesund. Lo e' un po' stanco ora, ma vale
la pena cercare un posto sperduto sull'isola. Lo incontra un
cicloturista tedesco (Noa) che gira con un bellissimo drone. Lo si fa
riprendere e si fa promettere che gli mandera' il video via mail,
speriamo! Come spesso accade in questi viaggi, Lo continuera' a
incontrarlo periodicamente fino alle Lofoten! E' il crepuscolo e c'e'
una bellissima luce, quindi le riprese saranno venute spettacolari,
anche perche' Noa segue Lo quando abbandona la strada e si avventura
sulla scogliera per piantare la tenda. Anche stanotte si dorme su una
scogliera spettacolare godendosi il tramonto e senza bisogno del
materassino (soldi buttati!) Lo e' oggi piuttosto stanco e non se la
gode come dovrebbe... Il giorno dopo, ripesa la strada principale,
compare un cartello che promette un itinerario lontano dalla
"autostrada 17" adatto per i ciclisti. Considerato che nella
"autostrada" passa una macchina ogni 10 minuti, veramente non sembra
necessario seguire una pista ciclabile, ma Lo si fa allettare dal
cartello che promette un itinerario nella natura. Ottima scelta: la
stradina perde presto l'asfalto e si snoda in mezzo alla campagna al
bordo del fiordo. Cartelli segnaletici molto dettagliati dirigono il
ciclista verso questo paesino di Borg che e' un nulla, ma a furia di
vedere indicazioni "Borg" diventa una meta imprescindibile del
giro. Ad un certo punto la strada diventa un sentiero single track in
una bellissima pineta e si esce su una spiaggia in mezzo al nulla!
Molto gradevole. Purtroppo c'e' bassa marea, sarebbe stato bello con
il mare fino al sentiero... Finalmente si arriva al mitico e agognato
Borg, ma purtroppo il supermercato e' chiuso (e' domenica) e Lo si
accontenta del negozietto del distributore. L'ormai tradizionale
cartone di latte al cioccolato viene accompagnato da ottimi panini con
uvetta che diventeranno da ora in poi un'altra imprescindibile
tradizione norvegese. Si riparte verso nord e poco fuori Borg c'e' lo
spartiacque metereologico del viaggio. Lo incontra un gruppetto di
tatticissimi cicloturisti diretti a sud che sono fermi lungo la
strada: c'e' un problema? No: si sono fermati solo per tirare fuori
l'attrezzatura da pioggia. Infatti a sud i nuvoloni stanno
incalzando. Lo e' contento di andare verso nord e si illude
(poveretto) di mantenere la pioggia a distanza. Presto viene invece
raggiunto (in un tratto isolatissimo e sperdutissimo) tra due
traghetti a nord di Borg e avviene il diluvio universale. Eppure lui
era convinto (dopo l'esperienza in Islanda) che la pioggia nordica
fosse una pioggerellina poco consistente oppure una pioggia intensa ma
di breve durata. Alla faccia, qui invece viene un diluvio di
intensita' e durata temporale infiniti. Per fortuna le borse e il
materiale sono ben protetti. Anche Lo e' abbastanza protetto: sta
inaugurando il nuovo goretex della Arcteryx (materiale di primissima
qualita', anche se molto costoso, ma in questi momenti si e' ben
felici di aver speso) ed e' asciutto sopra, ma purtroppo non sotto,
dove usa dei vecchissimi copripantaloni Marmot che evidentemente non
sono piu' impermeabili. I fedeli scarponi Meindl per ora reggono, ma
purtroppo non dureranno a lungo. La giornata e' veramente triste ed ha
un picco negativo quando un tir (cosa ci fa un tir qui?!?) supera Lo
coprendolo d'acqua. Per fortuna in mezzo al nulla appare una tettoia
per aspettare l'autobus e Lo si ferma per mangiare un po' di pane e
cioccolata e per aspettare che il diluvio passi un pochetto, leggendo
il suo libro elettronico. Finita la pioggia forte, si riparte e si
arriva in fondo al tratto isolato. Ci sarebbe da prendere un altro
traghetto. Purtroppo e' appena partito e il prossimo parte dopo
parecchie ore. Lo si avventura verso la punta di un promontorio nella
speranza di trovare un posto per la tenda, ma questo non si
materializza: ci sono solo campi recintati pieni di pecore. Il
panorama e' molto bello anche qui, con i verdi pascoli bordati da una
stranissima montagna a strisce, ma Lo non e' piu' tanto dell'umore
giusto oggi! Torna al traghetto e recupera l'acqua alla graziosa
chiesetta di Nordvika: le chiesette sono uno dei pochi posti dove c'e'
una fontanella pubblica (che serve per annaffiare i fiori dei cimiteri
attorno alla chiesa). Vicino c'e' anche un piccolo museo che ha il
tetto con il prato sopra (una caratteristica tipica della
Norvegia). Si prende il traghetto che dura molto e quindi si arriva a
Tjotta che e' gia' piuttosto tardi. Lo vede sulla cartina una stradina
che si addentra nella campagna dietro Tjotta e si avventura attraverso
un paio di pascoli di pecore/asini. Ottima scelta. E' un percorso
"turistico" probabilmente pensato da fare con gli sci da fondo che
arriva in cima ad una collinetta alle spalle della cittadina da cui
c'e' un ottimo panorama a 360 gradi. Il posto e' molto gradevole, ora
che ha smesso di piovere. Il giorno dopo, sulla strada appare un altro
