Viaggio in Israele 20-27 febbraio 2005.
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Partenza tragica (sveglia ore 4:30) per prendere il bus delle 5. La
santissima Lu si sveglia anche lei e prepara la colazione ad un
intontitissimo Lo. In realta' l'entusiasmo per un nuovo viaggio non si
fara' attendere... Lo arriva trafelato alla stazione dove l'autobus
per Linate sta gia' partendo! Il frenetico sbracciamento e la minaccia
di gettarsi sotto il bus funziona e il pietoso autista fa salire Lo!
Il volo e' tranquillo, ma l'Europa e' coperta. Per fortuna il fedele
GPS permette di seguire la rotta, che stranamente passa molto piu' a
nord della geodetica. Con 1004Km/h di ground speed, Lo batte il suo
precedente record di 999! Infatti in men che non si dica si atterra a
Tel Aviv. SUPERACTION! L'aereoporto e' nuovissimo ed e' molto bello:
la struttura centrale e' una specie di coppa da cui piove una cascata
al centro. E' molto luminoso e, come tutto Israele, pieno di
simboli. Lo si imbatte subito nella paranoia (giustificata) degli
Israeliani per la sicurezza. Infatti, DOPO che aveva gia passato il
controllo passaporti (e aveva ritirato tutti i suoi documenti in fondo
allo zaino) viene fermato da una poliziotta cicciona armata di uzi e
interrogato sul perche' e' in Israele. L'esperienza americana e'
utile: si puo' dire qualunque cosa riguardo alla conferenza
scientifica, basta che non contenga la parola "nucleare", altrimenti
sono guai! Infatti, Lo viene prontamente lasciato e raggiunge il
luogo di incontro dove viene messo con altri congressisti su un
pulmino che parte alla volta di Ein Bokek (o En Boqeq, a seconda della
traslitterazione: che guaio, tranne i nomi piu' famosi, ogni localita'
viene convertita in 10 modi diversi nel nostro alfabeto!!!) Il pulmino
attraversa circa meta' Israele passando per la direttrice principale
nord-sud. E' una normalissima autostrada (ma interrotta da semafori al
posto dei cavalcavia) con traffico normalissimo, anche se e' buffo
vedere delle Fiat mescolate con Buick e Chevrolet americane. La cosa
che colpisce di piu' e' la quantita' di soldati giovani, tutti armati
con lunghi fucili mitragliatori carichi (l'unica accortezza e' che il
caricatore, pieno, viene tolto dal fucile e legato ad esso con un
elastico!) Le installazioni militari abbondano e un paio di F16 ci
svolazzano sopra allegramente. Altra cosa che colpisce sono i cartelli
stradali che contengono nomi di sapore alternativamente biblico
(Galilea, ecc) e CNN-esco (Gaza, ecc). Dopo la citta' di Arad (dove
abita lo scrittore Amos Oz, di cui Lo sta leggendo un libro), la
strada inizia a scendere scendere scendere. Ad un certo punto si passa
(a meta' di una ripida discesa) un cartello che indica il livello del
mare: blub blub! Infine l'altimetro del GPS si stabilizza attorno a
-380 m sul livello del mare (cioe' a 380 SOTTO!) Chissa' gli altimetri
degli F16 che quotidianamente passeranno a volo radente sull'albergo
come vengono tarati?! Prima di arrivare passiamo un posto di blocco,
dove in realta' i soldati sono molto rilassati e non ci considerano
neanche. Ein Bokek (accento sulla e) si rivela un luogo allucinante,
uscito dal peggiore incubo di un ambientalista: una serie di una
dozzina di alberghi-colate-di-cemento (foto) e un centro commerciale,
il tutto sparso alla rinfusa in mezzo a spiagge piene di tubature
abbandonate, spazzatura e tracce di buldozer (foto). E' tutto molto
circoscritto, per fortuna, come si scoprira' il giorno dopo alla luce
del sole. Veniamo accolti all'albergo "Magic Nirvana club" (!!) da
una guardia armata sia di mitra che di pistola, ma si spera siano solo
per scena visto l'affollamento dell'albergo. Al check-in la segretaria
della conferenza, la famosa Tsipi dice: "we have a long story of
exchanges!", visto tutte le traversie che Lo le ha fatto passare con
la carta di credito bloccata! Comunque e' simpatica e scoppia in una
contagiosa risata. Il foglietto di spiegazioni che viene fornito con
