Lo in Pamir
1 agosto-1settembre 2018
Foto
Perche' mi piace viaggiare in bici
GPS track kml (a few km missing at the
beginning): open it with googleearth.
Diario
Non sei nella tua zona di conforto quando: tocchi il sensore del
termometro e la temperatura scende; la settimana prima della tua
partenza i Talebani (??) uccidono 4 cicloturisti su una strada
parallela a quella che hai deciso di seguire; hai una scarica di
diarrea sugli scarponi e 5 minuti dopo stai martellando la bici con un
sasso sotto il sole a spacco a 50 metri dall'Afghanistan; stai
attraversando scalzo un torrente impetuoso con l'acqua all'inguine e
la bici sopra la testa urlando per farti coraggio; l'unico venditore
di pane per 100km lo pesca da un sacco della spazzatura dopo essersi
infilato le dita nel naso... Eppure basta uno sguardo al panorama da
5000m di altitudine per andare in pari, oppure il tifo festoso dei
bambini nei villaggi che attraversi, oppure la via lattea vista da
4000m solcata dalle stelle cadenti di meta' agosto. Il posto e'
spettacolare: "magnificent desolation", desolazione stupenda, citando
Gene Cernan dell'Apollo 17 quando scese sulla luna.
Ma andiamo con ordine. Sono anni che Simo, che e stato in
Pamir due volte, incita Lo dicendo che e' il posto piu' bello del
mondo. Finalmente Lo capitola: quest'anno ci sono le condizioni giuste
e Lo parte alla scoperta di questo sperdutissimo angolo di
mondo. Purtroppo nessuno che abbia esperienza sufficiente per un
viaggio cosi' duro puo' venire quest'anno e Lo parte da solo, speriamo
bene. Volo a dushanbe (capitale del Tajikistan) con Utair, che
promette di far volare gratis la bici, ma poi la fa pagare o
stesso. Pazienza, avendo deciso all'ultimo, non ci sono
alternative. Scalo a mosca, dove Lo si rende conto di svettare tra i
passeggeti tajiki, il piu alto dei quali gli arriva alla spalla. E' un
paese molto povero ed evidentemente c'e' diffusa carenza di vitamine
nelle fasi critiche dello sviluppo. Non manca certo l'allegria
nonostante lo scassatissimo Boeing 767 inviterebbe invece a stilare
testamento. L'arrivo a dushanbe alle 4 di mattina e' tragico: la fila
dei passaporti dura oltre un'ora e Lo si diverte ad osservare degli
italiani che si sentono molto avventurosi ad andare in pamir con
un'agenzia di viaggio. La bici e' arrivata e Lo si dirige all'uscita
assieme a Davide, un altro cicloturista italiano fisico arrivato sullo
stesso aereo. Scatta la gara per vedere chi riesce a preparare la bici
nel tempo minore, ma finiamo alla pari. Lo passa ai pantaloncini da
ciclista, ha visto le previsioni meteo (38 gradi oggi a dushanbe) e
vuole correre via con il fresco della mattina. Partenza! Ci fermiamo
al green house hostel che ci conserva gli scatoloni delle
bici. L'altro ciclista saggiamente decide di andare a korog in taxi,
mentre Lo che ha piu' tempo, rimane stolidamente nella decisione di
andarci in bici. Tanto si sale di quota in fretta, la temperatura non
sara' un problema, no? Errore tattico clamoroso. Lo scappa di corsa da
dushanbe e si ferma all'ultima citta', Vhadat, per le faccende: scheda
SIM per il telefono, cambio valuta, spesa, e benzina per il
fornello. Lo si fa fregare clamorosamente nel negozio della SIM, dove
gli vendono una SIM da 10gb di internet, ma dopo 10gb diventa
illimitata. Boh!? Tanto sa gia' che non riuscira' mai a usare 10gb. Al
colorato e vivace mercato di vadhat (sembra un mercato indiano),
compra delle banane e ne da' una ad una mendicante con un bimbo in
braccio, ma la venditrice di banane ci rimane malissimo, come mai? La
banca per il cambio valute e' buffissima, quando Lo appoggia la sua
pesante bici al muro esterno di cubi di porfido, la bici ci sprofonda
dentro e il muro si buca clamorosamente: e' porfido finto, fatto di
polistirolo dipinto! L'interno e' altrettanto grottesco e Lo finisce
per cambiare i suoi soldi da una commessa gentile che non parla una
parola di idioma comprensibile, mentre tutte le decine di clienti
della banca cercano di aiutare creando un'enorme confusione. Non e'
un'operazione difficile, non serve aiuto grazie. Lo non si era reso
conto che probabilmente erano tutti incuriositi dall'enorme quantita'
di denaro che Lo ha cambiato, ben 250 euro (lo stipendio di un
insegnante e' meno di 50 euro). Al distributore di benzina, Lo
incontra un ciclista milanese che lo saluta da un taxi: ha deciso di
uscire dalla citta' in taxi. Lo lo incontrera' 4 volte prima di korog,
in due delle quali l'altro e' su un mezzo motorizzato, eppure
arriveremo a korog a distanza di poche ore! Il caldo sale inesorabile
ma la strada rimane per oggi a quote basse. Lo si deve fermare da un
venditore di cocomeri a prendere fiato. Qui incontra la leggendaria
ospitalita' tajika che lo accompagnera' per tutto il giro. Compra un
cocomero piccolo, ma il negoziante gli regala un fantastico graspo
d'uva e un pane fresco. Lo si svacca all'ombra mangiando l'ottima
uva. Poi cerca di pagargli l'uva e il pane, ma in cambio ottiene un
altro enorme graspo. Il cocomero finisce nella borsa del cibo e Lo se
lo deve accollare. La gentilezza qui va semplicemente accettata! Si
riparte sotto un sole a spacco, e presto bisogna fermarsi all'ombra di
una casa in costruzione. Quando i muratori vedono Lo boccheggiante,
scatta nuovamente l'ospitalita': lui vorrebbe solamente termalizzare,
ma inizia il rito del te' e del pane: tovaglia per terra, tazzine di
porcellana, teiera riempia di te' in foglie e di acqua calda da un
thermos, e pane raffermo poggiato per terra. Il trucco e' non bere
tutto il te' in modo che le foglie rimangano in fondo alla
tazzina. Questo rito, con piccolissime differenze, accompagnera' Lo
per tutto il suo giro. La strada finalmente inizia a salire, ma la
temperatura non scende! Clamorosamente, rimane quasi costante fino a
1500m, in palese violazione delle leggi della termodinamica. La notte
e' passata in un campo in discesa vicino alla strada dove Lo perde
conoscenza stremato dal caldo. La mattina dopo e' finalmente fresco,
ma purtroppo la strada scende di nuovo e si rientra nel caldo
devastante. Lo si deve fermare ad una pensilina e decide di attaccare
il cocomero: non e' certo il cibo adatto al trasporto in
bici. Purtroppo una volta aperto, va finito! Si ferma un tajiko sotto
la pensilina, ma non accetta neanche un pezzo purtroppo. In compenso
telefona alla fidanzata e sembra descrivere a gran voce il buffo
straniero in un bagno di sudore, nonostante i ridicoli pantaloncini,
che si mangia un intero cocomero usando il coltellino delle pinze
multiuso (il fedele coltellino svizzero e' in fondo ad una borsa). Lo
finge di non sentire le risate sonore della fidanzata che almeno
illuminano il picnic. Purtroppo un intero cocomero in queste
condizioni non e' una buona idea e Lo deve correre verso un cespuglio,
operazione che diventera' purtroppo molto comune. Si riparte, ma fa
ancora troppo caldo e Lo riesce solo a fare un paio di km, fino ad un
boschetto di alberi promettente che compare dietro una curva. C'e'
perfino una fontana! Pausa tecnica immediata. All'ombra degli alberi
dei muratori su un enorme tappeto attendono anche loro il passaggio
della caldazza e invitano Lo al rito del te' e del pane, ma stavolta
hanno anche un cocomero. No, pieta', il cocomero no! In realta' e'
molto migliore di quello di Lo ed e' molto fresco. Il pomeriggio
trascorre piacevolmente oziando sul tappeto all'ombra. Ogni volta che
una macchina si ferma alla fontana, gli occupanti vengono invitati a
partecipare a gran voce e presto c'e' una piccola folla incuriosita
dalla presenza di Lo. Ogni volta che arriva un nuovo ospite avviene
una complicata cerimonia di preghiera. I tajiki sono praticamente
tutti mussulmani. La preghiera finisce passandosi le mani sulla faccia
dicendo "Allah akbhar", cioe' " sia fatta la volonta' di Allah". Lo
partecipa alla preghiera tra l'ilarita' generale. Uno dei presenti
ridendo fa il gesto inequivocabile di tagliare un orecchio, che Lo
abbia involontariamente commesso un terribile sacrilegio? Meno male
che tutti ridono di gusto.. Nonostante le barriere linguistiche, si
riesce a comunicare un po': vogliono sapere dove sta l'Italia rispetto
alla Spagna, Inghilterra e Germania. Sono molto interessati alla
Spagna, perche' sembrano credere che la Spagna sia un paese
mussulmano. Certo la moschea a Siviglia era spettacolare, pero'... E'
piu' difficile capire quando chiedono a Lo di sua moglie: il gesto per
indicare "donna" e' quello di passarsi le dita sulle
sopracciglia. Certo non si possono indicare i capelli lunghi o altri
attributi. Molte delle donne hanno il velo in testa (ma molte ne fanno
a meno: non e' obbligatorio come in iran). Invece Lo usa la sua
cultura di fantascienza per capire quando gli chiedono il suo
mestiere: lavoro si dice rabota, l'etimologia di robot! Quando i
muratori si rimettono al lavoro sotto il sole a spacco, Lo riparte con
grandi saluti e ringraziamenti per l'ospitalita'. La strada inizia a
distruggersi e Lo ha i primi assaggi dei famigerati sterrati tajiki,
meno male che gira con la sua fedelissima, anche se datata, mountain
bike rossa. Si arriva all'unico bivio tra Vhadat e korog. Le
indicazioni stradali? Prendi la prima a destra (su una pedalata di 8
giorni), certo non ci sono molte strade qui! Lo si ferma a dormire su
un precipizio a picco su un fiume all'imbocco di una valle
spettacolare, accompagnato dal volo di un'aquila. Il giorno dopo Lo si
ferma a comprare del cibo ad un "ristorante". Offrono una zuppa che
sta ribollendo da decenni dentro a un pentolone nero di fuligine. Lo
preferisce comprare un pane che viene tirato fuori a mani nude da un
frigo marcio pieno di carne e poggiato su un tavolo che non viene
pulito dal cenozoico superiore. OK, Lo capisce che qui gli standard di
igiene vanno ricalibrati. E anche le papille gustative. A parte la
frutta fresca, il cibo sara' terrificante per tutto il giro. La strada
sale verticale, ma nuovamente il caldo non scema inesplicabilmente. Lo
arriva ad una fontana con una cascatella ed entra nel getto d'acqua
senza esitazione e senza neanche rallentare, tra l'ilarita' generale
delle donne che stavano spettegolando all'ombra li' accanto. Ad ogni
villaggio tutti i bambini corrono incontro a Lo salutando e gridando
le uniche parole in inglese che conoscono "hello! What is your name?"