cartello turistico: una chiesa molto grande circondata da un enorme
cimitero tradizionale fa capolino tra gli alberi e Lo si avvicina
incuriosito. La parte interessante e' il piccolissimo villaggetto a
fianco alla chiesa con le case tradizionali dai tetti di prato e,
soprattutto, una stranissima struttura modernissima (stile Zaha
Hadid). Dopo aver asportato un tratto di collina con un taglio
verticale molto netto, la hanno rimpiazzata con un museo coperto di
scaglie metalliche tipo Guggenheim di Bilbao. Una scalinata a fianco
del museo permette di salire in cima alla collina segata su cui
campeggia un monumento all'artista (Petter Dass) a cui e' dedicato il
museo. La parte piu' interessante e' la montagna che e' stata segata
di netto e poi levigato: come avranno fatto?!? Lo non e' molto
interessato a visitare musei artistici in mezzo al nulla, e si ferma
nel paesino a mangiare pane e cioccolata. Un cartello invita a fare
una passeggiata di un paio di km per arrivare ad un montarozzo
artificiale che dovrebbe essere un sepolcro del neolitico
(Haugsneset). Purtroppo il sentiero non sembra praticabile in bici e
Lo non e' certo dell'umore di farsi 5 km a piedi tra andata e ritorno,
anche se il meteo ora si e' ripreso. Peccato... Si continua la strada
e si arriva ad una quasi citta' (Sandessjoen) dove Lo fa rifornimento
al tradizionale supermercato Rema 1000. Appena esce si mette a
piovere! Lo deve fare il suo attesissimo picnic in una triste sala
d'attesa di un traghetto, che pero' almeno e' un posto riparato e
tranquillo. Per fortuna era un falso allarme e la pioggia smette
presto e riappare il sole. Lo continua attraversando un enorme ponte
da cui c'e' un panorama molto bello sulle montagne circostanti. Dopo
il "traffico" della citta', per fortuna qui le macchine si diradano un
po' e la vacanza riprende quota, grazie anche ad uno spettacolare
(spettacolarissimo) arcobaleno che passa da una parte all'altra di un
fiordo durante l'attraversamento in traghetto. Scendendo dal
traghetto, il tempo non sembra stabilissimo, ma Lo ha la tenda
asciutta e si avventura alla ricerca di un posto dove piantarla che
aveva visto dal traghetto. Una scogliera a picco sul promontorio in
fondo al fiordo (dove finiva l'arcobaleno) viene presto raggiunta
(anche se si deve trascinare la bici di peso attraverso un campo
fradicio). Il posto e' bellissimo, la tenda e' presto montata, ma
purtroppo gli scarponi iniziano ad essere fradici. Lo sacrifica un
preziosissimo paio di calze asciutte pur di avere i piedi asciutti. Al
Rema 1000 Lo aveva trovato la Fyrstekake, torta tradizionale norvegese
che avevamo mangiato ripetutamente nel precedente viaggio e se ne
scofana piu' di meta' per cena: certo che il cicloturismo fa venire
una fame atavica! Purtroppo deve tenere la tenda chiusa perche' piove
ancora e quindi il giorno dopo deve riporla ancora bagnata. Per
tornare alla strada, taglia direttamente attraverso il mare, grazie
alla bassa marea, e quindi la bici si impiastriccia tutta di
fanghiglia salata corrosiva e altamente appiccicaticcia. Il giorno e'
nuovamente triste anche se non piove a dirotto, ma abbastanza da
rendere la pedalata piuttosto miserabile: Lo si dispera, anche perche'
la tenda e' bagnata dalla notte e gli scarponi non tengono piu' e
rimanere tutto il giorno con i piedi (e le gambe) a mollo sotto
l'acqua battente non e' il modo migliore di passare le vacanze. Le
previsioni norvegesi sono poco affidabili, oppure l'iconcina del sole
sopra alle nuvole serve solo per ricordare che nell'universo, da
qualche parte oltre alle nuvole, il sole continua ad esistere... I
traghetti da prendere vengono usati per scaldarsi e cercare
disperatamente quanto inutilmente di asciugarsi. L'attrezzatura buona
non e' quella che non si bagna (cosa impossibile in certi casi) quanto
quella che si asciuga presto. L'attrezzatura Arcteryx (goretex e
t-shirt in lana merino) sono ovviamente all'altezza, i pantaloni da
bici di Decathlon e gli antichi copripantaloni Marmot decisamente
no. Purtroppo anche gli scarponi sono ormai intrisi:
l'impermeabilizzazione ha ceduto rapidamente. Lo decide di dormire in
una hutte (un bungalow) nel campeggio Polarcamp, largamente
pubblicizzato lungo la strada, ma tutte le hutte sono occupate!!! Per
fortuna c'e' un b&b nel paesino di Kilboghamn che viene offerto su
booking.com e Lo si precipita. La signora non e' particolarmente
gentile e si approfitta, ma almeno stasera si dorme al caldo e
(soprattutto!) si puo' fare una doccia calda. Lo ne approfitta anche
per un bucato provvidenziale e stende tutto sul (quantomai necessario)
termosifone. E pensare che in Italia si lamentano dei 42 gradi
centigradi in questi giorni! Anche la tenda e il telo sottotenda
vengono srotolati in mezzo al soggiorno per asciugarli: speriamo che
la signora antipatica non torni! C'e' pure un fornello a disposizione
e Lo si cucina una pasta come una persona civile stasera e perde
conoscenza in un vero letto, sotto un morbido (e necessario) piumone!