la chiave dell'albergo inizia con l'ubicazione della sinagoga. Solo
DOPO vengono le spiegazioni della piscina, la spiaggia e altre
amenita'. Viene anche offerta la "Shabbat key" per gli ebrei
osservanti. Suppongo sia una chiave che apre la porta senza dover
girare la maniglia, cosa che non si puo' fare di sabato: e' un lavoro
e Dio ha decretato che sabato bisogna riposare!!! Vicino a uno degli
ascensori c'e' un dettagliato cartello (foto) che spiega che si tratta
di uno "Shabbat elevator": al sabato va automaticamente su e giu'
fermandosi ad ogni piano. Altrimenti uno dovrebbe premere un pulsante
per chiamare l'ascensore e questo e' un lavoro!!! Chissa' se il
cartello si puo' leggere di sabato o se uno se lo deve studiare il
giorno prima... Gli ebrei sono veramente un po' strani!! Lo collassa a
letto e nel giro di un femtosecondo e' gia' nel mondo dei sogni. Il
fatto che faccia buio alle 6 (siamo molto piu' a est, ma c'e' solo
un'ora di fuso con l'Italia) rende tutti piu' propensi ad andare a
letto presto. Esattamente l'opposto che in Spagna (che e' al capo
opposto del Mediterraneo, ma ha solo un'ora di fuso in piu'). Il
giorno dopo, a guardare dalla finestra, sembrerebbe molto afoso: c'e'
molta foschia e non si vedono bene le montagne della Giordania
dall'altra parte del mare-lago ad una trentina di km di distanza. In
realta' il tempo e' gradevolissimo con temperatura e umidita'
ideali. Addirittura un po' freddo per fare il bagno, come Lo scopre
ben presto quando nella pausa pranzo si getta nel mar
Morto. Dettagliati cartelli avvertono che l'albergo non e'
responsabile se uno affoga, ma non si capisce bene come ci si possa
riuscire: anche tenendo fuori dall'acqua entrambe le braccia, la testa
rimane fuori! Non c'e' verso di nuotare a rana, perche' le gambe
spuntano fuori da dietro. A stile libero si riesce a nuotare solo
tenendo la testa verticale e i piedi in basso (esattamente il
contrario di quello che bisognerebbe fare). Purtroppo non si puo'
nuotare a lungo perche' c'e' il rischio di spruzzarsi l'acqua negli
occhi ed e' dolorosissimo, come Lo scopre a sue spese! Il "mare" (in
realta' e' un lago poco profondo) e' composto per il 30% di sali
minerali. Se non sbaglio la percentuale di acqua nel corpo umano e'
piu' elevata, e quindi si nuota in qualcosa di meno acquoso di noi
stessi!! L'acqua non e' completamente trasparente, ma a guardarla
attentamente sembra sia composta da un liquido filamentoso. Tutti i
sassi e gli oggetti sulla riva sono coperti da uno strato di sale
spesso a volte anche parecchi cm (foto). Alla sera arriva il compagno
di stanza di Lo, che e' Tibor, uno slovacco che passa un sacco di
tempo a letto a leggere, ma e' simpatico lo stesso. Ahime' ha un
grosso difetto, che lui stesso si affretta a confessare: la notte
russa!!! Aiuto! Lo passera' gran parte delle notti successive a
gridargli dietro insulti affinche' si giri e taccia. La tecnica
funziona e Lo e Tibor diventano grandi amici. Lui si diverte a
fotografare con il suo telefono le ragazze in spiaggia e a mandare le
foto alla sua ragazza per stuzzicarla... Alla sera Lo vuole esplorare
un po' i dintorni e prende il pulmino dell'albergo per il centro
commerciale nella speranza (del tutto vana) che ci sia attaccato un
paesino. Niente! Non si capisce dove viva tutta la gente che lavora
nei numerosi alberghi. Forse ad Arad? Ma e' molto lontano... boh,
rimarra' un mistero. Il centro commerciale si rivela totalmente
turistico, tale e quale penso siano a Rimini. Fa ridere che vendono le
bustine di fango del mar morto cosi' uno si puo' infangare a casa
(foto). Pare che anche Cleopatra mandasse i suoi schiavi fino qui per
prendere il fango! Le scritte sono in ebreo, inglese e
russo. Evidentemente e' un luogo molto frequentato dai russi (o
ucraini?) Lo acquista una busta di fango e una crema di bellezza con
ingredienti del mar morto. Quale dara' a Lucia e quale dara' a moster?