tutti cercano di battere il 5, e Lo ha il terrore di investire
qualcuno. Delle misteriose enormi valli laterali si aprono nel
nulla. Chissa' che posti spettacolari. Iniziano le montagne colorate:
rosso vivo, nero, giallo. Ad un villaggio sperduto Lo cerca di fare la
spesa: bisogna chiedere "magazin" per trovare il negozio che spesso e'
una stanza a casa di qualcuno. Un bimbo su un asino scorta Lo al
tristissimo negozio. Come tutti gli altri che incontrera', sembra non
avere nulla di commestibile. Lo cerca di comprare la pasta. Il
negoziante, orgoglioso di avere questo imprescindibile alimento,
prende un grosso secchio della spazzatura rosa e vi estrae a mani nude
manciate di pasta riempiendo un sacchetto per Lo. Condizioni
igieniche?! Ma insomma, la pasta va bollita, giusto? Quando Lo
finalmente avra' il coraggio di mangiare questa pasta, scoprira'
tragicamente che si scuoce quando e' ancora cruda, rilasciando
abbondante amido mucoso. Abbinata al pessimo succo di pomodoro
piccante, viene una schifezza inenarrabile che finisce quasi tutta
alle formiche. Lo si ferma poco dopo il negozio a mangiare e ad
aspettare il fresco. Passano dei bambini sugli asini che dirigono
orgogliosamente fustigandoli a gran voce. Si ferma un'auto
scassatissima e scendono una decina (!) di ragazzi che vogliono farsi
un selfie con Lo. Certo non vedono molti stranieri qui! E sono
abilissimi a riempire le (poche) auto. Lo ozia a lungo all'ombra della
pensilina leggendo Montalbano, che pacchia. Piu' avanti, vicino a
Talvidara osserva una falesia molto bella e si ferma poco dopo vicino
alla strada dormendo sotto uno stellato spettacolare. Ora si sale
decisamente verso un passo a 3400m attraversando delle gole
profondissime contornate da falesie spettacolari. Il caldo non accenna
a diminuire se non oltre i 2900m. Primo problema tecnico: la catena
della bici e' completamente secca gia' al terzo giorno e cigola
disperata! Che ha usato il ciclista di Pavia che ha tagliandato la
bici per il viaggio? L'olio d'oliva?! Lo si ferma ad uno sperdutissimo
villaggio dove riesce a far capire il problema ad un tajiko
gentilissimo che apre una bottiglia d'olio della macchina e Lo puo'
ripartire. Si ferma per pranzo poco dopo in mezzo ad un prato
spettacolare vicino ad una fontana e subito arrivano dei contadini
curiosi. Lo offre il suo pane e parte della pessima scatoletta di
alici (o sardine? non si capisce!) del suo pranzo e ottiene in cambio
un osso con qualche pezzetto di legamento attaccato. Come si mangia?
Soprattutto, con la temperatura che supera i 30 gradi, forse mangiare
della carne conservata fuori dal frigo non e' una buona idea! Meno
male che riesce a restituire l'osso senza offendere i contadini, ma
questi insistono per dargli parte del loro pane. Non si puo' evadere
la loro gentilezza. Salendo, il panorama diventa quasi appenninico,
anche se qui la quota e' di 3000m. In lontananza si iniziano a vedere
le maestose montagne del Pamir! Eccole alfine! Il passo e' contornato
da bellissimi prati in fiiore, sorvegliati da colorati cartelli che
avvertono che sono disseminati di mine antiuomo! il messaggio e'
chiaro: un omino che esplode da una parte e la sua gamba dall'altra,
oppure un bimbo senza un piede che tiene per mano una bimba senza una
gamba. Forse per stanotte e' meglio piantare la tenda altrove... Lo
visita una vecchia caserma sovietica abbandonata e inizia la
discesa. Con tutta la fatica fatta per arrivare fin quassu' nella
caldazza, spera di guadagnare un po' di km di discesa. Neanche per
idea, la discesa e' praticamente verticale con quasi 2500m di
dislivello in una dozzina di km. Il panorama e' spettacolare, con
montagne aguzze che spiccano tra valli verticali ma la strada e'
pericolosissima. Se si sbaglia una curva c'e' un salto assicurato di
un migliaio di metri in gole profondissime di cui non si vede il fondo
dove nessuno ti trovera' mai. Chissa' quante delle Lada scassatissime
o dei camion Kamaz sovietici sono laggiu' impilati?! Inizia a farsi
tardi, ma e' troppo scosceso per fermarsi a dormire. L'unico posto in
piano (escludendo le radurine di fronte agli alveari) e' un traliccio
elettrico e Lo si ferma a dormire li' stremato. E' talmente stanco che
uccide il preziosissimo pacco di tortellini Barilla portati
dall'Italia. Peccato che non c'e' condimento, purtroppo all'ultimo
momento era mancata la bottiglia per portare l'olio. Sono buonissimi
anche conditi solo con il sale e una bustina di zafferano! Il giorno
dopo si continua la discesa passando di fronte a delle fattorie
poverissime arroccate, alcune sono semplici tende. Eppure non manca
l'inventiva e davanti ad una c'e' un bellissimo mulino ad acqua. La
discesa e' talmente verticale che i freni di Lo si surriscaldano e la
camera d'aria posteriore cede clamorosamente. Mentre Lo imprecando si
mette a ripararla, sbuca un pastore tajiko stolido che distrae Lo e
cerca di mettere le dita nella colla delle pecette. Risultato: la
riparazione cede nuovamente dopo un paio di km e poi nuovamente dopo
altri 5. Per fortuna Lo ha una camera di riserva e la sostituisce con
l'aiuto di un gentile soldato ad uno dei dodicimila posti di controllo
che si incontrano lungo la strada. Ogni volta la procedura e' la
stessa: i dati del passaporto e del visto vengono faticosamente
copiati a mano su degli enormi quadernoni a quadretti. Tutto sommato
la procedura e' indolore per Lo. Un po' meno per i camionisti locali
che devono contribuire generosamente con una banconota arrotolata
nella mano che viene prontamente scambiata con il poliziotto di turno
durante una pseudo-stretta di mano. Stranamente gli ilari camionisti
sembrano piu' contenti di dare di quanto i poliziotti imbronciati di
ricevere. Boh?! Ora la strada si riunisce con la strada principale
(e' vero sono due incroci, non uno) e la qualita' migliora
notevolmente, ma purtroppo anche il traffico, inclusi degli enormi
scassatissimi TIR cinesi con rimorchio che passano rombanti
seppellendo tutto in enormi nuvole di polvere. Lo commette un errore
clamoroso bevendo l'acqua della fontana cittadina di Kalai Kum. Certo
aveva chiesto a gesti se era potabile, ricevendo ampie e condivise
assicurazioni da tutti i presenti, ma non ha ancora capito che per i
tajiki l'acqua e' sempre potabile, a cos'altro puo' servire se non a
bere?! Passera' il resto del mese con la diarrea. La strada e' scesa
decisamente di quota e il termometro segna 38 gradi all'ombra. Peccato
che non ci sia ombra neanche a pagarla (il sensore e' all'ombra del
manubrio della bici). Il sensore al sole invece supera i 48 e ad un
certo punto finisce a fondoscala. Portare il termometro e' stato un
clamoroso errore. Lo si ferma sotto a un rarissimo albero, ma trova
una zecca che gli si sta arrampicando su una gamba. Via! Scappare. La
giornata e' durissima (3 forature, diarrea, caldo da plasma stellare e
zecche) e ad un certo punto Lo ha un collasso. Si ferma ad un paesino
sperduto dove ha visto una fontana. Ovviamente viene accolto come un
ospite di riguardo anche se e' in condizioni pietose. Un paio di
ragazze che stanno facendo una tesi di sociologia sui costumi del
villaggio parlano inglese benissimo e fanno volentieri da traduttrici,
probabilmente usano Lo per studiare come vengono accolti gli
ospiti. Il patriarca e' sdraiato su un baldacchino e gioca con un
coltello, passandoselo sulla faccia, ma presto si lascia incuriosire
da Lo e gli chiede molte cose. Rimane molto impressionato dal costo
del pane in Italia. Qui un pane grosso (un paio di kg?) costa 5
somoni, circa 50 centesimi. Alla fine il patriarca rimane contento
dell'interrogatorio e invita Lo a trasferirsi ad abitare al
villaggio. Che sia un onore? Le sociologhe devono andare via, ma Lo
non riesce piu' a pedalare e chiede se puo' fermarsi a dormire sul
baldacchino in cortile. Invece la donna di casa gli prepara un letto
nella stanza principale nel sottotetto della casa (coperta di salubri
lastre di eternit) e lascia il vecchio patriarca a dormire fuori nel
baldacchino. Lo tenta in tutti i modi di fare scambio (ha un sacco a
pelo North Face che, per quanto datato, puo' sopportare temperature
abbondantemente negative) oppure di dire che possono dormire tutti
assieme nella stanza enorme, ma non c'e' verso. Lo perde conoscenza,
ma ad un certo punto si accorge che gli hanno portato la cena!
