LU e LO IN SICILIA!
23-30 Marzo 2003
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Lo in Italia (a Erice) per la conferenza "Advances in Quantum
Information Processing"... "Lu, vieni a fare un giro in Sicilia?"
"Mah, non so... Va bene!" Non ci vuole molto a convincere Lu a fare un
giro per il suo amatissimo sud... Si rimane d'accordo che lei lo
passera' a prendere a Erice il giorno dopo la fine della
conferenza. Naturalmente Lo si ammala (l'ultima volta che era stato
male e' stato quando il papa e' venuto a Ivrea undici anni prima), ma
l'arrivo della fata Lu lo rimette in sesto (anche perche' lei
gentilmente minaccia di guarirlo a legnate). Del resto la Sicilia
aspetta! Arriva finalmente Lu da Rende in auto e Lo, macilento, si
trascina zoppicante incontro a lei riuscendo con immane, eroico sforzo
a raggiungere l'incrocio della statale. Grande e' la gioia quando
finalmente scorge la macchinina bianca di Lu, ma i saltelli e gli
sbracciamenti vengono bellamente ignorati e Lu gli passa davanti
insensibile, arriva all'albergo e non trova Lo! Ricongiuntisi
finalmente felicemente (Lo si e' preso la rivincita su Lu che lo
accusa di non vederla mai agli aereoporti), ci si dirige in centro a
Erice per il necessario cannolo di ricotta dalla pasticceria Maria che
sancisca l'inizio del viaggio in Sicilia. Prudenza vorrebbe che Lo non
tocchi cibo, ma naturalmente egli non puo' rimanere insensibile
dinnanzi a tanto ben di dio e i due ricongiunti si sparano un metro
cubo di pasta di mandorla annaffiata con te'. Poi giriamo per la
citta', fermandoci al centro Majorana (ultimo controllo di mail e
addio alla civilta' moderna) e al castello di Venere. Purtroppo la
nebbia offusca il magnifico panorama e Lu si accontenta di fotografare
i tetti della citta'. Si parte per il primo agriturismo in contrada
Strafatti (sarebbe Strasatti, ma, visto il grado di stordita' di Lo,
l'innocente borgo viene prontamente ribattezzato). La signora
dell'agriturismo e' un po' rintronata, ma la stanza e' veramente
bellissima e si mangia una cena infinita. Lo stomaco di Lo, pur
duramente provato, regge bene anche se la vera sfida deve ancora
venire. Il giorno dopo si parte per Mothya, costeggiando le saline
vicino a Mazara. La signora delle informazioni turistiche all'imbarco
dei traghetti ci informa che si puo' andare anche in canoa e,
ovviamente, Lu e' subito entusiasta e accetta la sfida! Lo non e' da
meno e in poco tempo i due stanno allegramente pagaiando nelle saline
in direzione Mothya. Lu scopre ben presto che le canoe aperte non
vanno molto bene quando c'e' vento e soprattutto rimpiange di aver
lasciato a Lo il sedile posteriore che spetta a chi dirige la canoa,
ma e' anche molto piu' riparato. La giusta punizione per Lo che aveva,
ignaro, scelto il posto giusto non si fa attendere, visto che Lu lo
battezza copiosamente ad ogni pagaiata. I due eroi arrivano a Mothya
discretamente fradici mentre infuria un vento di tramontana che
inviterebbe a passare la giornata davanti ad un caminetto acceso
succhiando caramelle all'anice avvolti in una coperta e non a
passeggiare tra rovine antiche in costume o jeans bagnati!! Lu si leva
i pantaloni (saggiamente sotto aveva messo il costume) e li lascia
stesi sul molo. Lo si mette pure in costume per simpatia di modo che
si possa congelare assieme. Ci aspettiamo di vedere le renne pascolare