Vedremo... Invece di aspettare il pulmino dell'albergo, Lo decide di
tornare a piedi lungo la spiaggia e si imbatte in un'altra stranezza
ebrea: la spiaggia per osservanti. Rigorosamente divisa
maschi-femmine, con un cancello che isola i due settori e blocca la
vista dall'esterno. Non si puo' ovviamente utilizzare di sabato. Il
tutto e' spiegato in un dettagliato cartello (foto) purtroppo scritto
quasi tutto in ebraico. Accanto all'albergo, un gruppo di arabi
(probabilmente lavoranti dell'albergo) si diverte sulla spiaggia: auto
con portiere aperte e autoradio 'a palla' su un canale di musica
araba, carne che si abbrustolisce sul fuoco, e un enorme narghile' che
viene usato a turno! In albergo tutti i vecchietti ascoltano rapiti
uno spettacolo a dir poco demenziale in cui dei ragazzi vestiti di
fucsia danzano al ritmo di musica dance e rap in ebraico! Lo resiste
un microsecondo e scappa in stanza terrorizzato. La mattina dopo, dopo
la prima sessione, gli organizzatori della conferenza hanno
organizzato un "mud party". Tutti sulla spiaggia: c'e' un barile di
fango a disposizione con annesso inserviente (dotato di un guanto
bianco solo sulla mano destra) preposto a spalmare il fango sulla
schiena delle persone. Lo coraggiosamente si fa avanti per primo:
bisogna coprirsi completamente e aspettare che asciughi
(foto). Naturalmente si alza, apposta per l'occasione, un vento gelido
che farebbe venire voglia di avvolgersi in un piumone a leggere un
libro davanti a un caminetto acceso e non a girare come pagliacci per
la spiaggia seminudi e coperti di terra. Una volta che il fango e'
asciutto, bisogna lanciarsi nel "mare" per farlo venire via. E' buffo
vedere questi illustri accademici che si coprono di melma!! (foto)
Dopo il bagno, c'e' un po' di tempo prima della sessione pomeridiana,
quindi Lo decide di farsi un giro nel deserto al posto del
pranzo. Come previsto, appena ci si allontana di un quarto d'ora dalla
strada, la natura selvaggia ha il sopravvento (foto). Il deserto e'
bellissimo, ma e' una pietraia unica che non agevola il passo. Il
fatto che si tratta soprattutto di roccia vulcanica mettera' a dura
prova gli scarponi che ne usciranno piuttosto malconci. Lo cammina di
buon passo, e grazie all'esperienza alpina, riesce ad intuire un
sentiero che gli permette di oltrepassare una bastionata piuttosto
ripida. Nel giro di un'oretta e mezza di dura arrampicata arriva alla
spropositata quota di 80 metri sul livello del mare. Fortunatamente
ha con se le bombole di ossigeno, perche' l'aria e' qui veramente
rarefatta. Il panorama vale sicuramente la dura camminata sotto il
sole di mezzogiorno. Dall'altra parte dell'alta bastionata c'e' un
immenso pianoro desolatissimo (foto). Lo si affretta ora giu', perche'
altrimenti rischia di arrivare in ritardo, ma sbaglia strada e si
ritrova nel fondo di un wadi, cioe' un fiume in secca che
improvvisamente diventa un torrente impetuoso se piove. Per fortuna
non c'e' una nuvola in cielo e Lo arriva sano e salvo e in tempo,
anche se deve passare in stanza a prendere una maglietta asciutta! Il
mattino dopo Lo ha il suo talk: si mette la camicia nuova comprata
appositamente e i pantaloni regalati da Lucia: sembra quasi una
persona seria. Quindi si fa un autoscatto sulla spiaggia davanti
all'albergo (foto). Al pomeriggio si parte alla volta di Masada (leggi
Metzada') che e' una fortezza poco distante dove, nel 77 d.C. gli
Zeloti assediati si ammazzarono tutti piuttosto che finire schiavi dei
romani. La fortezza e' impressionante: e' su un altopiano con le
pareti a picco (foto) e sembra veramente inespugnabile. C'e' la
funivia per salire, ma Lo (unico pazzo tra tutti i congressisti)
decide di farsela a piedi sotto un sole a picco. La camminata vale la
pena e si apprezza di piu' la gita, anche se si arriva in cima
completamente fradici di sudore (foto). La fortezza e' preservata
sorprendentemente bene. Praticamente dopo che i romani la distrussero
non e' stata mai piu' utilizzata e il clima desertico ha conservato
tutto. Alcuni muri sono stati ricostruiti un po', ma ovunque c'e' una
linea nera (foto), che delimita la parte ricostruita (sopra) da quella
originale (sotto). La guida e' una persona molto entusiasta e si vede
che gli Israeliani sono molto orgogliosi della storia di questa
fortezza. Gli Zeloti sono considerati i primi patrioti e i militari
Israeliani vengono qui a prestare il loro giuramento. La storia e' la
seguente. L'ultimo baluardo della rivolta degli ebrei (quella
culminata nella distruzione del tempio di Gerusalemme) era questa
fortezza costruita anni prima da Erode come rifugio nel caso le cose
si mettessero male. Visto che era ricchissimo si costrui' una fortezza
dotata di tutti i confort, ma inespugnabile (o quasi). Ci sono pure le
terme con la sauna e la piscina (anche se siamo in mezzo al deserto!!)