Action, con una giornata cosi' ci voleva proprio. La mattina dopo non
piove e Lo si avvia al traghetto speranzoso. Purtroppo il tempo non
tiene e anche oggi si pedala sotto l'acqua per tutta la mattina. Per
fortuna non piove forte ma il morale e' proprio basso. Certo che le
vacanze in bici danno delle belle soddisfazioni, ma sono indubbiamente
durissime! Per fortuna il sole ad un certo punto fa timidamente
capolino fra le nuvole e, anche se insufficiente ad asciugare gli
scarponi che si sono purtroppo nuovamente inzuppati, riesce a fare
riprendere un po' quota alla giornata. Durante un traghetto viene
attraversato il circolo polare artico, segnato da una scultura messa
sulla sponda. Lo e' un po' deluso perche' sperava di superarlo
pedalando, ma il posto e' molto suggestivo anche se il tempo non e'
bello (anzi forse proprio per quello) e da' un'idea di selvaggia
sperdutezza totale. Ora la parte ciclabile prende un tragitto diverso
dalla strada principale dove c'e' un lungo tunnel impraticabile alle
biciclette e il (gia' poco) traffico si annulla completamente. Lo
decide di provare a campeggiare perche' la tenda e' asciutta e vuole
vedere se riesce a montarla sotto la pioggia senza tragedie. In
effetti, seguendo una stradina sterrata oltre alla fine della strada
asfaltata (che finisce al porticciolo di un traghetto) trova una
radura su una falesia che da' su tutta la baia. Il panorama e'
spettacolare, ma purtroppo dovra' tenere la tenda chiusa per via della
pioggia. Fortunatamente smette di piovere durante il momento in cui la
tenda viene montata, ma succede la tragedia: la tenda era stata
riposta male (nel soggiorno del b&b) e Lo ci mette il triplo a
montarla perche' continuano a invertirsi i tiranti, mentre inizia a
piovigginare. Per fortuna viene montata prima di farsi prendere dallo
sconforto e Lo puo' dormire sull'ormai tradizionale tappeto di
muschio. Purtroppo il giorno dopo deve riporla ancora bagnata. Per
fortuna e' un'ottima tenda (ricordarsi: l'attrezzatura buona e' quella
che si asciuga presto) e quando viene montata si asciuga in brevissimo
tempo se c'e' un minimo di aria. Il giorno dopo un contrattempo:
siccome non siamo sulla strada principale, i traghetti sono qui
rarissimi e Lo stupidamente non aveva controllato gli orari. Sono le
nove quando arriva al molo di Vassdalsvik (dopo una sosta tattica per
lamponi) e il primo traghetto e' alle 14:20!!! Mannaggia. Non c'e'
alternativa: bisogna per forza aspettare. Lo fa un piccolo giro nella
bella spiaggia a fianco al molo dove degli antichi attrezzi dei
pescatori sono mangiati dalla ruggine e poi si mette a leggere il suo
libro nella sala d'attesa, cercando disperatamente (e inutilmente) di
asciugare gli scarponi. Tutto sommato una pausa ci puo' anche stare,
anche se le panchine della sala d'attesa avrebbero potuto essere un
po' piu' comode! C'e' anche un accenno di pioggia, ma per fortuna e'
un falso allarme e il resto del giro sara' tempo bello (almeno,
dignitoso) e, a tratti, bellissimo per fortuna. Anche i suoi scarponi,
eventualmente finiranno per asciugarsi! Un promontorio promettente
(Sauberget) appare sulla carta: e' uno dei pochissimi posti del giro
da cui si puo' vedere il mare aperto, senza isole davanti. Lo pedala
fino alla fine della strada, poi procede deciso fino alla fine della
sterrata e infine prende un'infame stradina in mezzo ad un pascolo di
mucche e pecore. Spinge la bici fino a dove e' pedalabile (per una
volta e' comodo avere una mountain bike), e poi la abbandona. Si apre
un panorama incredibile: il cielo e' infinito, il mare aperto (senza
isole) e' un infinito di un ordine superiore. Il gioco delle nuvole
contro il mare e' di una grandiosita' spropositata. Lo rimane a lungo
a contemplare lo spettacolo appollaiato su uno scoglio in fondo al
nulla: questo momento mistico vale da solo tutto il viaggio e il cuore
si allarga: sembra di toccare l'assoluto... Che ironia sublime se una
natura cosi' incredibile fosse veramente senza nessun significato, se
tutto fosse veramente il risultato di qualche fluttuazione quantistica
senza nessun motivo, scopo o fine, se l'universo davvero fosse in uno
stato quantistico puro senza nessuna struttura ad alto livello!! E' un
pensiero talmente sopraffino che varrebbe la pena che esistesse un Dio
solo per farsi beffe di noi che cerchiamo di dare un significato a
tutto questo nulla, incredibilmente bello. Lo riprende la strada del
ritorno con l'anima sollevata, ma viene riportato bruscamente alla
realta' terrena venendo fulminato sonoramente dal cancello