e magari una predazione dell'orso polare, ma la passeggiata per
l'isola e' lo stesso molto piacevole, nonostante l'immagine latente di
futuri archeologi che disseppelliscono dal ghiacciaio di Mothya una
coppia ibernata in perfetto stato di conservazione alla maniera
dell'uomo di Similaun! Purtroppo il museo e' off-limits perche' siamo
in costume da bagno (ci limitiamo a sbirciare il famoso giovanetto di
Mothya dalla finestra), ma il parco archeologico e' molto bello ed e'
immerso in una fioritura incredibile. Lu e' entusiasta per
l'abbinamento fiori-anticaglie e ritorna tra i comuni mortali solo per
lanciare strali contro Lo che osa scambiare un monodicotiledone
magnoliopsida per un caryophyllidae! Come e' possibile tanta
ignoranza, insomma!!! Ci fermiamo ad osservare una chiesetta
completamente addobbata di figurine di pane per la festa di
S. Giuseppe e Lo si prende la rivincita quando Lu si ferma ad ammirare
un albero con dei meravigliosi aranci: peccato che erano stati appesi
all'albero con il filo di ferro e l'albero fosse probabilmente una
quercia!!!! Hi hi hi!!! I due si fermano ad oziare su una panchina che
e' l'unico posto riparato dall'uragano su tutta l'isola, notando con
finta sorpresa che tutti gli altri visitatori vestono giacconi e
piumoni. Al molo recuperiamo i pantaloni di Lu, che erano stati
custoditi dal venditore di cartoline. Lu fa subito amicizia, come al
solito, e scopre con orrore che egli e' un convinto cacciatore. Si
viene a scoprire che il tanto maledetto vento e' stato in realta' una
benedizione perche' altrimenti le zanzare ci avrebbero spolpati con
gusto fino alle ossa. Si vorrebbe arrivare all'altra isola che e' una
riserva naturale, ma il vento e' troppo forte e non vogliamo andare a
finire in Tunisia, almeno non quest'anno o per lo meno non in
canoa. La pagaiata di ritorno e' strenuissima e arriviamo ancora piu'
fradici di prima, se possibile. Lu e' a suo agio, mentre Lo e' in
arresto cardiocircolatorio per il freddo. Per fortuna ci si arrangia
con i vestiti asciutti rimasti e riusciamo a ripartire alla volta di
Mazara, dove, dopo una breve passeggiata in centro (con sosta in
pasticceria) ci si dirige al museo della nave punica. Dopo tutta la
propaganda fatta da Lu, Lo si aspetta per lo meno un esemplare in
perfetto stato di conservazione con propulsione nucleare e tecnologia
stealth, ma si tratta di quattro legnetti mezzi marci. In realta'
rimaniamo entrambi a bocca aperta ad ammirare la maestria di gente
capace, oltre 2000 anni fa, di costruire oggetti di qualita'
semi-industriale di ottima fattura: ancora si vedono le scritte degli
antichi falegnami che dovevano assemblare la nave. Inoltre pare (ma
nel museo non ne parlano) che i moderni chimici-metallurgi abbiano
studiato con interesse la lega dei chiodi usata per questa nave: 2000
anni sotto al mare senza ossidarsi! E' un materiale perfetto per
sigillare le scorie radioattive... Si torna all'agriturismo per
trovare dei pantaloni per Lu e si decide di andare a mangiare in un
agriturismo in campagna. Qui, nella stradina di ingresso, avvistiamo
un enorme istrice con somma gioia di Lu che inchioda, pesca la torcia
e parte all'inseguimento. Lo rimane un po' indietro perche' impacciato
dalla colonna di marmo piovutagli addosso (courtesy of gentle Lu)
perche' aveva osato parlare di "porcospino"!