Mille Zeloti fronteggiarono un esercito di 15000 romani. Questi, alla
fine, furono costretti a costruire un immenso terrapieno, veramente
impressionante (foto), per poter arrivare fino alle mura della citta'
in cima allo sperone di roccia. Una sera riuscirono a sfondare le mura
della citta' e si ritirarono per poter dare l'assalto finale il giorno
dopo. Gli Zeloti, visto che ormai tutto era chiaramente perduto,
piuttosto che finire come schiavi imperiali (5 anni di vita per gli
uomini e forzata prostituzione per i militari per le donne) decisero
di uccidersi tutti dal primo all'ultimo. Scrissero i propri nomi su
dei cocci (che sono stati ritrovati recentemente sotto le macerie!) e
sorteggiarono 10 persone che ammazzarono tutti gli altri. Poi un
ultimo ammazzo' gli altri 9 e si uccise lanciandosi sulla spada dopo
aver dato fuoco alla fortezza. I romani rimasero con un pugno di
mosche in mano! I romani qui fanno la parte dei "bad guys" e Lo
prudentemente tace sulle sue ascendenze!! Dall'alto si vedono
chiaramente i segni di tutti i vari accampamenti romani nella piana
(foto). Si scende da Masada lungo il terrapieno costruito dai romani,
che e' rinforzato con tronchi d'albero tagliati quasi 2000 anni fa, ma
perfettamente conservati grazie al clima desertico (foto). Il
congressista giapponese si infervora tutto: attenzione! sta per fare
una domanda molto rilevante!! Tutto concitato, balbetta in quello che
i giapponesi fanno passare per inglese, "ma i romani dove hanno preso
i sassi per costruire il terrapieno, visto che qui non ce n'e'?" La
guida rimane, per la prima volta in due ore, senza parole e a bocca
aperta. Alla fine spiega pazientemente che tutto il deserto e' fatto
di sassi, cosa peraltro perfettamente evidente, ma non al giapponese
chiaramente. In fondo al terrapieno si va a visitare le enormi
cisterne d'acqua (foto) che si riempivano in quei pochissimi giorni
all'anno in cui i wadi si gonfiavano. Il sistema di acquedotti e'
ingegnosissimo ed e' chiaro che, pure in mezzo al deserto, non mancava
l'acqua (come testimoniano piscina e terme). Dopo Masada si risale sui
bus e si va verso un villaggio beduino. Purtroppo e' molto turistico,
ma dietro la patina messa a beneficio del turista si intuisce qualcosa
di questo fiero popolo. Il parcheggio del villaggio e' diviso in parti
uguali: a destra le auto e a sinistra i cammelli. Lo si fa fare da
Tibor una foto accanto al cammello (foto): chi dei due e' il cammello?
Nel frattempo, alle nostre spalle, c'e' un tramonto spettacolare nel
deserto (foto). I beduini ci accolgono in una tenda facendoci bere il
te' e il caffe'. L'unico beduino che parla inglese ci spiega i loro
usi e costumi e la loro tradizionale ospitalita'. Poi si va in
un'altra stanza a mangiare. La cena non e' propriamente beduina, visto
che ci sono a tavola due bottiglie di vino. Il cibo e' veramente
ottimo, ma il vino no: gli Israeliani in questo proprio non ci sanno
fare. Lo si ingozza di humus e pita bread, fantastico! Dopo la cena
arriva una specie di banda che suona solo tamburi. Anche qui c'e' una
specie di mescolanza perche' dicono che faranno canzoni nordafricane e
quindi non c'entra molto con i beduini. Per concludere la confusione
etnica, arriva anche una danzatrice del ventre (foto), che pure non ha
molto a che fare con la tradizione beduina... Comunque lei sembra
divertirsi un sacco senza curarsi del fatto che e' piuttosto cicciona
per essere una danzatrice del ventre!! Alcuni congressisti (compreso
Tibor) sono in estasi! Lui si giustifichera' dopo dicendo che anche la
sua fidanzata fa la danzatrice del ventre. Una danzatrice del ventre
slovacca? Boh!! Dopo un po' i tamburi iniziano a rompere, e Lo decide
di farsi una passeggiata nel deserto: in lontananza si vedono delle
luci. Probabilmente il vero villaggio dei beduini, anche se ci sono
dei container abitati anche qui. Dietro il recinto dei cammelli c'e'
un misterioso macchinario (foto) che sembra avere come unico scopo
quello di scavare l'interno dei tronchi di palma... Per tornare in
albergo alla sera, passiamo per il centro di Arad. Deve essere una
citta' veramente noiosa! Non sembra esserci nulla a parte case e
qualche negozio... C'e' molta gente in giro, ma non si capisce cosa
fanno. Il giorno dopo alla pausa pranzo, Lo decide di andare di corsa
fino in Giordania: davanti all'albergo c'e' una specie di strada che
taglia il mare (che non e' mai piu' profondo di 6-7m) e sembra