elettrificato per le mucche uscendo dal pascolo. Un quasi arresto
cardiaco e una pioggia di imprecazioni evaporano le considerazioni
filosofiche che svaniscono istantaneamente in una scintilla
anti-vacca. La pedalata riprende sommessamente. Inizia a sembrare
possibile fare qualche giorno di puntatina alle Lofoten e Lo inizia a
spingere la tappa: cerca di tirare il piu' possibile, ma purtroppo
questo vuol dire che, quando scopre che l'area che aveva puntato non
e' adatta a piantare la tenda, dovra' farsi ancora parecchi km e
arriva devastato. Soprattutto perche' alla fine inizia una
pioggerellina fine fine (anzi, piu' un'umidita' diffusa che una
pioggia) e Lo sta quasi facendosi prendere nuovamente dallo
sconforto. Per fortuna non inizia a piovere seriamente e appare una
stradina sterrata che porta Lo ad una radura che sembra fatta apposta
per mettere la tenda. Peccato che la stanchezza non gli permette di
gustarsi il posto che e' molto bello: un promontorio a cavallo tra due
fiordi con il tradizionale tappeto di muschio-peluche. Lo perde
totalmente conoscenza stremato, ma il giorno dopo si riprende
visibilmente dopo aver dormito come un morto, per fortuna. Oggi si
vuole arrivare presto a Bodo e quindi si parte di buon mattino e si
pedala spediti. Peccato, perche' ci sono dei posti che, dalla mappa,
sembrano molto promettenti e le imponenti montagne montonate che
appaiono tra gli alberi sono bellissime, ma non c'e' tempo se si vuole
fare un giro alle Lofoten. Il programma ambizioso di oggi: arrivare a
Bodo, cercare una scatola per la bici per il volo di rientro,
lasciarla all'albergo gia' prenotato per l'ultima notte e saltare sul
traghetto per le Lofoten. Il programma si complica ancora di piu'
quando Lo scopre da una simpaticissima coppia di cicloturisti (lui
tedesco, lei francese) che il traghetto per le Lofoten parte alle 16 e
arriva alle 20 (4 ore!) Il traghetto successivo arriva alle 22, troppo
tardi... Ce la fara' il nostro eroe? Scatta la sfida, grazie anche al
fatto che il morale e' risalito alle stelle grazie al bel sole e al
simpatico incontro con i cicloturisti (che in realta' Lo aveva gia'
incontrato un paio di volte durante il diluvio). Lo si piega sui
pedali e via di corsa (si fa per dire: la sua pachidermica bici da
viaggio e' totalmente inadatta a queste tappe di trasferimento
veloci). Un cartello turistico: fra 3 km c'e' il Maelstrom! Che sia
quello famoso raccontato da Edgard Allan Poe? C'e' un enorme ponte ed
effettivamente si vedono dei violentissimi mulinelli e sobbollimenti
di acqua, ma niente di paragonabile al tragico racconto di EAP (che e'
sicuramente molto, ma molto, romanzato). Lo incontra un altro
cicloturista (statunitense) che gira in assetto leggero da
bikepacking. L'americano ha un problema al deragliatore posteriore e
suggerisce a Lo un negozio di bici a Bodo a cui lui stesso e'
diretto. Lo tenta inutilmente di stargli dietro, ma riesce a
tallonarlo per circa 10 nanometri prima di essere lasciato
clamorosamente al palo. L'ingresso a Bodo non e' particolarmente
gradevole, ma avviene tutto su bellissime piste ciclabili. Lo si
dirige al negozio suggerito dall'americano e lo trova in un orribile
centro commerciale. C'e' un commesso handicappato che e' gentilissimo
con Lo e gli recupera dal magazzino una bellissima scatola per
bicicletta, fantastico. Anche gli altri commessi sono molto simpatici
e gentili, grazie negozio XXL di Bodo!! Lo ricambiera' la gentilezza
comprando li' i suoi souvenir il giorno prima di partire (incluso un
sedile da campeggio fatto di pelo di renna!). Con lo scatolone
sottobraccio, Lo si dirige verso l'albergo. Con una pesantissima bici
in pieno assetto da viaggio, la cosa non e' banale, ma per fortuna
sono solo un paio di km. Anche il portiere dell'albergo e'
gentilissimo e si prende volentieri carico dello scatolone. Lo e' di
molto sollevato: quella che sembrava un'impresa molto complicata si e'
risolta immediatamente. C'e' anche tempo di fare una rapida spesa
prima di arrivare al traghetto con ampio anticipo! L'americano e' gia'
li', ma la coppia tedesco/francese non ce l'ha fatta. Lo si gode il
picnic su un tavolino al sole sul porto. Ha trovato lo Skyr! E' una
specialita' islandese buonissima: una specie di incrocio tra formaggio
e yogurt che non e' ne' l'uno ne' l'altro (e' fatto solamente di
proteine, non ha grassi) ed e' molto buono. C'e' tutto il tempo per un
abbondante picnic prima di saltare sul traghetto, dove Lo scopre
un'altra coppia di cicloturisti (svizzeri) che aveva incontrato tempo