Ovviamente si trascina al baldacchino per mangiare assieme al
patriarca e ai bambini (le femmine evidentemente mangiano
altrove). Non c'e' verso di spiegare che forse il riso con i peperoni
e il pomodoro e l'insalata di cetrioli, cipolle crude e pomodori non
sono i cibi adatto per Lo stasera, e Lo se li deve accollare per non
offendere la gentilissima mamma. Senza traduzione, la cena si svolge
silenziosamente anche se i bambini cercano di comunicare ridendo
sonoramente del fallimento. Il giorno dopo sembra vada meglio e Lo
parte dopo aver lasciato 300 somoni, che gli vengono prontamente
restituiti. Alla fine riesce a lasciarne 200, che scoprira' essere una
cifra molto elevata per l'ospitalita' ricevuta. Poco male, sono stati
provvidenziali! Purtroppo il riso con peperoni non ha aiutato e Lo
riesce a fare solo 30-40 km prima di doversi fermare in un altro
villaggio. Pianta la tenda vicino ad un torrente e perde conoscenza al
fresco della tenda in un frutteto. Ripetutamente deve correre al bagno
e, per non sporcare il prato, la fa nel torrente. Poi scende in paese
a cercare l'acqua e tutti gli indicano di prendere l'acqua dallo
stesso torrente! "Natura" gridano male interprentando l'evidente
disagio di Lo. Certo, e' tutto naturale, non c'e' dubbio, ma forse
oggi e' meglio usare il filtro dell'acqua. Lo fa vedere la carta
igienica chiedendo dov'e' il bagno e loro indicano il negozio del
paese credendo che Lo voglia acquistare la carta igienica. Quando il
malinteso si chiarisce, tutto il paese scoppia a ridere e Lo viene
indirizzato ad una latrina fetida nel pollaio di una casa. Comunque
l'idea di fare scorta di carta igienica non e' male e Lo ne
approfitta. Il giorno dopo il torrente e' secco e non c'e' acqua in
tutto il paese. L'unica cosa che si capisce e' che c'e' un
"problema". Lo non puo' stare senz'acqua e smonta faticosamente la
tenda e parte. Nonostante tutto riesce a pedalare agevolmente e chiude
la giornata con un rispettabilissimo risultato di 60km. La giornata e'
comunque faticosissima per il caldo e il maldipancia. La strada
costeggia un fiume che fa da confine con l'Afghanistan e Lo osserva
incuriosito questa misteriosa nazione. La strada afghana e' molto
peggiore e il traffico quasi inesistente. Qualche macchina scassata,
qualche motocicletta smarmittata con tre o quattro persone sopra e
qualche asino, molti se la fanno a piedi. Tutto sommato i paesi
afghani non sembrano pero' molto diversi dalla controparte tajika. La
giornata ha un picco negativo quando Lo ha un attacco di maldipancia
sotto il sole a spacco in congiunzione con l'ennesima foratura alla
ruota posteriore. Com'e' possibile?! Copertoni e camere d'aria nuovi e
fasce antiforatura in kevlar, dovrebbe essere impossibile bucare!! Il
mistero e' svelato: il cerchio posteriore e' leggermente deformato
(nonostante Lo avesse chiesto al ciclista di ripararlo) e questo
implica che frenando si scalda soprattutto in quel punto. Li' il
calore della discesa ha rovinato la fascia di protezione dei
raggi. Capito il problema, la soluzione e' semplice: prendere a
sassate il cerchio per cercare di ridurre la deformazione. In un raro
momento di lucidita', Lo si chiede cosa stia facendo a 50m
dall'Afghanistan con gli scarponi sporchi della sua stessa cacca a
prendere a sassate la propria bici sotto il sole a spacco. Certo era
chiaro che sarebbe stato un viaggio duro, ma speriamo che migliori!
Per fortuna sara' cosi', ma ci vuole una certa forte
motivazione... Comunque c'e' chi se la passa peggio: pochi km piu'
avanti uno dei colossali TIR cinesi ha avuto un tracollo epico e due
poveretti stanno sostituendo l'intero blocco motore (20 cilindri?) a
bordo strada nella polvere. Sono completamente coperti d'olio motore
lavorando a testa in giu' in pieno sole a 45 gradi. Al contrario di
Lo, non lanciano neanche un'imprecazione: c'e' sempre qualcosa da
imparare. Un altro TIR parcheggiato di fronte attende paziente con
sopra il massiccio motore di ricambio. Gli autisti del tir guasto e'
in stoica attesa all'ombra del camion bevendo te' e mangiando pane che
ovviamente offre a Lo con grandi gesti festosi. 20km piu' avanti, un
altro TIR ha le sospensioni esplose. Qui l'autista sta cercando di
riparare il guasto da solo e di nuovo la prende con molta
filosofia. Appena scoperto che Lo viene dall'Italia inizia a ridere e
a dire "Berlusconi". OK, ci mancava anche la presa in giro del
camionista tajiko per i nostri rappresentanti, peraltro
democraticamente eletti. Aggiungiamo il Tagikistan all'Iran e alla
Bielorussia (oltre a una dozzina di altre nazioni) dove sono stato
preso in giro per via di Berlusconi, che figure colossali. La giornata
riprende quota inaspettatamente quando un contadino afghano posa un
attimo il forcone e saluta Lo dall'altra parte del fiume. Un semplice
gesto che pero' colma delle distanze enormi: culturali, tecnologiche,
economiche e anche temporali. Quel contadino che raccoglie la paglia
col forcone di legno per le sue capre probabilmente vive esattamente
come gli antenati di Lo di cent'anni prima o piu'. La bici di Lo e'
invece carica di tecnologia, dagli indumenti tecnici, al navigatore
gps, cellulare quadribanda, libro elettronico, telo di sopravvivenza,
tenda con i picchetti in titanio e la paleria in lega di scandio. Lo
si commuove un pochino, ma magari era un banchiere miliardario
svizzero in vacanza-natura in Afghanistan. Lo viene nuovamente
raggiunto dal ciclista milanese che ha preso un passaggio su un
furgoncino, ma in quel momento e' preso bene e rifiuta il passaggio:
il mal di pancia e' finalmente passato e la sera ha portato un minimo
di refrigerio, la temperatura e' scesa di qualche millikelvin. La
notte e' trascorsa in un boschetto di albicocchi. Purtroppo la frutta
e' gia' tutta raccolta e Lo riesce solo a trovare un paio di
albicocche per terra, sono molto piccole rispetto a quelle italiane,
ma dolcissime e buonissime. Il giorno dopo scatta la sfida: Lo vuole
uscire dalla caldazza e decide di fare un tappone da 100km per
arrivare a korog. La strada e' abbastanza buona e quasi in
piano. Durante un devastante tratto sabbioso Lo incontra una
cicloturista kirghisa da sola con la bici pateticamente coperta di
borse. E' in evidente difficolta' e Lo le offre un po di acqua fresca
(che ha da poco preso ad una casa isolata). Grandissima, molto
coraggiosa a muoversi in quelle condizioni, con quella bici e
attrezzatura. Lo si ferma a fare i complimenti anche a quattro inglesi
che arrivano da Londra in una sgangherata Nissan micra, ma come
vedremo, non saranno loro a vincere il premio dell'auto piu'
improbabile. A pranzo Lo si ferma a fare un picnic dividendo l'ombra
di un albero con una mucca di fronte all'Afghanistan. Moster via chat
telefonica suggerisce il suo rimedio per far passare il
maldipancia. Una intera scatola di fagioli e tre (!!) scatole di alici
al pomodoro, ingollate tutte di un fiato e senza masticare. I vantaggi
di avere una sorella medico.. Purtroppo Lo ha una sola scatola di
alici e una di fagioli, ma il rimedio funziona lo stesso: lo stomaco
si mette a gorgogliare come un reattore nucleare da 50MW e poi passa
tutto. Durante il picnic Lo osserva l'Afghanistan: passano un paio di
SUV truzzissimi con musica a palla che si sente fino dall'altra parte
del fiume, poi un furgone pieno di gente che grida sul tetto:
evidentemente un matrimonio dove tutti gli invitati vengono trasferiti
festosamente da un villaggio all'altro. Sembrano tutti molto
felici. L'arrivo a korog e' catastrofico, la tappa era di oltre 100km
e Lo sta a malapena in piedi. Il famoso Pamir Lodge e' introvabile e
quando finalmente Lo arriva dopo un'ora di ricerca, si trascina a
malapena sui gomiti. L'unico ristorante della zona e' completamente
riservato per una festa (occorrenza comune) e Lo si deve anche stasera
mangiare i tristissimi noodles istantanei cinesi, prima di perdere
conoscenza nel letto. La fantastica colazione del giorno dopo bilancia
tutto. Siamo serviti su un baldacchino dove si mangia sdraiati: pane
freschissimo, ciliegie allo sciroppo, uova, wurstel (non sono
mussulmani qui? Forse e' di carne di pollo?), burro, torta e
biscotti. Lo fa amicizia con due carine autostoppiste francesi che
sono in viaggio da mesi e hanno soldi per viaggiare ancora altri sei