arrivare fino dall'altra parte. La strada vicino a riva e' fatta di
terra, ma piu' in la' e' costituita puramente da sale, e quindi e'
molto sconnessa e con fondo rigido... Non e' certo il terreno ideale
per la corsa!! Ciononostante Lo corre per una buona mezz'ora sotto il
sole a picco, finche' si potrebbe cuocere un uovo sulla sua calotta
cranica che fortunatamente ha solo scopo ornamentale e non contiene
nulla. Nonostante i suoi sforzi eroici non arriva neanche a meta'
strada per la Giordania! Non sembrava cosi' lontana... E' ora di
tornare, altrimenti le sue ossa biancheggeranno in eterno e
soprattutto si rischia di perdere la sessione pomeridiana. Il giorno
dopo Lo fa la foto di rito al GPS poggiato a livello del mare (-390m
di altitudine e 70Km a sud di Gerusalemme). Poi parte di buon mattino
con il bus per Gerusalemme. L'autista e' un pazzo scatenato e lancia
l'autobus piuttosto scassato in azzardatissimi sorpassi di
autotreni. E' vero che e' un deserto, ma di curve ce ne sono!! Il bus
si ferma anche a Masada dove salgono un gruppetto di giovanissime
ragazzine, tutte carine e profumate che cantano, chiacchierano e
telefonano come normalissime teenagers, peccato che ognuna di loro ha
un fucile mitragliatore (carico) piu' alto di loro! (foto) Sono
dell'esercito e probabilmente sono andate a Masada in "pellegrinaggio"
o forse di corve'. In breve dormono tutte della grossa. Il bus entra
nei territori occupati, passando un checkpoint. Si passa vicino ad un
insediamento completamente circondato dal filo spinato: sembra un
campo di concentramento! Lungo la strada ci sono dei lavori, ma il
vigile che dirige il traffico ha un mitragliatore che sembra un
cannone. Ci si ferma al kibbutz di Ein Gedi: completamente circondato
dal filo spinato e con guardie armate. Pero' l'atmosfera e' sempre
molto rilassata e le guardie non sembrano mai troppo convinte. Non
c'e' quell'aria oppressiva che talvolta si respira in america. Si vede
che qui sono molto piu' pratici. Colpisce il fatto che sembra ci sia
un sacco di spazio libero e non si capisce dove sia il problema di
convivenza. Non certo la mancanza di spazio!! Forse pero' in mezzo al
deserto, non tutti i luoghi vanno bene e di luoghi buoni ce ne sono
pochi? Boh! Dopo un po' lungo la strada appaiono delle bidonville
palestinesi con arabi vestiti da arabi, asini e cammelli. Saranno
tutti cosi' i villaggi palestinesi? Oppure ce ne sono di simili a Ein
Gedi? Dopo un po' si arriva a Gerusalemme, dove entriamo senza neanche
rallentare al check point. Si scende alla "central bus station" e,
cosa mai vista, si deve fare un controllo di sicurezza stile
aereoporto per entrare in una citta'!! Anche qui l'atmosfera e' molto
da svacco e non c'e' quell'aria pesante che si crea subito in america
in situazioni del genere. Comunque un terrorista potrebbe entrare
facilmente: basta che si vesta da militare. Ovviamente i militari non
devono passare il metal-detector: del resto sarebbe piuttosto buffo:
"scusi puo' mettere il suo M16 sul nastro trasportatore? Metta le
chiavi, le monete e i pugnali in questo vassoio. Questo grappolo di
bombe a mano e' suo o le e' stato consegnato da qualcuno?" Spero che
almeno verifichino l'identita' dei soldati in qualche modo... La
stazione dei bus e' un centro commerciale stile americano, con tanti
negozi e tanti fast-food, ma tutti rigorosamente Kosher. C'e' molta
gente. Lo esce in strada e si perde immediatamente, ma il GPS segna
sicuro la strada e effettivamente ci azzecca. La guida segna Yafo
street, ma la strada si chiama Jaffa! Lo si dirige verso il centro, ma
quando vede un mercato, fa una deviazione per saggiare il
luogo. All'ingresso c'e' una poliziotta che dovrebbe perquisire tutte
le borse della spesa e le viene una sincope quando vede l'enorme zaino
di Lo. Per fortuna si accontenta di guardare il
passaporto. Italiano=cattolico=neutrale: passi pure. La piacevole
sorpresa e' che gli italiani sono (in genere) rispettati e apprezzati
sia dagli arabi che dagli ebrei. Il mercato e' troppo affollato e non
particolarmente interessante, anche se ci sono oggetti strani in
vendita. Lo esce e si dirige di buon passo alla citta' vecchia. In
breve si trova davanti a imponenti mura medievaleggianti che segnano
il confine con la citta' vecchia. La pensione Casa Nova, gestita dai
frati francescani per i pellegrini si rivela un ottimo compromesso,
visto che e' molto pulita e (relativamente) economica. Purtroppo si