prima, nonche' Noa, il cicloturista tedesco che l'aveva filmato con il
drone. Inoltre la coppia tedesco/francese appare all'ultimo momento:
ce l'hanno fatta anche loro!! Viaggiando si creano questi legami con i
propri compagni di viaggio, e si passa il tempo della traversata
scambiandosi racconti di viaggio. Lo, con le sue misere due settimane
di viaggio, e' il piu' scacino: gli altri sono tutti partiti dai
rispettivi paesi d'origine e stanno viaggiando tutti da piu' di un
mese!!! Lo alza l'eta' media di parecchio, ma nessuno ci bada. Anche
questo traghetto e' gratuito per i ciclisti anche se e' un traghetto
da piu' di 100km e 4 ore di viaggio: che strano... Il tempo e'
spettacolare: e' uno dei pochissimi giorni di bel tempo qui. Lo forse
vede in lontananza un delfino, ma non e' sicurissimo: purtroppo il
traghetto e' molto veloce e lui non e' abbastanza svelto con il suo
binocolo. L'arrivo alle Lofoten e' un po' traumatico. Il posto e'
molto molto turistico e c'e' un continuo traffico di camper e macchine
di gitanti. Non e' facile trovare un posto per piantare la tenda (e di
camping neanche l'ombra qui) e bisogna pedalare quasi 20 km. Data la
corsa della mattina, Lo e' un po' provato, ma il tempo e' bellissimo,
e il posto che alla fine trova e' talmente spettacolare (scogliera a
picco sul mare) che la stanchezza non pesa affatto. Durante la
pedalata serale, Lo incontra una comitiva di italiani visibilmente
provati che scendono da una scalinata nel bosco. Chiede incuriosito di
cosa si tratta e una ragazza gli fa vedere delle foto spettacolari
prese da una vetta qui sopra. "Magari al ritorno" pensa Lo: chissa' se
riuscira'? La mattina dopo scopre che Noa ha piantato la tenda poco
lontano da lui, pero' oggi non ha voglia di pedalare molto e rimane
indietro per fare riprese con il drone. Lo non ha molti giorni e non
puo' purtroppo permettersi di oziare. Il tempo e' di una bellezza
incredibile per le Lofoten. Lo vede una coppia di contadini che hanno
la fattoria sulla spiaggia che si sono incantati a guardare il fiordo
nel sole: probabilmente e' uno spettacolo unico anche per loro. Che
posto incredibile. La fama delle Lofoten viene interamente
giustificata da questa giornata di bel tempo e le carovane di camper
(moltissimi italiani) sono oggi pure tollerabili. Dietro ad una curva
appare uno spettacolo totalmente inaspettato per un'isola a nord del
circolo polare: c'e' una spiaggia tropicale di sabbia bianca. Lo e'
talmente incuriosito che si avventura con la bicicletta sulla spiaggia
dopo averla sollevata di peso (ma quanto pesa?!?!) oltre ad un
cancello. Chiede ad un turista italiano di fargli una foto (che viene
spettacolare) e questo gli risponde dandogli del "lei". E pensare che
Lo pensava di aver perso qualunque forma di rispettabilita', anche
grazie all'olezzo devastante che si solleva dalla sua persona e dalla
sua attrezzatura (soprattutto i marcissimi scarponi)! Forse il profumo
viene mascherato dall'afroma dei pesci messi a seccare su impalcature
di legno? Ne dubito, ma speriamo. Altra pausa pranzo a base di Skyr su
un'altra spiaggia "tropicale", dove frotte di surfisti si allineano
sulla battigia vestiti di pesanti mute artiche, ma oggi il tempo e'
troppo bello e non c'e' un'onda degna di questo nome. I bimbi surfisti
sembrano divertirsi un sacco lo stesso pero'. Dopo un lungo giro
attorno ad un profondo fiordo, Lo spia una stradina microscopica che
segue la riva. Proviamo ad esplorare? Ottima scelta. Il traffico
scende a zero, mentre il panorama sale a 1000. La strada finisce in un
paesino sperdutissimo sotto un'altissima falesia. Che posto
incantevole: anche qui c'e' un'altra spiaggia bianca, ma qui siamo in
pieno oceano: di fronte a noi c'e' solo il polo nord! Lo si ferma per
farsi un autoscatto lungo questo spettacolare tratto di strada e
scopre che ha perso una delle sue calze muffite (per via della puzza
erano state appese fuori dalla borsa). Certo non va bene lasciare in
giro scorie radioattive in un posto cosi' bello. Per fortuna (o forse
no) la calza viene ritrovata sulla stradina nel tornare verso la
strada principale. L'asfalto e' visibilmente crepato, ma non sembrano
esserci sversamenti di liquami radioattivi e la catastrofe ambientale
viene prevenuta. Lo supera il paesino di Leknes e decide di farsi i
due promontori che seguono, in modo da togliersi dalla strada
principale. In cima alla salita che separa i due fiordi, Lo incontra
una famiglia di cicloturisti francesi: padre, madre e due bambini di
una decina di anni, ognuno sulla sua bici e le sue borse da