mesi. La giornata e' dedicata al riposo al Pamir Lodge che e' il punto
di incontro dei viaggiatori piu' avventurosi. C'e' un ciclista
olandese piuttosto provato. E' partito dal Portogallo e vuole
attraversare un passo in Cina e poi proseguire lungo la Karakorum
highway verso il Pakistan e l'India. Una ragazza partita da Londra
viaggia da sola perche' la sua amica l'ha mollata ad Almaty. Ci credo,
la temperatura da quelle parti era probabilmente 45 gradi
all'ombra. E' in viaggio da mesi e non ha nessuna intenzione di
fermarsi mai, il suo sogno e' viaggiare tutta la vita. Ha il
deragliatore della bici distrutto, ma una simpatica famiglia di
spagnoli in camper offre il deragliatore della scassatissima bici del
figlio. Un attempato ciclista di Grenoble (un cuoco venuto in bici
dalla Francia) si mette all'opera e riesce a fare un'ottima
riparazione usando gli attrezzi del kit di sopravvivenza che ogni
ciclista porta con se'. C'e' un ciclista che mostra orgoglioso la sua
bici a vela, un oggetto molto curato, e un altro ciclista che gira con
la bici con il telaio di bambu'. Ognuno ha i suoi accorgimenti tecnici
e le bici spaziano dalle bici super tattiche a quelle comperate al
supermercato per quattro soldi. Al contrario di altre discipline, il
cicloturismo ha mantenuto ancora un'enorme varieta' e
spensieratezza. Lo gira con una bici specialized di quasi vent'anni
fa, ma l'ha seguito fedelmente in tre continenti, ha attraversato le
Ande tre volte, oltre all'Islanda, la Sardegna e ad aver pedalato per
1000km oltre il circolo polare. Tutti si scambiano informazioni sulle
tappe future e sui viaggi passati. Lo fa un salto in paese e porta una
anguria che divide fra tutti. Nel pomeriggio si distinguono i
vincitori dell'auto peggiore, due ragazzi che vengono da Amsterdam con
una Fiat Panda 30. Quando la accendono, si alza un gemito di cinghia
non tirata, e non riescono neanche ad uscire dall'albergo: la macchina
non riesce a fare la salita del cancello. Dei volenterosi la spingono
tra le risate di tutti, soprattutto dei fuoristradisti presenti con
enormi cattivissimi gipponi 4x4. Pero' che stile! Ci sono anche dei
tedeschi con un Iveco Daily 4x4 dei pompieri che hanno trasformato in
camper. Purtroppo hanno dovuto togliere le sirene, ma loro confermano
che il tragitto che ha in mente Lo (consigliato da Simo) e' fattibile,
la mitica Bartang valley. Se sono passati con un furgone, sicuramente
si passa in bici. Inoltre dicono di aver incontrato dei ragazzi che
l'hanno fatta in bici con dei rottami acquistati ad un supermercato di
Bishkek. Anche la ragazza londinese e' passata da li' e conferma
tutto. Action, si va! Lo riesce anche a fare un pranzo/cena a meta'
pomeriggio ad un caffe' poco distante in mezzo ad un rumorosissimo
party di compleanno di bimbi che ballano scatenati al suono di musica
pop tajika. Il giorno dopo la strada chiama e finalmente si inizia a
salire decisamente. Finalmente ci lasceremo il caldo alle spalle? Fin
troppo!! Inizia presto a fare un freddo polare e anche qualche goccia
di pioggia. Niente mezze misure qui! Lo si ferma d'urgenza in un campo
di un contadino gentilissimo e monta la tenda. Si guadagna la
riconoscenza eterna del contadino trovandogli il falcetto che aveva
perso. Dividera' il campo con le sue mucche, speriamo non vogliano
entrare in tenda! La notte avviene un diluvio universale, ma la tenda
regge bene e Lo si gode il calduccio del suo antico ma ancora
efficiente sacco a pelo ascoltando la pioggia che scroscia sul telo
della tenda, esiste qualcosa di piu' rilassante al mondo?! La pioggia
ha anche il buon gusto di smettere quando Lo deve correre al bagno per
via della tradizionale diarrea. Il giorno dopo scopre quanto e' stato
fortunato: il torrente e' esondato a pochi cm dalla tenda e la bici e'
in una pozzanghera. Eppure il posto era stato scelto con cura la sera
prima. In futuro bisognera' essere ancora piu' attenti. Il giorno
successivo Lo si deve fermare ad un raro negozio per asciugare la
tenda. La signora del negozio ha dei rarissimi biscottoni che sono
quasi buoni. Lo, nell'attesa, continua a comprarne e a mangiarli sotto
il suo sguardo divertito. Da Montalbano, Lo e' passato a leggere "The
Hunger Games", chissa' da cosa e' stato ispirato?! Alla sera di nuovo
Lo e' sorpreso dalla pioggia, ma stavolta c'e' anche un fortissimo
vento contrario. Che battaglia continua! Lo vede in lontananza una
squallidissima tettoia e decide di fermarsi la' sotto per evitare di
dover montare la tenda e bagnarla nuovamente. Il posto e' abbastanza
triste e Lo dorme accanto ad una carcassa distrutta di una Mercedes
abbandonata. Pero' ad un certo punto il cielo si apre, e le stelle che
si affacciano dalla tettoia tra le aguzze vette circostanti fanno un
suggestivo contrasto. Nella tappa successiva inizia la parte
naturalistica piu' bella. Oggi c'e' da fare un passo a 4200m! La
strada peggiora a vista d'occhio, ma in compenso il panorama migliora
e Lo si trova a pedalare presto in brulle distese desertiche di
altissima quota, attraversate da torrenti circondati da bassa
vegetazione abitata da grasse marmottone. In lontananza delle panciute
montagne sono coperte da bianchissimi ghiacciai e nevai eterni che
contrastano con il blu profondo del cielo d'alta quota. Che
spettacolo! Lo se la gode anche perche' il traffico e' scomparso e non
passa neanche una macchina in tutta la salita. La strada ha un fondo
pessimo ed e' un continuo sali e scendi, e a queste quote il fiato si
sente. Lo si ferma al passo ed e' raggiunto dalla prima macchina: due
francesi con una scassatissima Peugeot 205, ma qui fanno a gara ad
andare con le macchine piu' scadenti possibile? Lo prosegue nel
deserto piu' desolato ma stupendo (la famosa "stupenda desolazione")
finche' gli cedono le gambe. C'e' il remotissimo villaggio di Alichur
poco avanti, ma Lo preferisce fermarsi a dormire nel deserto e scrocca
una bottiglia d'acqua da 1.5 litri da un fuoristrada svedese fermatosi
a fare una foto alla spettacolare valle che si apre sotto di noi. Con
lo svedese ci sono le due autostoppiste francesi incontrate qualche
giorno prima! Lo si svacca nel deserto senza montare la tenda e si
gode lo stellato di quota 3900, ma anche le zanzare. Che ci fanno in
mezzo al deserto e a questa quota?! Quante stelle, che bella la via
lattea. Il giorno dopo Lo commette un errrore tattico clamorodo e
decide di fare una tirata fino a Murghab a 110km di distanza. Ha
sbagliato il conto dei giorni necessari a chiudere il giro e teme di
non farcela. I primi 50km ha il vento in faccia e pedala come un
forsennato coperto di goretex. Il panorama e' pero' splendido, si
susseguono una valle dietro l'altra enormi e completamente desolate,
lunghissime, larghissime e completamente vuote. Ogni tanto una yurta
occhieggia in mezzo al nulla. Anche qui una desolazione stupenda, il
leitmotiv del giro. Clamoroso errore numero due, ignora una evidente
sorgente (l'unica per 70 km) e si trova presto a pedalare
senz'acqua. La temperatura nel frattempo e' risalita follemente e il
goretex e' scomparso. In compenso si ergono montagne coloratissime e
spettacolari che fiancheggiano la strada a distanza. Finalmente
l'acqua! A fianco di una fattoria sperduta in mezzo al nulla, c'e' un
microscopico torrentello che nasce da una montagna rosso ciliegia e
lungo cui pascolano degli enormi yak pelosissimi, chissa' che caldo
hanno nella loro lunga pelliccia nera. Lo fa una breve pausa pranzo ma
rischia ripetutamente di perdere conoscenza. Ora inizia la lunghissima
discesa verso Murghab, che passa attraverso altri panorami
spettacolari. Ad un certo punto sembra di essere sulla luna, tutto il
panorama e' grigio-nero se uno ignora i gialli cespi di vegetazione e
l'azzurrissimo cielo. Poi si aprono un paio di valli con dei
profondissimi canyon, infine una valle piu' bassa attraversata da un
fiume incassato. Ecco finalmente la valle di Murghab, larghissima e
attraversata da un enorme fiume. Che tappa meravigliosa! Peccato aver
sbagliato i conti, andava fatta con piu' calma in almeno due giorni o
piu'. Murghab e' un posto abbastanza squallido e sporco. Lo si ferma
al Pamir Hotel che gli e' stato caldamente consigliato da alcuni
ciclisti incontrati qualche giorno prima, ma si rivela un errore
tattico, probabilmente quei ciclisti erano completamente fatti di