Quantaignoranzanumerodue!! Ci gustiamo un'ottima cena a base di cuscus
per Lo (il suo nutrimento principale anche a Boston) e di pasta e
pesci per Lu. Il giorno dopo e' dedicato a Selinunte, dove Lo e'
convinto che Lu andra' in sollucchero per la meravigliosa fioritura di
fiori gialli attorno al tempio (lui c'era stato la settimana prima con
la gita sociale della conferenza). Naturalmente la sua ignoranza
colpisce ancora: Lo a malapena era riescito a riconoscere il colore,
mentre Lu: "Insomma Lo, sono chiaramente alloctoni!! Come possono
piacerti!?!" Alla fine pero', anche lei rimane ammirata e la macchina
fotografica inizia a emettere nell'infrarosso vicino per l'attrito con
la pellicola che scorre a velocita' vertiginosa. Il giro e' fantastico
e Lu si bea di tante bellezze mentre Lo si diverte a cercare coccetti
e muore delicatamente di fame, anche perche' Lu non osa mangiare negli
onnipresenti templi: sarebbe dissacrante! Alla fine mangiamo nella
sala da pranzo di un tizio morto probabilmente nel quinto secolo
a. C. molto ospitale: ci concede l'intera casa sulla scogliera a picco
sul mare. Si sta benissimo al sole a guardare le onde di un mare
azzurrissimo. Dopo si decide di vedere la riserva orientata "foce del
fiume Belice e dune limitrofe" dove nidifica la caretta caretta, che
non e' una volkswagen maggiolino, bensi' una tartaruga marina. La
riserva e' un po' una delusione, ma facciamo una bella passeggiata
sulla spiaggia: Lo si lecca un gelato mentre Lu si consuma gli occhi
alla ricerca di un falco di palude inesistente. Al tramonto si decide
di fare un salto alle cave di Cusa, da dove si prendevano i sassi per
fare i templi e le case di Selinunte. Arriviamo troppo tardi, ma il
savoir faire di Lu non conosce confini e ben presto il custode,
gentilissimo, e' un burattino nelle sue abili mani e ci fa addirittura
salire sulla sua macchina facendoci da cicerone. Ci porta fino al
luogo da dove venivano scavate le colonne per il tempio. Veramente
impressionante. In mezzo alle rovine non ci si rende conto della
mostruosa enormita' di tali oggetti!!! Il cantastorie che ha inventato
il supplizio di Sisifo aveva probabilmente lavorato qui! Cerchiamo
inutilmente di capire come facevano a ritagliare le colonne dalla
roccia. Ci dirigiamo poi all'agriturismo Misiliscemi, dove (timorosi
della mangiata del primo giorno) ci limitiamo ad un primo. Arriva una
pasta fantastica (zucca e pistacchio) che potrebbe tranquillamente
servire come antidoto al coma depasse'. Il posto e' bellissimo
nonostante alle 8 parta un martello pneumatico praticamente sotto il
nostro letto. Si parte alla volta di Trapani e lasciamo la macchina
tra due caserme dei carabinieri di fronte alla guardia di finanza:
sara' al sicuro qui? Partiamo alla scoperta di Trapani e ci troviamo
in un mercato del pesce dove subito Lu fa amicizia con un bancarellaio
molto simpatico che illustra orgoglioso le sue schifezze come i
polmoni di tonno e altri oggetti su cui tacere e' meglio. Compriamo
dell'ottimo pesce spada e tonno affumicato e delle olive che ci
perseguiteranno per tutti i successivi giorni. Come promesso, il
centro storico di Trapani e' molto bello e per caso finiamo nella
chiesa che custodisce le statue in legno della passione che vengono
portate in processione dai vari mestieri. Non manca una certa ironia
(involontaria?) nella scelta dei soggetti: la spoliazione e' portata
in processione dai sarti e manifatturieri, la sollevazione della croce
dai falegnami e mobilai, ecc. Decidiamo che gli ecologi delle piante
devono cadere nella categoria degli ortolani (statua di Gesu'