viaggio. Che bravi. Lo gli fa i complimenti e si vede che li
apprezzano. Anche oggi non e' facile trovare un posto per la tenda e
la punta del promontorio (che sembrava promettente sulla cartina) non
ha posti adatti. Lo supera il paesino di Stamsund che non gli dice
niente, ma c'e' parcheggiata una buffa 600 con dentro dei manichini:
uno dei quali legato come un salame. I piedi di un altro manichino
spuntano dal cofano della macchina. Sembra che li' abiti uno strano
artista. Il paese ha anche un paio di teatri! Dopo aver inutilmente
esplorato un paio di stradine sterrate, Lo spia una collinetta isolata
e trascina di peso la bici attraverso la brughiera. Una fatica immane,
ma il posto vale. Purtroppo accade una piccola tragedia. Non ci sono
molti posti in piano e nel posto prescelto la tenda prende il vento di
lato. Dopo aver finito di montarla, Lo si rende conto che non puo'
sopravvivere. Deve smontarla da capo e rimontarla poco piu' lontano in
modo che il vento la prenda di infilata. Ovviamente ora e' in
discesa. Lo riesce a cucinarsi una veloce pasta e si imbusta nel sacco
a pelo. Giocando con il suo fedele GPS scopre un antichissimo waypoint
"Norvegia partenza" che punta al paesino di Stamsund che ha appena
passato! Che combinazione, senza volerlo, Lo ha praticamente concluso
il suo viaggio laddove avevamo iniziato il viaggio la volta
precedente. Purtroppo il vento e' comunque troppo forte e non si
riesce a dormire, anche perche' Lo e' preoccupato che la tenda si
danneggi. Deve smontarla e rimettersi a dormire all'addiaccio. Per
fortuna ha il sacco a pelo pesante e non e' un problema, anche se deve
chiuderlo completamente (pensando nuovamente ai 40 gradi centigradi in
Italia). E pensare che aveva bestemmiato la scelta del sacco a pelo
pesante fino al giorno prima: troppo caldo e troppo poco traspirante
per dormire in tenda... Che giornata pesante, ma di soddisfazione. Lo
perde conoscenza e dorme come un morto cullato dal vento che gli
sfiora la faccia. Il giorno dopo per fortuna c'e' ancora il sole,
anche se si vedono in lontananza arrivare le nuvole. In un attimo il
campo e' smontato (bella forza: la tenda era gia' stata riposta) e si
riparte! Il viaggio e' finito e ora si tratta di rientrare verso Bodo,
ma abbiamo ancora una notte e Lo vuole sfruttarla appieno. Si dirige
verso un altro posto sperdutissimo dove la strada finisce nel nulla:
il paesino di Uttakleiv. Nuovamente si trova davanti ad una spiaggia
molto bella, ma ha una gradevole sorpresa: il paesino e' raggiungibile
via auto da una galleria oppure da una stradina sterrata che gira
attorno al promontorio. Ottimo: parte la sfida dello sterrato. La
pedalata e' gradevolissima, anche se oggi e' molto nuvoloso e fa
freddo e vento. Questo da' un tono alla giornata. Si arriva al paesino
in mezzo al nulla (altra spiaggia bellissima) incontrando solo
pedoni. Lo fa anche due passi sul versante della montagna per vedere
il panorama dall'alto. Un posto veramente di frontiera. Un cartello
spiega che fino al 1850 il paese era raggiungibile solo da una infame
strada che fa un passo montano li' sopra. Poi aprirono la strada
costiera (con molta fatica e molta dinamite) e solo di recente hanno
aperto la galleria (con tanti ringraziamenti al politico locale che li
ha appoggiati) per evitare le slavine che di inverno rendono la strada
costiera molto pericolosa per i bambini che devono andare a scuola. Il
paese ha una bellissima radura molto rigogliosa dietro alla spiaggia,
e si capisce che la gente voleva abitarci nonostante le difficolta'
logistiche. Lo fa ridere una ragazza autoctona chiedendole se si
vedono le balene da qui. No, le balene si vedono solo se si va in mare
aperto. Rientrando lungo la strada costiera (ovviamente) Lo si ferma a
cucinarsi un marcissimo piatto di instant noodles. Si ferma un
vecchietto molto prestante che gli chiede qualcosa in norvegese. Lo
rimane perplesso, ma lui immediatamente passa all'inglese e racconta
che e' un nativo di questa isola, di cui e' molto orgoglioso, ed aveva
chiesto a Lo (per scherzo) quanto costava una tazza di caffe',
vedendolo armeggiare con il fornellino. Lo gli da' un generoso pezzo
di cioccolata che lui accetta di buon grado. Dice che ha un caro amico
italiano a Rivoli che era un pilota di elicotteri che ha conosciuto a
Beirut: evidentemente si tratta di un ex soldato. E' molto simpatico
e, vedendo i famosi scarponi di Lo, gli chiede se ha scalato qualche
montagna delle Lofoten. Gli suggerisce di scalare la Reinebringen, che
(dopo una rapida consultazione della cartina) Lo scopre essere il