sperava in una atmosfera piu' da ostello, ma si rivela popolata
soprattutto da preti e signore di una certa eta' in
pellegrinaggio. Cio' non toglie che la mattina dopo Lo riesca a fare
amicizia con una suora filippina che e' molto orgogliosa del fatto che
le Filippine sono un paese piu' cattolico dell'Italia. E' molto
simpatica e lavora a Bethlem. Lo molla lo zaino e si addentra nella
citta'. E' solo mezzogiorno e l'idea e' quella di "vivere il posto"
semplicemente girando senza meta. Per sicurezza si segna la posizione
dell'ostello con il GPS per ritrovare la strada, ma questo non sara'
necessario: nonostante il dedalo di viuzze labirintiche, non e'
difficile girare per la citta' e presto i punti di riferimento
diventano ovvi. Lo si addentra nel bazar e scopre con disappunto che
e' molto turistico, ma questa e' solo la superficie, piu' ci si
addentra (e si puo' andare MOLTO lontano) e piu' si perde la patina
turistica finche' Lo si ritrova il solo occidentale in mezzo agli
arabi che vendono di tutto: violini in plastica, rubinetti, latte di
detersivo, mazzi di fiori di camomilla (?), spezie coloratissime
(foto), verdure di ogni sorta, pane e dolci. Non ci sono stranamente
animali vivi: forse nella citta' vecchia non c'e' il posto materiale
dove tenerli. La globalizzazione, comunque, e' arrivata anche qui e ci
sono parecchi internet point compreso l'"Ali baba internet cafe"
(foto). Chissa' se e' vietato ai mussulmani usare internet? Dal numero
di postazioni non sembrerebbe: chiaramente i capi della comunita'
religiosa mussulmana non si sono resi conto del pericolo di
contaminazione culturale che vanno correndo lasciandovi libero
accesso!! Oppure sono piu' illuminati di quanto i nostri pregiudizi
fanno supporre? In ogni caso non sembra pericoloso per un occidentale
aggirarsi per il bazar: forse il corano vieta il furto nel modo piu'
assoluto e quindi Lo si sente sicuro. E' divertente girare per le
viuzze cercando di evitare le zone turistiche. Queste si riconoscono
dai negozi che vendono mercanzia destinata a occidentali e per il
fatto che i mercanti le studiano tutte per attirarti nel negozio: "che
nazionalita'sei? Sei italiano quindi sei a favore della liberazione
della palestina quindi vieni a vedere il mio negozio" (il nesso logico
sfugge...) oppure "Hai bisogno di aiuto? Ti offro una scacchiera
intagliata!" (sicuramente e' cio' di cui ho massimamente bisogno
ora!). Lo impara ben presto a distinguere i negozi per turisti e a
tirare diritto senza neanche volgere uno sguardo all'interno,
altrimenti guai! Infatti, alla fine, se ne andra' da Gerusalemme senza
avere la piu' pallida idea di cosa si venda li'. I negozi per locali,
invece, sono molto pittoreschi: tonnellate di merci assortite sono
stipate in locali microscopici e sono tutte rigorosamente senza
prezzo: l'arte della compra-vendita e' piu' sviluppata che a Napoli e
si vedono veri e propri litigi sul prezzo di un oggetto, ma alla fine
entrambe le parti sembrano soddisfatte!! E' molto buffo il bar in
versione bazar: tutti in fila con davanti uno sgabellino con il caffe'
in un bicchiere di vetro e a fianco un enorme narghile' da cui
prendono ampie boccate (foto). Lo incontra una coppia di arabi: lui ha
il copricapo arabo in testa e lei e' tutta agghindata e porta un sacco
in bilico sul capo. Lo chiede gentilemente se puo' fotografarli e loro
si mettono volentieri in posa (foto), ma purtroppo lei si toglie il
sacco dalla testa. Scambiano quattro chiacchiere, e lui conosce anche
qualche parola di italiano! Il lungo girovagare fa capire che la
citta' vecchia (nonostante sia stata conquistata dagli israeliani
quasi 40 anni fa, nel 67) e' decisamente una citta' araba. Il
quartiere arabo e' vivo e vibrante, sporco e pieno di gente e di
bambini vocianti, mentre il quartiere ebreo e' nuovo, asettico e con
(relativamente) poca gente impettita che gira e pochi negozi. Anche se
non c'e' un vero confine, la demarcazione e' nettissima: ad un certo
punto finiscono i negozietti e la folla e inizia un moderno quartiere
residenziale. In tutta la citta' i nomi delle vie sono sempre in tre
scritte: ebraico, arabo e inglese, ma nel quartiere ebreo o sono solo
in ebraico e inglese, oppure le scritte arabe vengono cancellate
(foto). Per contro, nel profondo del quartiere mussulmano abbondano le
scritte arabe sui muri e i manifesti di Arafat e Abu Mazen
(foto). Chissa' se la situazione per gli arabi era migliore prima?