cocaina. Non ci sono piu' stanze e Lo deve condividere la sua con due
cinesini in evidente viaggio di nozze, poveri, si dovranno accollare
il grezzo e puteolente Lo che stasera e' talmente stanco che barcolla
in giro per l'albergo. Dei turisti italiani si preoccupano addirittura
e la famiglia di spagnoli in camper del deragliatore offre la loro
zuppa. Sono molto cari e simpatici, ma Lo non e' messo cosi' male,
suvvia! Certo che rimane delusissimo dalla promessa doccia
calda. Bisogna prima aspettare le 1930 che partano i generatori, mica
ci aspettiamo la corrente elettrica tutto il giorno?! Poi una delle
docce non va e l'altra ha solo un rivoletto d'acqua patetico. Vabbe'
almeno e' tiepida, non lamentiamoci troppo. Per cena c'e' solo riso e
carne oppure zuppa di cavoli con carne, i due piatti "tipici" di
qui. Lo si trova a tavola con due turisti tedeschi, la loro guida
molto in gamba e suo cugino. I turisti sono contenti perche' oggi
hanno visto un leopardo delle nevi. Lo e' invidiosissimo e cerca di
fare capire loro che privilegio e' stato: e' un animale
rarissimo. Anche la guida rincara la dose dicendo che lui ha vissuto
tutta la vita qui e l'ha visto una sola volta. Lo praticamente aspira
la sua zuppa da una narice per la fame. La signora tedesca impietosita
gli offre il suo riso, dicendo che non se la sente di finirlo per il
maldipancia. Lo fa i complimenti per un intero nanosecondo e poi
spazza agilmente il piatto della signora. Mancanza di proteine? Qui e'
impossibile averne a meno di mangiare quelle pessime scatolette di
alici/sardine russe disgustose. Probabilmente i russi esportano in
Tagikistan gli scarti di produzione, Lo non puo' immaginare che
qualcuno volutamente possa inscatolare quella risciacquatura di
piatti. Lo collassa nel letto al piano di sopra di uno dei due letti a
castello (i piani bassi sono occupati dai cinesini) e scopre con
orrore che non ci sono le lenzuola. Si dorme direttamente sul
materasso con una trapunta sopra, nella puzza di tutti gli avventori
precedenti. E che puzza! Lo rimane talmente disgustato che dormira'
solo nel suo sacco a pelo di qui in avanti (a parte il mitico Pamir
Lodge). Probabilmente, a sentire gli altri avventori, e' meglio (e
anche piu' economico) fermarsi negli homestay, la versione locale del
b&b. Ma Lo e' rimasto talmente shockato dall'esperienza che preferira'
dormire in natura senza piu' fare la doccia per 12 giorni piuttosto
che rischiare un'altra esperienza simile. La colazione dell'indomani
non solleva le sorti dello squallido albergo, ma almeno e' abbondante,
anche se il pane e' raffermo come praticamente ovunque. Lo si dirige
al bazar per fare una rapida spesa. Gli unici a vendere il pane cosi'
presto sono due fratellini che pescano il pane da un enorme saccone
nero dell'immondizia. La bimba e' molto carina con le sue treccine
orizzontali stile Pippicalzelunghe. Lo le offre alcuni dei biscotti
che ha appena comprato e lei ci si avventa con gusto. Il fratello fa
un approfondito e studiato sondaggio della propria cavita' nasale e
poi passa a Lo i suoi pani a mani nude. Lo ha ormai messo da tempo a
tacere le sue remore igieniste e fa finta di niente. Partenza! Lo
sbaglia clamorosamente strada (ma com'e' possibile, ce ne sono solo
due!) e, se non fosse per dei camionisti gentili che lo indirizzano,
finirebbe in Cina! Poco piu' avanti Lo incrocia un ciclista che va
nella sua stessa direzione, finalmente si puo' fare una tappa in
compagnia? Errore tattico. Si tratta di Andres, un signore argentino
di 55 anni che e' in viaggio da 10 anni in giro per il mondo e ha
deciso di viaggiare per il resto della sua vita. Non parla ne' inglese
ne' russo e quindi non gli pare vero che Lo riesca a capirlo (almeno,
una parola ogni 5) e si lancia in un discorso entusiasta e infinito in
spagnolo. E' chiaramente affetto da una gravissima forma di logorria
cronica e Lo e' presto rintronatissimo. Lo cerca di svagarlo dicendo
che il panorama spettacolare che si dipana attorno gli ricorda molto
le montagne colorate dell'Argentina e Andres ha vissuto per anni a
Salta in Argentina, da cui Lo e Simo erano partiti per il deserto di
Atacama tanti anni prima. In effetti lui guarda stupito Lo fotografare
e ammirare le montagne spettacolari che a lui probabilmente non dicono
niente. Era partito in moto, ma gliel'hanno rubata in Africa. Allora
e' passato alla bici elettrica ma la batteria si era demolita a
Dushanbe e ora sta pedalando. E' chiaro che non e' in grado e procede
adiabaticamente con una lentezza esasperante lamentandosi che gli
manca il fiato e ha troppa panza. Dopo qualche ora, Lo ne ha
abbastanza, anche se e' simpatico e lo saluta riprendendo il suo
passo. Ci stiamo dirigendo ad Ak Baital, un passo a 4655m, ce la fara'
l'argentino esploso? Il panorama e' molto bello, ma la ammazzata del
giorno prima si fa sentire e Lo si ferma nel deserto a una sessantina
di km da Murghab. Siamo di nuovo a quote rilevanti, oltre i 4000, e lo
stellato non delude. Dentro il sacco a pelo si sta comodissimi,
dormendo sulla soffice sabbia del deserto (con un telo e il
materassino di polistirolo espanso). Che dormite fenomenali. Ogni
tanto ci si sveglia guardando la via lattea che ruota attorno alla
stella polare e contando le stelle cadenti. La luminosita' di fondo
stranamente non e' bassa, neanche a centinaia di km da qualunque
citta' e neanche ore dopo il tramonto della luna. Certo il cielo e'
spettacolare, ma non agli stessi livelli di Atacama. Forse c'e' una
residua foschia d'alta quota che diffonde la luce delle stelle? Magari
e' dovuta all'incredibile caldo di quest'anno. Molte persone
confermeranno che quest'anno fa molto piu' caldo del solito. Partenza
di buon mattino e ben presto Lo si trova a scalare l'ultima rampa del
passo, molto ripida. Il fiato si sente! Eppure si sale tranquillamente
rispetto alla gita sul Monte Bianco di questa primavera. La quota e'
confrontabile, ma la differenza sta nell'arrivarci pedalando su piu'
giorni oppure passare dai 250m di Ivrea ai 4800 del bianco in
giornata. Gia' prima del passo le montagne sono bellissime: nerissime
attraversate da bianchissimi nevai e ghiacciai che spettacolare
contrasto! Pero', arrivato al passo, Lo rimane 10 minuti a bocca
aperta (e non solo per la mancanza di ossigeno): non puo' esistere su
questo pianeta un posto cosi' bello. Valli misteriose si aprono in
lontananza sotto a montagne di tutti i colori dell'arcobaleno coperte
di bianchissimi ghiacciai, mentre torrenti e ruscelli scorrono
festosamente gorgogliando in basso. La desolazione stupenda e'
meravigliosa qui e solo delle grasse e goffe marmotte se la godono
oltre a Lo. Chissa' perche' i leopardi delle nevi sono cosi' rari. Un
qualunque leopardo minimamente dignitoso potrebbe mangiarsi una
marmotta al millisecondo. Lo inizia la lunga discesa fino a Karakul,
ma deve continuamente fermarsi meravigliato per vedere nuovi
particolari e per osservare le valli che si aprono senza sosta a
destra e sinistra. Una decina di km e 300m sotto, Lo incontra due
turisti di Biella a piedi, cosa ci fanno in mezzo al nulla? Oggi
ancora non e' passata neanche una macchina! Viene fuori che la loro
guida ha demolito la macchina poco lontano e loro vogliono arrivare al
passo. Ecco lo stolido tajiko che arriva con una scassatissima
monovolume che sarebbe piu' adatta ad accompagnare i bambini
all'allenamento di calcio che ad attraversare un passo alpino da
4600m. Emette una fumata nera che sembra un conclave indeciso: come
minimo ha distrutto le fasce di tutti e quattro i pistoni e sta
bruciando piu' olio che benzina. Non riesce a salire e l'autista
ordina stolidamente: push! Proviamo tutti e tre a spingere ma tra la
mancanza di ossigeno e soprattutto il densissimo fumo nero siamo
piegati in due a tossire nel giro di venti microsecondi. Lo stolido
non demorde: scende di un km in retromarcia, prende la rincorsa e
riparte deciso. Lo si allontana disgustato promettendo ai turisti di
non preoccuparsi perche' una decina di macchine erano passate il
giorno prima. Quando si ferma nuovamente per il panorama, vede la
macchina combattere ancora contro la salita. Ogni tanto uno sbuffo di
fumo bianco accompagna la continua fumata nera, ha spaccato anche la
guarnizione della testata, oppure gli e' solo esploso il radiatore?