nell'orto di Getsemani), ma non si capisce gli ottici quantistici che
categoria possano avere... Si parte alfine per le isole Egadi in
aliscafo e ci fermiamo a Favignana. Tragico errore perche' risulta
essere abbastanza squallida e finiamo per girare per anonime stradine
di campagna finche' ci si consumano i piedi. Ci consoliamo con un
ottimo picnic vicino alla tonnara, che purtroppo non si puo'
visitare. Lu incita insistentemente Lo a fare un bagnetto in mare:
infatti il golfo pullula di meduse pizzicose... Lo minaccia di
gettarla di peso in pasto alle suddette meduse: evviva l'amore!! Di
ritorno al porto, notiamo con sorpresa che non ci sono donne sul porto
dove i pescatori appena rientrati stanno vendendo sulle bancarelle il
pesce che tirano fuori dalle reti sul momento. In compenso tutti gli
uomini presenti si affaccendano e si divertono a contrattare per il
pesce. Assistiamo all'arrivo di una paranza su cui due pescatori
basitissimi guardano sconsolati la cattura della giornata: un unico
pesce miserrimo e centinaia di mollicce meduse: che vita dura!! Uno
dei due e' talmente stanco che non apre bocca per tutto il
tempo. Prendiamo l'aliscafo per Levanzo, l'isola piu' piccola e la
piu' bella secondo il signor Nitto che ci affitta una stanza per la
notte. In effetti l'isola e' fantastica. L'albergo-pensione del signor
Nitto e' un po' uno scempio, ma per una notte andra' benissimo. Il
signor Nitto e' simpatico, anche se siamo un po' preoccupati quando
suo cognato (un simpatico pescatore che sembra uscito da un film di
Salvatores) ci dice che se siamo ospiti di Nitto, allora saremo
"conciati per le feste"! Molliamo la roba, prendiamo il fornelletto e
ci dirigiamo di buon passo (il sole sta ormai tramontando) verso la
zona dei faraglioni. Appena girato l'angolo dell'isola ci sembra di
essere gli unici al mondo!! Una fantastica passeggiata al tramonto ci
porta ad una scogliera a picco sul mare dove decidiamo di fermarci a
mangiare, perche' il sentiero inizia a diventare poco evidente e se
proseguissimo rischieremmo di perderlo al ritorno al buio. Il tramonto
e' bellissimo e ci gustiamo l'attimo in cui il sole sparisce in mare.
Il crepuscolo non e' da meno e piano piano emergono le stelle. Mentre
Lu si affaccenda per preparare una magnifica (e ormai tradizionale)
pastaccia al ragu' star, Lo si rilassa masticando sassi per la
fame... Ma quanto ci mette a cuocere? Nel frattempo la volta stellata
si illumina con tutto il suo splendore ed e' sicuramente uno dei
migliori stellati visti: la via lattea si vede benissimo e Lu vede
anche una stella cadente! Evidentemente non esprime nessun desiderio
e infatti nessuna colonna di granito piove sulla testa di Lo. Sulla
nostra isola non c'e' inquinamento luminoso: Trapani e Favignana sono
piuttosto lontane. Ogni tanto siamo illuminati dal faro di Favignana
il cui fascio e' evidentissimo sul precipizio alle nostre spalle. La
pasta e' magnifica e la serata pure... Alla fine a malincuore si
decide di rientrare e con un po' di fatica e grazie al portachiavi
luminoso di Lo si riesce a trovare il sentiero e a rientrare alla
base. La mattina dopo si parte per Marettimo e il passeggero malumore
di Lo velocemente si scioglie al sole della splendida
mattinata. L'isola ci appare tale quale ad un'isola greca (secondo Lu,
la quale c'e' effettivamente stata). Ci incamminiamo allegramente
verso il faro dall'altra parte dell'isola e ci troviamo ben presto
completamente soli!! Il panorama si fa sempre piu' selvaggio e
spettacolare. Scaliamo una cresta aguzza che fa da promontorio: il
mare e' da entrambi i lati con ripidi precipizi a picco su un mare