Come spieghera' la guida turistica durante la visita al parlamento
israeliano, gli arabi non israeliani (cioe' quelli che hanno solo il
passaporto giordano o di altri stati) godono di una certa indipendenza
dal governo centrale e sono, ad esempio, liberi di organizzare e
gestire le scuole per i propri figli. La situazione non sembra che a
loro piaccia e Lo nota, con crescente disagio, che nel profondo del
quartiere arabo molti arabi sputano al suo passaggio. E' una abitudine
araba di sputare molto, oppure e' un segno di disprezzo per un
occidentale che osa passare nel loro territorio? Il loro disprezzo (se
di tale sentimento si tratta) e' anche comprensibile e mi rendo conto
che probabilmente al loro posto mi comporterei esattamente allo stesso
modo. La spianata della moschea e' delimitata da una serie di portoni
verdi a guardia dei quali ci sono i poliziotti israeliani che spiegano
pazientemente che l'accesso e' riservato ai mussulmani (il pubblico
solo la domenica mattina dalle 730 alle 1030) e fermano Lo
invariabilmente sempre. Si vede che non ha la faccia da mussulmano e
del resto, a guardare la gente che lo circonda, questo e' piuttosto
evidente! Di mussulmani che entrano ed escono ce n'e' a fiotti,
attirati anche dalle voci dei muezzin amplificate per tutta la citta',
non solo da appositi altoparlanti, ma anche dalle radio di alcuni
negozianti. I quartieri arabi sono sempre stracolmi di simpatici
bambini vocianti che giocano per lo piu' a palla o con le biglie. Lo
diventa un effimero eroe recuperando un pallone da basket mezzo
sgonfio che si era incastrato in un anfratto troppo in alto per i
bimbi. Ad un certo punto si trova attorniato da una folla di bimbi
allegri e vocianti che gli tirano le maniche e i pantaloni: che
vorranno? Chiaramente non stanno chiedendo l'elemosina (perche' il
gesto della mano a coppa e' universale ed inequivocabile). Forse
vogliono giocare o piu' probabilmente si stanno prendendo gioco di
lui! Comunque sono cosi' allegri che anche Lo si fa contagiare
dall'ilarita' generale, anche se probabilmente e' diretta alla sua
persona. Si prende anche un paio di calci negli stinchi da un bimbo un
po' piu' agitato degli altri, ma non sembra che lo faccia con
cattiveria. A furia di girovagare, Lo si trova davanti ad un tunnel
con guardie armate di uzi e metal-detector. E' chiaramente l'accesso
al muro del pianto. Dopo un rapido check, Lo si ritrova in un altro
mondo: proiettato dal bazar arabo vociante, claustrofobico e colorato
ad un asettica spianata luminosa, popolata solo da gente impettita in
abito e cappello nero (foto). Che contrasto!! Chissa' se questa
divisione c'era gia' nella gerusalemme vecchia. In questo caso non si
capisce perche' i giordani non permettevano agli ebrei di avvicinarsi
al muro. Sembrerebbe che il muro del pianto sia completamente
scollegato dal quartiere arabo e dai loro luoghi santi (le moschee
principali si trovano sulla spianata in cima al muro). Mi sembra che
lo spazio per una convivenza pacifica, sebbene ravvicinata, ci
sia. Puo' essere che, in realta', prima della conquista di Gerusalemme
la situazione fosse molto diversa, ma e' chiaro che gli arabi forse
avrebbero evitato tale evento se fossero stati un po' piu' aperti e
avessero permesso l'accesso a quel luogo, che e' il piu' sacro per gli
ebrei. Lo si avvicina cauto, rendendosi conto di essere praticamente
l'unico turista e non volendo mancare di rispetto al luogo piu' sacro
per gli ebrei. Naturalmente, invece, commette subito un terribile
sacrilegio, perche' si aggira ovunque a capo scoperto, senza
accorgersi che e' vietatissimo e che c'e' un fustino pieno di kippah