Eppure lo stolido non demorde... Lo si trova ora in una enorme piana
solcata da ruscelli. Ad un bordo c'e' un antichissimo
caravanserraglio. Chissa' se la via della seta passa anche da
qui. Magari ci si e' fermato Marco Polo?! Qualche km dopo si entra in
una sperdutissima valle e appare un cancello in mezzo al nulla, e' il
confine con la Cina. A che serve il cancello qui?! Siamo in mezzo al
nulla, a nessuno mai verrebbe in mente di attraversare la frontiera
qui! E se anche fosse, avrebbe tutto il tempo di tirare giu' il
cancello con un temperamatite prima che chiunque se ne possa
accorgere... L'assurdita' di alcune frontiere e' ben metaforizzata da
questo cancello nel nulla. Lo si rende conto che e' gia' quasi a
Karakul. Ma come! Avrebbe dovuto metterci 4 giorni da
Murghab... L'errore nei conti dei giorni e' ora chiaro. Decide allora
di esplorare il deserto e taglia deciso verso l'enorme lago (frutto di
un'antichissima collisione con un asteroide). Il terreno e'
inizialmente compatto e i robusti copertoni della sua bici non hanno
problemi, ma presto si trova a spingere faticosamente nella sabbia,
abbandona la bici e prosegue a piedi. Ogni piccola deviazione implica
decine di km. Lo non e' abituato a lavorare con cartine al 500000,
sulle sue alpi usa quelle al 50000 e c'e' una bella differenza. Anche
stasera quindi la stanchezza si sente e Lo va a fermarsi al riparo dal
vento sotto un enorme roccione. Pero' quando arriva un fuoristrada che
rigurgita dei turisti che prendono a salire su un montagnozzo, la
curiosita' ha la meglio e Lo li segue fino in cima. Sono di nuovo dei
turisti italiani. Siamo saliti di soli 150 m dal deserto, ma e'
sufficiente a superare i 4000m di altitudine e ad apprezzare lo
spettacolo mozzafiato di questo spettacolare enorme lago azzurrissimo
a 3900m di altitudine, circondato da dolci montagne coronate da
ghiacciai d'alta quota. Purtroppo oggi e' stranamente un po nuvoloso,
ma il panorama e' imponente lo stesso, anzi forse le lontane nuvole
che corrono sulle distanti montagne da 7000m rendono il panorama
ancora piu' suggestivo. Il vento d'alta quota increspa profondamente
l'enorme lago. Lo decide che e' saggio montare la tenda stanotte e si
mette lungo le rive di uno stagno appena sotto il montarozzo. Buona
idea, nella notte ci saranno un paio di scrosci di pioggia e Lo si
salva! Il giorno dopo bisogna fare l'ultimo rifornimento prima di
addentrarsi nel nulla assoluto della Bartang valley. Lo si dirige al
villaggio di Karakul, ma l'unico negozio e' desolantemente vuoto. Lo
prova a comprare della cioccolata, ma desiste quando vede che
l'etichetta dice "barretta al gusto di cioccolato" e la lista degli
ingredienti inizia con grasso di palma idrogenato (probabilmente la
cosa commestibile piu' malsana possibile) e sembra non contenere
cacao. Non c'e' molto altro e Lo fa scorta di noodles istantanei al
gusto di pollo (che sarebbe una bustina di plastica piena di grasso di
pollo che andrebbe aggiunta a fine cottura). Compra anche dei fichi
secchi che hanno il nocciolo di albicocca e un vago retrogusto
albicocchesco. Eppure erano grigi e grinzosi come fichi! Non c'e'
pane, che Lo trova ad un homestay poco lontano. Ovviamente e'
completamente raffermo e la signora lo tira fuori da un secchio di
metallo al cui precedente contenuto Lo cerca disperatamente di non
pensare. Le donne di casa stanno industriosamente preparando il pranzo
per gli ospiti dell'homestay sul pavimento della cucina, nero per
l'uso e la fuliggine. Lo ha ormai perso ogni forma di esigenza
igienica e ne chiede un piatto. Purtroppo non e' possibile averne per
qualche straordinario motivo, ma la signora si muove a pieta' e
prepara un uovo fritto con un pomodoro. Lo lo paghera' a carissimo
prezzo: cacchetta a spruzzo per tre giorni. Via, fuori, meglio essere
nella natura incontaminata. Lo si dirige verso la Bartang rifacendo
una 15 di km della strada del giorno prima in senso opposto. Qui
incontra Andres che sta preparando un caffe' a bordo strada e ne offre
entusiasta una tazza a Lo. Tutto sommato se l'e' cavata bene con il
passo di Ak Baital, anche se ammette di aver sputato un paio di
polmoni o giu' di li'. Certo che per un motociclista ex fumatore di 55
anni, se l'e' cavata alla grande. Lo entra finalmente in Bartang ed e'
come sbarcare su un altro pianeta. Anzi una dozzina di pianeti
diversi, perche' il panorama cambia completamente ogni dieci o venti
km, quando una valle si sussegue ad un'altra, con una desolazione
stupenda sempre diversa. Il posto e' assolutamente incredibile. Lo
arriva al primo guado. Sia la ragazza londinese che quelli del camion
dei pompieri hanno detto che nel pomeriggio l'acqua supera le
ginocchia ed e' meglio attraversare al mattino. Lo ci prova lo
stesso. Via gli scarponi e attraversa in un attimo con gli scarponi in
mano assieme alle due borse posteriori. E' talmente in confidenza che
prende la bici sottobraccio e attraversa senza togliere la borsa
anteriore ne' la tenda e il sacco a pelo sul portapacchi, tenendo la
ruota posteriore sollevata. Il mozzo anteriore finisce abbondantemente
sott'acqua, ma ci vuole ben altro per scalfire la superbici. In un
attimo Lo rimonta le borse e si infila gli scarponi e riparte
tranquillo. Sembra che passi le giornate a guadare fiumi invece che a
fare il fisico teorico... Peccato che nessuno abbia assistito alla
spettacolare performance, ma qui non passa proprio nessuno. Nei
prossimi giorni Lo vedra' non piu' di una macchina al giorno (e spesso
nessuna proprio). Poco dopo Lo si trova lungo la riva di un lago
bellissimo. Ci sarebbe tempo per procedere ancora, ma che senso ha? Il
posto e' bellissimo e Lo si ferma volentieri a rilassarsi. Tira fuori
il suo libro, ma il panorama e' talmente bello che ripone il libro e
passa ore a guardasi attorno, mentre lentamente il sole tramonta. In
lontananza c'e' una altissima montagna coronata di ghiaccio e Lo
osserva il tramonto che la scala gradualmente mentre le stelle si
accendono piano piano. Tutto osservato dal calduccio soffice del suo
sacco a pelo poggiato sulle rive del laghetto. Durante la notte rimane
a lungo a guardare le stelle a bocca aperta. Stranamente si sveglia
alla mattina con il sacco a pelo marcio, evidentemente il lago ha
rilasciato molta umidita', ma per fortuna l'umido non e' penetrato
all'interno e Lo volentieri attende che il sole lo asciughi mentre
ozia pigramente. Quando e' tutto asciutto, Lo riparte con calma. Poco
oltre incontra una comitiva di torinesi che hanno affittato un
fuoristrada e che lui aveva incontrati al Pamir Lodge. Sono
preoccupati che la strada peggiori in basso e stanno tornando
indietro. Come Lo scoprira' a sue spese, hanno visto giusto. Scoprira'
piu' avanti che il loro viaggio non sara' banale perche' poco dopo
perderanno una ruota e saranno salvati solo grazie ad un inventivo
tajiko (l'unico che passera' per giorni) che riparera' la loro
ruota. Lo pranza pigramente lungo un torrente che sbuca da una valle
laterale cercando di rendere commestibili le albicocche secche
lasciandole decantare a lungo in acqua. Nel pomeriggio si trova in una
enorme pianura che va a finire contro altissime montagne con
spettacolari seracchi e ghiacciai a 6000m di altitudine e
oltre. Sembra di essere atterrati su un ennesimo pianeta e Lo decide
di fermarsi qui per la notte. E' molto stanco e il posto e'
semplicemente troppo incredibile. Per evitare l'umido decide
improvvidamente di montare la tenda, ma succede una tragedia. La
stanchezza non gli permette di valutare bene il vento e l'impresa
diventa presto disperata. Ad un certo punto una folata dispettosa
butta il materassino nel torrente e Lo ci si deve lanciare
appresso. Per fortuna e' poco profondo e non succedono
disastri. L'impresa titanica e' compiuta e la tenda e' montata. Lo si
accascia dentro alla disperata ricerca di un riparo dal vento
implacabile. E' presto chiaro pero' che questo vento e' troppo forte e
rischia di danneggiare la tenda seriamente. Disperato Lo deve
smontarla 5 minuti dopo aver terminato di montarla. Che impresa di
Sisifo, ma per fortuna non sembra essersi rotto nulla. Lo e' disperato
dalla stanchezza ma non c'e' altro da fare che rimontare tutto sulla
bici e cercare un posto piu' riparato. Ma perche' quando si va in
bici, il vento e' sempre, sempre contrario? Alla fine, Lo stremato,
decide di soprassedere con la tenda e si mette finalmente nel sacco a
pelo dove collassa clamorosamente. Il posto e' ancora piu'
spettacolare della sera prima, per quanto possa sembrare
impossibile. Nonostante la demolizione pregressa, Lo riesce a
goderselo dal calduccio del sacco a pelo che il vento (fortunatamente
scemato) non riesce a intaccare. Tutta la tragedia della tenda e'
stata inutile perche' la notte si rivela secchissima e la tenda
sarebbe stata inutile, anzi controproducente perche' avrebbe
ostacolato l'incredibile panorama. Lo rimane talmente sconvolto che
non tocchera' piu' la tenda per il resto del giro, relegandola a
costosissimo cuscino e dormendo all'addiaccio fino alla fine del giro.
Oggi va molto meglio, soprattutto perche' il vento e' scomparso e Lo
si addentra nell'infinita piana in cui ha dormito profondamente,
riprendendosi in pieno. Presto si incuriosisce dalle montagne che la
circondano e un piano malato inizia a formarsi nella sua
testa. Chissa' che panorama ci deve essere dalla cima?! Ovviamente non
c'e' nessun sentiero che sale e quindi ne sceglie una che salga
abbastanza dolcemente. Trovatala, abbandona la strada dirigendosi alla
base e dimenticandosi la storia delle distanze enormi e della
prospettiva fallace. Quindi deve pedalare nel deserto per parecchi km
solo per avvicinarsi. Per fortuna il fondo e' compatto e la bici ha
pochi problemi a negoziarlo. Partenza! GPS, goretex, macchina foto,
sottotuta in lana e batterie di ricambio. Per fortuna Lo ha
l'accortezza di prendere il punto GPS della bici abbandonata in mezzo
al deserto!!! La montagna sale decisa e la mancanza di sentiero si fa
sentire. Lo si trova presto a negoziare enormi campi di sfasciumi
aiutato solamente da qualche traccia di marmotta o di caprone Marco
Polo. Purtroppo il nevaio sommitale non riempie il torrente e Lo si
trova a salire a bocca asciutta, peccato dal basso sembrava avrebbe
trovato l'acqua. Poche ore dopo Lo e' in vetta. Ha fatto solo 1200
metri di dislivello, ma siccome e' partito da 3800, arriva a 5000m!