azzurrissimo. Lu sfida le vertigini per mettersi a cavalcioni e
scattare foto a raffica. Lo, dal canto suo, rimpiange di non essere
nel suo studio senza finestre a Boston (vi sembra vero?!?) La voglia
di mare si fa sempre piu' forte e ben presto i due eroi sono di nuovo
in marcia. Il sentiero lascia il posto ad una strada sterrata su cui
troviamo una delle tante grotte di cui Marettimo e' dotata. Lu batte
una craniata che mina decisamente la stabilita' della montagna
sovrastante e quindi si decide di proseguire lestamente onde evitare
di venire sepolti da improvvise frane. Ecco finalmente la nostra meta,
il faro di Marettimo. Girato l'angolo ci troviamo su una scogliera
magnifica: sembra di essere le ultime due persone sulla terra. Lo ha
spiato una spiaggetta nascostissima e con un po' di peripezie
(down-climbing e guado in mutande), riusciamo a raggiungerla. Il posto
e' veramente isolatissimo e il tempo magnifico. Riusciamo anche a fare
il bagno (Lo per due nanosecondi, Lu per un'oretta). Poi ci si rilassa
sulla spiaggia, ma ben presto (TROPPO presto) e' tempo di tornare per
prendere l'ultimo aliscafo per Trapani. Lo si mangia le mani fino ai
gomiti per non aver pensato di portare i sacchi a pelo: avremmo potuto
essere come Robinson Crusoe e Venerdi', dormendo sui prati sulla
scogliera!! Decidiamo di tornare al paese passando per l'interno,
dove ci sono alcuni ruderi di case romane. Purtroppo c'e' poco tempo e
si parte quasi di corsa sotto un sole a picco: perfino Lu trova che
sia leggermente tiepido, mentre Lo rapidamente termalizza alla
temperatura del plasma stellare. La camminata e' pero' bellissima con
il mare azzurrissimo in basso e l'orizzonte sconfinato davanti. Ci
sembra di vedere Gheddafi che prende la tintarella in Libia, ma non
siamo sicuri. Ovviamente non incontriamo nessuno, fatta eccezione per
due montoni che ci guardano interrogativamente. Lu e' scandalizzata
dal numero di cartucce che troviamo sul sentiero: l'isola dovrebbe
essere una riserva naturale! Arriviamo alle case romane e poi
scendiamo in paese. Al porto ci dividiamo la pizza acquistata in
mattinata e ci rilassiamo aspettando l'aliscafo. Lo riesce (come al
solito) ad intrufolarsi nella cabina di pilotaggio e si studia il
radar e il sistema di planata dell'aliscafo. C'e' un servomeccanismo,
comandato da una sorta di pilota automatico che permette alla nave di
rimanere stabile in volo anche con le onde e durante le curve. Il
comandante e' molto simpatico e, come con tutti i siciliani, e' facile
fare amicizia. A Trapani ci gustiamo due cannoli alla ricotta ai quali
le nostre papille gustative decidono di erigere un monumento a
imperitura memoria. Ci dirigiamo verso Scopello, dove il signor Vito
ci aspetta offrendoci ospitalita' in un bel bed and breakfast con
camino acceso e tetto di legno. La mattina dopo si parte per la
riserva dello Zingaro. L'idea e' di dormire all'addiaccio da qualche
parte. Naturalmente e' vietato, ma il custode dice "io non so nulla" e
ci consiglia i posti migliori per campeggiare e dove trovare
l'acqua. E' una persona molto simpatica e si vede che e' entusiasta
del suo lavoro. Si parte, ma in pochissimo tempo abbiamo gia'
attraversato mezza riserva! Ci rilassiamo allora in una caletta
isolata mangiando la pizza e ascoltando il rumore del mare. E' molto
piu' freddo di Marettimo e Lo riesce a malapena a bagnarsi i piedi,
mentre Lu riesce a farsi lavare fino alle mutande da un'onda
maliziosa... L'idea di dormire nell'entroterra della riserva viene
rapidamente sostituita dall'idea di dormire sulla spiaggia. Questa
caletta e' cosi' bella e il rumore della risacca cosi' rilassante!
