Le dieci cose più belle del viaggio sulle Ande
l'immensità degli spazi accompagnata dalla diversità delle forme e dei colori dei rilievi che si stagliano contro il cielo sempre azzurro
sprofondare nel sacco a pelo sotto la volta di stelle dopo una giornata massacrante di pedalata
il silenzio assoluto, in quei rari momenti in cui non tira vento
l'assenza di umanità e infrastrutture (le “strade” non asfaltate che abbiamo percorso non possono essere considerate infrastrutture)
Salar de Cauchari e la tempesta di sabbia rossa
la salita a Portezuelo Paranal (4836 m): noi lenti lenti come lumachine assonnate, i camion fermi da ore (per fortuna a motore spento e con i camionisti molto rilassati e tranquilli) per la strada bloccata per troppa neve (circa 5 metri di copertura nevosa più frana su strada)
vedere a occhio nudo nebulose e ammassi globulari, oltre ovviamente alla Via Lattea e a migliaia di costellazioni e corpi celesti senza nome
godersi l'alba guardando il Licancabur
la discesa da Cuesta de Lipan (4200 m) a Purmamarca (2325 m) in mezzo a gole, rocce coloratissime e cactus
tornare a casa a Pavia e farsi una lunghissima doccia con l'acqua alla giusta temperatura e il docciaschiuma all'olio extravergine di oliva biologico e poi cospargersi con l'unguento alla lavanda biologica
Dieci punti non bastano perchè ci sono altre dieci cose importantissime e bellissime:
vedere in tempo reale le dune che camminano spinte dal vento
le sfumature dell'azzurro e del celeste delle lagune salate e ghiacciate e del cielo
chiudere gli occhi e immaginare di avere le ali ai piedi e di volare col vento sopra le creste e gli altopiani
condividere il viaggio con le persone amate mandando una-due foto via email dai villaggi in cui c'e' internet
la diversità vegetale, segno della capacità delle piante di vivere in condizioni estreme, un capolavoro dell'evoluzione
le tante pieghe a ginocchio viste dappertutto: sembra di veder sintetizzati in una sola immagine 30 milioni e più di anni di orogenesi
la carne di lama della taverna Quinoa Real a San Antonio de los Cobres; il jugo de mango di Las delicias de Carmen e le empanadas a San Pedro de Atacama
Mac che ogni sera, al tramonto, accende il fornelletto (sacramentando sempre contro il vento e il fornelletto medesimo) e si mette a cucinare la polenta Presto Pronta
all'aeroporto di Salta, al momento della partenza, leggere i seguenti dati sul GPS: km fatti 1621, quota massima 4853 m (anche se le informazioni trovate su internet collocano il punto piu' alto, Portezuelo Paranal, a 4836 m), total vertical ascent 22898 m
Le dieci cose più brutte del viaggio sulle Ande
le “strade” segnate sulle carte come strade non asfaltate: in effetti erano non asfaltate ma non esano strade, erano piste coperte di sabbia, di sassi, di sabbia e sassi, oppure piste di nuda roccia e ondine rocciose. Insomma, niente a che vedere non solo con le strade sterrate che si trovano in Europa ma neanche con il tradizionale ripio di cui si parla su tutte le relazioni su internet. In breve, le strade non asfaltate da noi percorse erano allucinanti, ben peggiori di quanto potessimo immaginare alla partenza, e farsi 80 km di questo tipo di strade è un massacro per il corpo ma anche per la mente
le carte stradali ufficiali con indicazioni totalmente sbagliate su distanze, direzioni e stato delle strade
l'ansia dell'ignoto, ossia il non sapere come sarà il vento, come sarà la strada, quanto farà freddo eccetera
Lorenzo arrabbiato con me, il vento, i cactus, il governo argentino e il governo cileno, il ciclista di Ivrea che ha fornito un portapacchi anteriore pessimo, il tassista di Salta e vari altri soggetti; solo i nandù, gli alpaca e i corpi celesti sono stati risparmiati da Mac
il bagno di molti ostelli (hosterias) in cui siamo stati che aveva sempre qualcosa che non funzionava: il gabinetto otturato in cui gorgogliava la cacca, l'acqua del gabinetto e della doccia che usciva dal pavimento, l'acqua della doccia a temperatura non regolabile e quindi o bollente o gelida e molto altro
pagare l'equivalente di 40 euro per dormire in una stanza in cui la prima notte la temperatura è scesa a 5.6° e la seconda notte a 3.1°
la diffidenza degli abitanti di alcuni villaggi d'alta quota
Susques, posto allucinante dal quale bisogna solo scappare
nei villaggi, i cani randagi che entrano nei negozi (che sono dei micro-negozi con un assortimento minimalista di cibo), leccano il pavimento e mangiucchiano il cibo aperto che sta negli scaffali più bassi
l'ansia di incontrare ubriachiladristupratoriassassiniespiantatoridiorgani, ma per fortuna nel deserto di Atacama questi tipi umani non esistono
Ringraziamenti
Lorenzuccio mio, che si è fatto trascinare volentieri in questa avventura
zio Luciano che ad aprile, poco prima che partissi per il Cammino di Santiago e poi per le Ande, mi ha detto: “In queste attività fisiche estreme metti da parte l'avarizia e comprati l'attrezzatura migliore che c'è sul mercato. L'attrezzatura fa la differenza. E allenati altrimenti non ti godi niente”. Sante parole! Messa al bando l'avarizia e l'attrezzatura di Decathlon, mi sono fatta comprare da Lorenzo in Scozia un sacco a pelo da spedizione la cui temperatura confort è -16° e la temperatura a cui cessa la capacità termoregolatrice è -40°. Ci voleva!
Federico, il guru della bicicletta di Equilibrio Urbano (Milano, http://www.equilibrio-urbano.it/): senza i suoi consigli su come preparare me stessa e la bici (pantaloncini, sella, pedali, copertoni e camere d'aria), il viaggio sarebbe stato impossibile
le dottoresse della Farmacia Giadino (Pavia), che mi hanno procurato la migliore crema solare per alte quote esistente in commercio (La Roche Anthelios AC 50+) e mi hanno consigliato su varie medicine da portare con me. Ma per fortuna in 36 giorni di viaggio, aerei inclusi, non ho assunto neanche una medicina. Ho solo masticato foglie di coca dietro consiglio di Diego Mantero, che buone!
le persone che, nei momenti di ansia prima della partenza, mi hanno spinto a partire comunque
gli autori del sito web Andes by bike (http://andesbybike.com/), dei personaggi meravigliosi che prima o poi vorrei conoscere
il giovane di Las Cuevas (villaggio formato da cinque case di numero) che ci ha offerto il suo garage e il braciere per scaldarci e il camionista che ci ha soccorso nella tempesta di sabbia e neve negli ultimi km della ruta 51, sopra i 3700 m
Maria Teresa, che si è sobbarcata al posto nostro le beghe condominiali di agosto
Parole chiave (max 10)
Immensità, deserto, roccia, vento, Marte, pista in pessime condizioni, ansia, sabbia e polvere dappertutto, Lu, Lo
Una dedica speciale a:
Dario Capizzi, Maria Cordini, Piero (che ci ha seguito grazie a Google Earth e ai mail che riuscivo a mandare dai villaggi con il WiFi), mamma e papà che certamente non vedrenno mai con i loro occhi il deserto di Atacama (troppo lontano e troppo faticoso) ma che spiritualmente hanno viaggiato con me.