Anzi, 4985 per la precisione. Il caldo e' anche qui imbarazzante e Lo
arriva fino in cima in pantaloncini corti da ciclista e magliettina a
maniche corte. Solo in punta si mette il sottotuta e il goretex, ma
piu' per proteggersi dal sole e dal leggero vento che dal
freddo. Inoltre sembrerebbe un faux pas alpinistico essere a queste
quote senza neanche un indumento tecnico, suvvia un minimo di
stile... Il panorama e' cambiato ancora una volta, mentre da dietro Lo
vede la spettacolare piana da cui e' partito sotto un'altra
prospettiva, davanti si trova una successione incredibili di valli
sperdutissime che vanno a terminare contro altissime montagne da 6000
a quasi 7000m a ovest, in una zona ancora piu' selvaggia e
misteriosa. Che desolazione stupenda, che posto
incredibile. Senz'altro uno dei momenti piu' memorabili della vita di
Lo: che impresa arrivare fino a qui. La discesa e' piu' faticosa del
previsto, Lo e' ora molto stanco. Soprattutto e' preoccupato di non
vedere piu' la bicicletta. Possibile che sia passato qualcuno che se
la sia portata via? Ma se non c'e' nessuno per decine (50?) di km! Lo
segue stolidamente la freccia sul GPS, ma aveva semplicemente
sottovalutato la visibilita' di una bicicletta nel deserto, nonostante
sia rossa con il materassino rosa sul portapacchi. Finalmente la
scorge a poche centinaia di metri di distanza e ci si dirige
assetato. C'e' ancora un po d'acqua e l'ultima meletta mezza acerba!
Dall'alto Lo aveva visto un fiume poco distante e ci si dirige deciso,
bisogna fare scorta d'acqua e il pranzo. Pochi km dopo Lo si ferma in
un prato per dormire. Che giornata incredibilmente spettacolare, ma
che stanchezza. Lo perde rapidamente conoscenza e per stanotte neanche
si accorge delle stelle. La parte spettacolare del viaggio e' ormai
terminata, e ora si tratta di rientrare a Korog attraverso la bassa
valle Bartang, ma le avventure di Lo non sono certo finite! Bisogna
ora scendere la valle, ma perche' allora la strada continua a salire?!
Lo si convince che gli ingegneri civili sovietici devono essere tutti
dementi, oppure semplicemente hanno dato le chiavi del caterpillar ad
uno stolido operaio qualunque e gli hanno detto "fai la strada". Non
c'e' altra spiegazione possibile al forsennato tracciato della pista
che non segue alcun criterio razionale. Ad un certo punto la strada
passa da 3800 a 3300 in un paio di km. I freni di Lo sono messi a
durissima prova e Lo si ferma di frequente a fare raffreddare i cerchi
incandescenti per evitare i problemi pregressi. Arriva al primo
villaggio, Gudhara, dove incontra due cicloturisti scozzesi che
vengono in direzione opposta. Uno e' preoccupato di aver dimenticato
la crema solare: un pallido scozzese in un deserto a 4000 m di
altitudine senza crema?! Mmmmm, non promette bene. Lo ha usato la
crema protezione 50, ma purtroppo e' praticamente finita (ed e'
scaduta da un paio d'anni). Lo cerca il negozio del villaggio senza
troppa speranza. I bimbi del villaggio trascinano festosamente Lo
dentro la casa di un vecchietto che lo guarda molto perplesso. No, non
e' il negozio questo, non ci sono negozi qui. Il primo sara' a 60 km,
due giorni dopo, ma li' lo riuscira' solo a comprare dei pacchi di
biscotti, e non trovera' niente fino a 110 km piu' avanti! Per fortuna
la gente, pur poverissima, e' sempre ospitale e uno puo' chiedere a
loro. Lo da' fondo ai viveri e il giorno dopo deve fermarsi al
villaggio di Nisur dove viene ospitato dal maestro di scuola. Presto
mezzo villaggio si trova a passare (per caso?) per osservare il buffo
straniero. Lo che non ne puo' piu' di te' e pane raffermo, riesce a
farsi portare chili di ottime albicocche e mele colte direttamente
dall'albero. Ne mangia una quantita' indecente e si salva la
vita. Quando arriva il vero piatto (una specie di spaghetti fritti
fatti di farina e conditi con erba cipollina) e' ormai satollo e ne
mangia solo poche cucchiaiate anche se sono molto buoni. Non ci sono
molti alberi ne' energia elettrica, quindi vanno di moda i fornelli a
energia solare: degli enormi specchi parabolici nel cui fuoco mettere
la pentola. Lo ha il momento piu' imbarazzante della sua carriera di
fisico teorico: ha detto che il suo mestiere e' "teacher" e che
insegna fisica. Allora due amici del maestro iniziano a fare domande
di fisica. Lo riesce a calcolare l'altezza di una montagna se un peso
ci mette dieci secondi a cadere, ma fallisce clamorosamente nel
ricavare la formula del periodo di un pendolo. Ragazzi, questi sono
problemi di fisica 1 che Lo non vede dal suo esame 25 anni fa, cosa
pretendete?! Scrive le equazioni di Maxwell in notazione vettoriale e
relativistica per mostrare quale tipo di fisica insegna e i ragazzi le
guardano perplessi. Viene fuori che uno di questi e' il maestro di
matematica il quale ha uno stipendio di ben 500 somoni, meno di 50
euro, e Lo e' parecchio imbarazzato a rivelare il proprio stipendio
che probabilmente e' piu' alto del prodotto interno lordo dell'intero
villaggio di un'ottantina di case. Ciononostante in questo buco di
villaggio si incontrano piu' persone sorridenti di quante se ne vedono
a Milano in un giorno intero. Qui sembrano tutti felici, ma
probabilmente ridono del buffo turista in pantaloncin: qui sembra che
nessuno mai metterebbe i pantaloni corti neanche con 48 gradi
all'ombra. Poi iniziano le domande di matematica: come si scrive a+x
elevato alla n? Lo scrive la formula del coefficiente binomiale e i
ragazzi sono perplessi dai fattoriali, concludendo che e' una formula
troppo difficile per i loro alunni. Lo e' abbastanza stremato e ci
mancava pure di organizzare una lezione in condizioni di crisi
ipoglicemica e in carenza d'acqua con un'insolazione
incipiente. Soprattutto uno si rende conto che cambia proprio
mentalita' e non e' facile riprendere la testa da fisico quando ha
passato le precedenti settimane come un gretto automa a trasformare,
pedalando, zucchero in km. Lo deve fare un notevole sforzo anche solo
per mettere i segni corretti nelle equazioni di Maxwell, argh! Aiuto,
preferisco farmi 600m di dislivello in salita con la bici carica! Lo
sara' purtroppo presto accontentato. Che pomeriggio surreale! E' ora
di partire anche per fuggire alle successive domande. Lo si accomiata
lasciando 50 somoni, e anche stavolta e' troppo... Il perfido maestro
insiste piu' volte che bisogna per forza salire al paese di Roshohv,
appunto 600m piu' in alto, anche se la mappa mostra un'agevole strada
sul fondovalle. Lo ci casca clamorosamente anche se poi dall'alto
vedra' una moto che ha chiaramente fatto la strada bassa. Nonostante
la lunga esperienza in materia, Lo non smette mai di stupirsi di
quanto i locali siano completamente inaffidabili quando uno chiede
informazioni. Questo accade in tutto il mondo: mai fidarsi di quanto
indicato dagli autoctoni. Nella maggior parte dei casi non hanno la
minima idea di dove vivono. Prima della salita pero' capita
l'avventura della strada che scompare. Il maestro aveva accennato che
il giorno prima la strada era interrotta, ma Lo non ci aveva dato
troppo peso. Ora pero' capisce che il problema e' serio. Girata una
curva si trova il torrente al posto della pista. Come fare? Qui sembra
guadabile e Lo si lancia, memore dei passati successi. Purtroppo, una
volta attraversato, la strada non c'e' piu' e Lo deve faticosamente
trascinare la pesantissima bici in un alveo di fiume costellato di
massi incastrati nella sabbia, un terreno completamente
improponibile. Con fatica immane avanza eroicamente sollevandola
spesso di peso, ma si trova il passo sbarrato da un altro affluente
completamente inattraversabile. Non si capisce la profondita' per via
delle acque fangose, ma si sentono enormi massi trascinati dalla
corrente velocissima con un profondo brontolio continuo e sara' largo
una 30ina di metri almeno. Che fare? Attraversare qui e' impossibile
e pericoloso. Rimanere tutta la notte qui non sembra una buona idea,
l'acqua potrebbe cambiare direzione. L'unica e' tornare indietro. Il
guado dell'andata non si trova piu' e stavolta Lo si trova la corrente
impetuosa fino all'inguine. Beh, almeno si fa un bide' anche se
decisamente fangoso. Non si puo' attraversare spingendo la ruota
anteriore nell'acqua stavolta, sarebbe completamente sommersa e la
bici verrebbe trascinata via dalla fortissima corrente. Cosi' a Lo
toccano tre viaggi: scarponi e borse posteriori, tenda e borsa
anteriore, e finalmente la bici. Lo e' stremato e lancia urla belluine
per farsi coraggio mentre attraversa l'ultima volta con la bici
sollevata sulle spalle. L'immagine di Rambo che guada un torrente in
Vietnam con un cannone a tracolla balza appropriatamente in
mente. L'autista di una jeep rimasta bloccata alza un sopracciglio
perplesso, e guarda Lo con curiosita', che strani questi turisti... Lo
riprende fiato dopo essersi allacciato gli scarponi. Dieci minuti dopo
l'acqua scompare improvvisamente lasciando Lo a bocca aperta, ma come,