posto dove aveva incontrato gli italiani due giorni prima. Senz'altro
ci si provera', ma il tempo a disposizione e' ormai proprio
scarso. Dopo, Lo esplora un'altra caletta sperduta nel nulla (Myrland)
dove non c'e' anima viva, ma il vento frange delle spettacolari onde
sugli scogli e Lo rimane meditativo a guardarle a lungo. Purtroppo la
strada non continua lungo la spiaggia e bisogna tornare indietro. Lo
si dirige verso il paese di Nusfjord. Dalla sua cartina sembra che ci
sia una strada che gira attorno a quel promontorio e quello gli
permetterebbe di rientrare senza rifare la strada gia' fatta
all'andata il giorno prima. Purtroppo non finira' bene! Il paese di
Nusfjord e' molto carino: hanno cercato di preservarlo per i turisti e
ci sono dei bei ristoranti e musei di come si viveva nelle Lofoten in
passato. Lo attraversa il paesino e si dirige convinto verso la
putativa strada. Povero illuso: e' un sentiero che chiamare sentiero
e' un'espressione di fede e di profondo ottimismo. Dopo aver sollevato
la sua bici oltre 10 alla 18 massi, per fortuna incontra degli
escursionisti zainati che lo guardano come se avessero visto un
marziano: dove vuole andare questo qui!?!? No, non c'e' nessuna
strada, c'e' solo un lunghissimo, infame e difficilissimo sentiero
(con tanto di scale e catene) che e' assolutamente impraticabile in
bicicletta e molto difficile anche a piedi! Oh, no!!! Lo si dovra'
rifare tutto il promontorio al contrario. Pero' ormai e' tardi e Lo
pianta la tenda alle spalle del paesino di Nusfjord in un posto molto
carino da cui si spia il fiordo. L'ultima sera in tenda e l'ultima
pastaccia al pomodoro rancido! Il giorno dopo Lo punta a prendere il
traghetto delle 14:45, ma, a causa della debacle del giorno prima,
dovra' farsi un sacco di km. Per fortuna (o forse no) si sveglia
prestissimo e alle 7 e' gia' in sella alla bici. Oh, no! Si e' persa
la bottiglia di plastica dell'acqua da un litro e mezzo. Anche se
ormai non serve piu', di sicuro non si puo' abbandonare in mezzo alla
natura incontaminata, e Lo deve tornare indietro di corsa. Per fortuna
si trova subito (era rotolata in fondo al pendio della tenda) e Lo e'
presto di nuovo in sella. Si deve rifare la strada di due giorni
prima, ma e' ancora troppo presto per il traffico turistico e la
strada scorre via veloce, grazie anche al vento a favore in qualche
tratto (e, ovviamente, contrario nei tratti opposti del fiordo). In
breve Lo si trova ai piedi della Reinebringen. Che si fa? Sono ancora
le 10, ma e' una montagna da 660 metri. C'e' tempo? Lo decide di
lanciare una sfida a se' stesso e prova a cronometrarsi (cosa che non
fa mai). Decide che alle 12 massimo tornera' indietro. Abbandona la
bici contro un sasso (speriamo bene) e via di corsa. Si e' gia' fatto
42km di bici con una mountain bike in assetto di viaggio, ma e'
supercarico: via!!! Sale come un fulmine, aiutato anche dal fatto che
il sentiero e' quasi verticale, superando schiere di turisti che
stanno sputando due o tre polmoni. Nessuno lo supera e in soli 22
minuti e' in cima alla scalinata. La gita non e' ancora finita: via di
corsa sul crinale. Scatta il cronometro ad un rispettabilissimo 39
minuti per fare 610 metri di dislivello (da 7 metri sul livello del
mare a 618 segnati dal gps). Niente male: il motore funziona ancora
bene!! La vetta piu' alta (a 660) e' ancora oltre, ma non e' molto
invitante perche' e' avvolta nelle nuvole e Lo si ferma a guardare il
panorama spettacolare da questa anticima. Dopo poco le nuvole si
sollevano e Lo non puo' trattenersi dal continuare. Ora c'e' poco da
correre perche' il sentiero diventa molto impegnativo e un passo falso
rischia di portare ad un repentino decollo ed ad un ancora piu'
repentino atterraggio alla base della falesia 400 metri piu' in
basso. Per inciso, quasi tutti i turisti si sono fermati in cima alla
scalinata, qualche coraggioso e' arrivato fino all'anticima e solo tre
persone sono sul sentiero per la vera cima. In breve anche Lo arriva
alla cima, superando una improbabile ragazza vestita con una maglia
Playboy rosa, con le unghie sfavillanti multicolorate di giallo e
fucsia, e i capelli afro verde elettrico. Una persona ribollente e
multicolorata anche nell'anima, visto che in punta fa amicizia con
tutti e si fa fare foto a raffica, mettendosi in posa come una
professionista. Che persona buffa. Si offre anche di fare una foto a
Lo (che ha lasciato la macchina foto e il telefono piu' in basso,
visto che non ha uno zaino e si era portato su la scomodissima borsa