Decidiamo di fare comunque una passeggiata all'interno alla ricerca
della coturnice sicula (Lu ha una precisa idea di cosa sia, ma non si
degna di spiegare nulla a Lo che rimane nella piu' completa
ignoranza). C'e' una fioritura fantastica (notevoli sono soprattutto
gli enormi cespugli di rosmarino con bellissimi fiori viola) e Lu e'
al settimo cielo. Addirittura verremo a sapere dall'omino
dell'ingresso che nel parco fiorisce pure la sua amatissima Spiranthes
Spiralis che ha studiato in Olanda! Come al solito, si parte per una
breve passeggiata e si finisce per fare una strenua marcia. Alfine,
pero', cala Berretta e' di nuovo in vista e, dopo una fantastica
pastaccia alle melanzane sulla battigia, i due si infilano nei
rispettivi sacchi a pelo. Lo e' un po' scettico riguardo al dormire
sui ciottoli, ma in realta' si riveleranno molto piu' comodi del
previsto. Il problema grosso, non inaspettato, e' l'umidita' che
permette a Lo di scoprire la gioia della sauna fredda: e' come dormire
in una bustina di plastica sulla neve. Lu, atermica, non suda e non ha
problemi. In ogni caso e' impagabile il piacere di addormentarci
guardando la sfera delle stelle ragionando sulle varie costellazioni,
cullati dalla risacca. Qui c'e' piu' inquinamento luminoso rispetto a
Levanzo, ma indubbiamente lo spettacolo merita di essere ammirato! La
mattina dopo ci si sveglia sorprendentemente tardi e dopo un pacco di
fantastici biscotti al cioccolato (Lu guadagna un sicuro posto in
paradiso cedendo gran parte della sua razione al gratissimo Lo), si
riparte verso nord. Ci fermiamo ad ammirare un'enorme grotta dove
hanno abitato gli uomini preistorici e arriviamo al museo del mare in
una piccola tonnara abbandonata, dove una signora ci spiega come
funziona la pesca del tonno. E' una specie di rito con sfumature
religiose che risale ai tempi della dominazione araba. Al ritorno ci
fermiamo a pranzare in una incantevole caletta dove ci stendiamo a
rilassarci: Lu schiaccia un pisolino mentre Lo si sforza, per una
volta, di stare fermo. Piu' tardi scopriremo che questa e' la "cala
degli innamorati" ed eterno amore attende le coppie che ivi si
fermano. Ad averlo saputo saremmo scappati a gambe levate!!!! Abbiamo
corso un bel rischio, ma in realta' e' un posto magnifico e ne valeva
la pena. E' ora di tornare alla macchina e ci fermiamo all'ingresso
del parco a salutare il custode, che offre un caffe' a Lu e una patata
bollita a Lo. E' veramente molto simpatico e riusciamo a fatica a
schiodarci per continuare il nostro viaggio. Ci aspetta il tempio di
Segesta, ma non prima di aver fatto una rapida spesa: la segreta
speranza e' di poter dormire in sacco a pelo tra le rovine dell'antica
citta', magari nel bellissimo teatro con vista su tutta la piana
sottostante. Purtroppo tale progetto si rivelera' irrealizzabile
perche' e' assolutamente vietato (stavolta per davvero) e le rovine
sono protette da un cancello e da vari allarmi. Tutto sommato e'
meglio cosi'. Riusciamo a vedere il fantastico tempio di Segesta. E'
ironico che uno dei pochissimi templi giunti fino a noi praticamente
intatto non fosse stato completato! Dopo aver scroccato le spiegazioni
di una guida turistica che accompagna una comitiva di vecchietti,
giriamo per il tempio ammirati a naso all'insu'. Nel guardare una
metopa, Lo mette un piede in fallo e rotola rovinosamente giu' per una
scarpata, ma viene salvato dalla elastica fodera di ciccia che ormai
lo avvolge completamente grazie ai numerosi cannoli e gelati. Lu,
invece di amorevolmente soccorrerlo come si addice, ride fino a farsi
crepare le cassa toracica. Passiamo nuovamente la notte dal signor
Vito e la mattina seguente si parte di buon ora: abbiamo un sacco di
strada da fare. Ci fermiamo a Messina a comprare un vassoio di cannoli
per i genitori di Lu, ma, ovviamente, ce ne prendiamo un paio anche
per noi. Ce li mangiamo sul traghetto a meta' strada tra Scilla e
Cariddi guardando le temibilissime correnti che tanto terrorizzavano
gli antichi marinai e chiedendoci perche' mai hanno costruito due
formidabili tralicci (uno a Messina e uno in Calabria), ma non hanno
teso nessun cavo tra essi. Salutiamo la Sicilia con nostalgia: che
posto fantastico!! A quando la prossima vacanza assieme?
PRESTISSIMISSIMO!!!!!!
Last modified: Wed May 7 09:45:58 EDT 2003