un attimo fa stavo combattendo per la mia vita e ora ci sono dieci cm
di acqua?! Lo puo' ora attraversare senza neanche togliersi gli
scarponi! nuovamente bisogna attraversare il campo di massi (terza
volta!), ma stavolta la strada non e' piu' sbarrata si riesce ad
arrivare al ponte che solca l'affluente principale. L'acqua vi scorre
sotto con una violenza inaudita e Lo rimane a lungo a guardare
boccheggiante. Sull'altro lato della valle la strada e' fortunatamente
scorrevole ma ne mancano 100m letteralmente mangiati dalla furia del
fiume. Per fortuna e' rimasta una strisciolina e Lo passa agevolmente
con la bici, ma le auto e le moto non hanno speranza e gli occupanti
di un paio di veicoli guardano la strada sconsolati. Pare che la
strada rimarra' bloccata per giorni e Lo vedra' veicoli di ogni tipo
tornare indietro. Lo attacca la famosa salita per Roshov che e'
praticamente verticale, ma non c'e' un attimo di pace?! Al primo
spazio in piano Lo tira fuori il sacco a pelo e collassa in coma
depasse', ma non prima di aver evacuato a spruzzo i tre chili di
albicocche mangiate nella mattina. Tutto il pomeriggio per fare si' e
no 5km, pero' veramente epici! Il giorno dopo Lo conclude la salita su
una strada infame ritornando quasi verticalmente a 3100, ma che senso
ha?! Almeno il paese e' molto carino, arroccato sotto un'enorme
montagna incrostata di ghiacciai. Il global warming qui avra'
conseguenze drammatiche: se scomparira' il ghiacciaio, il paese
morira', tutti i suoi campi si trasformeranno nel deserto
circostante. Lo trova il negozio e una decina di persone curiose lo
seguono per vedere cosa comprera'. Non c'e' assolutamente niente di
commestibile tranne i biscotti. Lo tenta di comprare il pane, ma gli
viene offerto il solito pane raffermo. No, grazie quello raffermo ce
l'ho gia'. Niente da fare, ormai ha chiesto il pane e gli verra'
regalato quando lui rifiuta di comprarlo, impossibile sottrarsi alla
loro generosita'. Anche la discesa e' praticamente verticale e tutta
l'energia viene dissipata sui freni e non per fare km. Per fortuna la
strada si stabilizza un po' e ora tende a seguire il corso del fiume
invece di salire e scendere a caso per i versanti per centinaia di m
di dislivello. Purtroppo il fondo stradale rimane pessimo con enormi
massi, sabbia oppure ciottoli. Ci sono anche le famigerate pozzanghere
di polvere: buche piene di una polvere finissima che viene sollevata
in enormi nuvoloni appena e' sfiorata da una ruota e devasta la catena
e i polmoni. Ogni masso lungo la strada viene scavalcato con un
piccolo strappetto verticale: qui la dinamite non e' mai arrivata,
forse e' vietato usarla. L'attrezzatura di Lo inizia a dare segni di
cedimento. La bici per fortuna e' solidissima (anche se ormai la
catena nuovamente cigola come una metropoli di ratti), ma il pannello
solare cede completamente, dopo aver dato problemi per tutto il
giro. Le batterie per il gps, macchina foto e torcia sono ancora
cariche fortunatamente, ma il telefono e il libro sono fuori uso e Lo
sente molto la mancanza del suo libro. Dopo due giorni di viaggio, Lo
non ne puo' piu' e decide di cercare fare una tirata fino a Rushon per
chiudere il giro. Per fortuna gli ultimissimi km sono su strada
decente, addirittura asfaltata a tratti. Il giro e' terminato e il
contachilometri del GPS ha totalizzato 1340km (piu' altri 80 senza
borse lungo il confine afghano da Korog). Ovviamente i km contano poco
quando la condizioni della strada sono cosi' brutte, probabilmente
circa la meta' e' stata fatta su piste e in fuoristrada. In tutto Lo
ha pedalato per 22 giorni e riposato per 1: 8 giorni dushanbe-korog, 4
fino a murghab, 2 fino karakul, 4 per l'alta bartang e 4 per la bassa
bartang. Promblemi tecnici minimi: 8 forature e due soste tecniche per
oliare la catena. Ora Lo vuole arrivare a Korog dove c'e' il mitico
Pamir Lodge. Siccome e' stremato e ha gia' fatto il tratto
Rushon-Korog, tenta di farsi dare un passaggio su un TIR che passano
su quella strada. Oggi pomeriggio passano solo due camion che fanno
cenno di essere pieni. Ma Lo non si da' per vinto e li segue fino a un
ristorante che si ricordava sulla strada piu' avanti. I camionisti
sono infatti li' a rifocillarsi e uno infine e' mosso a compassione
dallo stato di Lo e lo carica volentieri. I 50km vanno via molto
lentamente, e i camionisti continuano a fermarsi per pregare, tirando
fuori un tappeto da dietro il sedile. Certo con degli scassoni di
camion cinesi che guidano su queste strade patetiche, ne devono fare
di preghiere! Prima di partire, il camionista deve cercare di
sigillare il serbatoio su cui sta gocciolando della melma arancione
proveniente dal carico (ma che trasportano, scorie radioattive?
Speriamo di no, la mia bici e' posata sopra!) e poi da' una stretta
alla leva del cambio con un'enorme chiave inglese e si puo'
partire. Il camionista e' simpatico e cerca di fare conversazione, ma
la barriera linguistica e' difficile da superare e Lo e' stanco. Lo
osserva l'Afghanistan scorrere dall'altra parte del fiume dalla sua
posizione elevata e si diverte a salutare i bambini dei villaggi che
si stupiscono di vedere un turista sul TIR. In due ore siamo a Korog e
in un attimo la bici e' scaricata. Qualche giorno di riposo al Pamir
Lodge concludono il mitico giro. Ormai l'ondata di viaggiatori e'
scemata, ma Lo comunque incontra due tipe molto interessanti. Una
ragazza di Hong Kong gira con una bici Bianchi che ha acquistato a
Bishkek, ma e' falsa e lei ha coperto le scritte con nastro adesivo
nero: che si vergogni di girare con un falso? Sta viaggiando da mesi e
vorrebbe anche lei fare la Karakorum highway. C'e' anche una ragazza
di Grenoble che fa la guida alpina e sta organizzando un trekking per
6 persone nelle montagne afghane del Wakan. Lo ha la conferma che
l'Afghanistan qui e' molto tranquillo. La ragazza e' piu' preoccupata
della documentazione necessaria per il visto afghano (servono ben 8
fotografie formato tessera!) che per la sicurezza dei suoi
clienti. Passera' un'intera giornata al consolato afghano ma ne
emergera' vincitrice. Una delle giornate di riposo e' dedicata a
seguire il confine con l'Afghanistan a monte di Korog ed e' una
piacevole pedalata senza borse per una volta. Lo si ferma da una
simpatica famiglia di venditori di frutta fresca e si fa dare una pera
e una mela buonissime. Quando fa per pagare, viene aggredito da un
violento coro di "no, no!" da tutta la famiglia e non solo gli viene
data un'altra mela e pera, ma anche degli ottimi pasticcini di pane
dolce. Che gentili! Magari e' anche un ringraziamento a Lo che ha
attirato un paio di clienti incuriositi dalla sua presenza al
chioschetto (un paio di secchi pieni di frutta) e dalla sua faccia
beata. Certo che la frutta del supermercato a cui siamo abituati in
Italia non e' neanche confrontabile, e che piacere una bella pera
fresca durante una pedalata sotto il sole. Il rientro a Dushanbe il
giorno dopo e' abbastanza traumatico: 15 ore di viaggio su un enorme
fuoristrada nero cattivissimo, ma contenente ben 10 persone. Lo fa
tutto il viaggio appollaiato sulla leva del cambio, spostando la gamba
ogni volta che l'autista deve cambiare (molto spesso visto lo stato
delle strade). Ad un certo punto si appisola clamorosamente sulla
spalla dell'autista il quale non si scompone minimamente. Spera di non
avergli sbrodolato nel colletto o russato nelle orecchie! Alla sua
destra c'e' seduto un musicista panzuto e simpatico, orgogliosissimo
della sua chitarra Gibson che protegge con ogni cura: sta andando a
Dushanbe per un concerto e passa tutte le quindici ore discutendo a
gran voce con l'autista per superare il suono del motore e delle
routone. Lo e' totalmente rintronato fra i due. Dietro ci sono quattro
ragazze che siamo andati a recuperare sopra Rushon in fuoristrada ad
una casa sperdutissima, salutate da tutta la famiglia estesa di almeno
venti persone. Ridono di gusto alle stupidaggini che evidentemente il
musicista elargisce con naturalezza. Nonostante la lunghezza e la
scomodita', il viaggio scorre sereno. Facciamo la strada del sud che
e' ben asfaltata per la maggior parte a partire da Kalai Kum (al
contrario di quella del nord che Lo aveva fatto all'andata). Questa e'
la strada lungo cui la settimana prima della partenza di Lo i
cicloturisti sono stati uccisi dai Talebani (ma non e' affatto chiaro
cosa sia realmente successo e se fossero veramente talebani,
improbabile). Vista la incredibile ospitalita' dei tajiki e il numero
di posti di controllo di polizia, Lo aveva correttamente valutato
nullo il rischio terroristico (questi episodi purtroppo capitano ormai
abbondantemente anche in Europa). La strada del sud e' di qualita'
migliore, ma e' naturalisticamente meno bella di quella del nord, a
parte un lago enorme che compare inaspettatamente al tramonto. Un
buon modo per accomiatarsi dalle bellezze naturalistiche del
Tagikistan. Che avventure!!
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