anteriore della bici). Certo che si incontrano le persone piu'
incredibili: che bello viaggiare! Il panorama da qui e'
incredibilmente bello e ha fatto bene il vecchietto norvegese a
insistere che Lo salisse qui: si vedono entrambi i lati dell'isola,
anche se il lato nord e' purtroppo un po' nascosto dalle nuvole. E'
ora di scendere e Lo si avventura a passo sicuro sul precario
sentiero. In Italia avrebbero messo delle catene: sicuramente non
vorrei essere qui in un giorno di pioggia (cioe' circa 363 giorni
l'anno). Ora a Lo e' venuta la paranoia di aver lasciato la bici giu',
e scende di corsa (letteralmente) sotto gli sguardi stupiti dei
turisti arrancanti (ma da dove spunta questo qui!??). Per fortuna la
bici c'e' ancora e Lo, dopo aver aspirato un muffin doppio cioccolato
da una narice e' nuovamente in sella: c'e' ancora tempo per arrivare
ad A? Certo: via! Il paese di A e' il primo paese delle Lofoten e
anche il primo paese del mondo in ordine alfabetico: e'
imprescindibile arrivarci. Lo si ferma a fare un provvidenziale picnic
sul molo che da' sul grazioso paese costellato di casette su
palafitte. Si scola d'un fiato un litro e mezzo di sugo di frutta
comprato in un provvidenziale supermercato li' vicino: piena crisi
ipoglicemica! C'e' ora giusto il tempo per tornare di corsa fino al
traghetto per Bodo. Qui Lo, contravvenendo a tutti i suoi principi,
rivolge la parola ad un motociclista italiano su una rombante
Harley-Davidson: solo un motociclista puo' prendersi la benzina
avanzata del fornello di Lo, che non puo' certo portarsi sull'aereo,
ne' puo' buttarla nella fogna. Il motociclista, nonostante la sua tara
di essere un motociclista su una moto rumorosa, e' tutto sommato
simpatico e fa parte di una grossa comitiva di bikers molto allegri, i
"Santi", che sono addirittura seguiti da un furgone con il loro
logo. Sembrano tutti molto affiatati fra loro. Nella fila per il
tragetto, Lo conosce un cicloturista belga con cui discute
animatamente per tutto il tragitto. E' un ragazzo che ha studiato
ingegneria fisica (conosce anche un collega belga di Lo, Nicolas Cerf,
che e' stato suo professore) e ora fa il professore delle superiori e
gira in bici nel tempo libero. Illustra i suoi viaggi, molto numerosi
e lunghi e la sua tatticissima bici: una Kona da 1600 euri che e' un
modello che Lo aveva preso recentemente in considerazione. Magari in
futuro! E' molto simpatico, ma anche lui e' in viaggio da settimane ed
e' a meta' del suo viaggio. Il povero Lo si deve "accontentare" delle
sue due miserrime settimane!!! Lo arriva piegato all'albergo dove
perde conoscenza dopo una provvidenziale doccia bollente che ha
inquinato tutte le falde acquifere a nord del 66esimo parallelo. I
vestiti di Lo devono essere messi in isolamento a confinamento
magnetico, ma per fortuna la sua maglietta e' ancora utilizzabile, e
un paio di pantaloni in fondo ad una borsa e' ancora (quasi)
dignitoso. Il giorno dopo si parte prestissimo con lo scatolone sotto
braccio. All'aereoporto in un attimo la bici e' inscatolata e
l'attrezzatura e' imbustata. Nonostante i pasticci pregressi
(maledetta Wideroe), e pagando un notevole sovraprezzo, Lo riesce a
fare il check in della bici e puo' finalmente rilassarsi. Il
tachimetro si ferma su 1228 Km pedalati (non contando, ovviamente, i
pezzi dei traghetti). Il viaggio di ritorno e' gradevole su tre scali:
Bodo-Bergen, Bergen-Amsterdam, Amsterdam-Linate. Sul secondo volo, per
la prima volta in decenni Lo non e' seduto al finestrino, dove c'e'
una ragazza olandese molto simpatica (studentessa universitaria) che
racconta a Lo del sistema universitario in Olanda e dei suoi sogni
della sua vita. Che bello avere tutta la propria vita davanti!
L'arrivo a Linate e' liscissimo anche se sembra che la bici non sia
arrivata, e invece il ritiro dei bagagli fuori misura era in un angolo
diverso da quello indicatomi da ben due persone, due! Lo riesce a
montare la bici nell'aereoporto sotto lo sguardo stupito della signora
dell'ufficio bagagli smarriti. Esce dall'aereoporto pedalando: che
stile! Ma quasi finisce in tragedia quando una enorme Mercedes gli fa
il pelo dopo aver fatto 10 picometri di strada. Occhio, Lo: siamo a
Milano, non in mezzo ad un fiordo norvegese. Tutto sommato la pedalata
per Milano e' gradevole e non fa troppo caldo. Invece di prendere il
marcissimo treno, perche' non farsela in bici?!? Lo pedala fino a
Pavia (36km da Linate) lungo la gradevole pista ciclabile del
naviglio. Arriva a casa smontato, ma contento: che bella avventura
anche stavolta! Fantastica Norvegia!
Indietro