(i copricapi ebrei) di cartone che la gente sprovvista dovrebbe
usare. Certo che aiuterebbe se scrivessero un cartello in inglese,
spiegando tale faccenda o se anche mettessero un logo con il
berrettino. In ogni caso e' curioso osservare come pregano gli ebrei:
molti ondeggiano avanti e indietro esattamente come fanno gli
autistici quando sono felici. Alcuni hanno la variante di ondeggiare
piegandosi da un lato in fondo all'inchino. Sono tutti molto compiti e
il muro prosegue anche sotto un arco in una specie di tunnel dove la
gente prega o studia la bibbia. Si capisce perche' lo chiamano il muro
del pianto visto che la cacofonia di tutte le preghiere ascoltate
collettivamente ricorda effettivamente un lamento. Tutti sono
rigorosamente in giacca nera e kippah oppure largo cappello nero
oppure largo colbacco. Le donne hanno una sezione di muro alla destra
e le due sezioni sono separate da un cancello. A occhio e croce la
parte destinata agli uomini e' almeno il doppio di quella destinata
alle donne. E' una misura pratica dovuta al fatto che i rabbini sono
tutti uomini, oppure e' il riflesso di una cultura dove la donna e'
subordinata? Boh! Le donne pure sono a capo coperto con scialli oppure
con reti nere che gli avvolgono la capigliatura. Alla fine della
preghiera, bisogna scrivere qualcosa su un foglietto e infilarlo in
una fessura. Le fessure sono talmente stipate di foglietti, che spesso
ci si mette parecchio a incastrare il proprio foglietto da qualche
parte! Qualcuno, disperato, ha perfino attaccato il suo foglio ad un
cespuglio (foto). Lo riprende il suo peregrinare e si ritrova in un
antico mercato bizantino (foto). A parte il colonnato, i negozietti
coperti da un arco non sono molto diversi da quelli del bazar
odierno. Poco distante c'e' un negozio ebreo che offre di scrivere il
nome del cliente e il suo versetto biblico preferito su una
pergamena. Poco piu' avanti ci deve essere l'ospedale, ma ovviamente
non c'e' spazio per far girare un'ambulanza nei vicoli e quindi si usa
una vespa con tanto di sirena (foto). Probabilmente la barelliera e'
Mary Poppins per poter fare entrare il malato nel microscopico baule!!
Lo capita alfine davanti alla chiesa del santo sepolcro e decide di
fare un rapido giro, anche se il pellegrinaggio ai luoghi santi era
programmato per il giorno dopo. Effettivamente fa bene perche' c'e'
poca gente, mentre l'indomani trovera' una fila
colossale. L'impressione e' sconvolgente. Nonostante tutte le
magnifiche basiliche e cattedrali piene di meravigliose opere d'arte
con cui la tradizione cristiana ha saputo onorare i propri luoghi
sacri, il luogo piu' sacro di tutti e' in una chiesa orripilante,
assillante di oggetti e candele, e sporca e cadente in modo
inverosimile. Anche il sepolcro di Gesu' e' molto deludente. Uno si
aspetterebbe come simbologia qualcosa di aperto e vuoto. In realta' e'
una cappelletta (in mezzo al cupolone) chiusa, microscopica e
claustrofobica. E' talmente opprimente e piena di candele (foto) che
non c'e' neanche lo spazio per fare una foto, tanto che Lo inizia a
dubitare che sia il sepolcro di Gesu'. Questo viene, pero', confermato
da un frate francescano che passa li' davanti a cui Lo si rivolge in
italiano, visto che egli dice di conoscere l'italiano meglio
dell'inglese. La cappelletta ha un ingresso molto basso, studiato
apposta perche' uno si debba inchinare entrando, ma Lo (naturalmente)
non ha capito niente inizialmente e NON esce in retromarcia, come
sarebbe appropriato. Esce invece guardando l'esterno e quindi mostra
il sedere al santo sepolcro. La punizione divina non si fa attendere,
e batte una clamorosissima zuccata su una delle involute di marmo che
circondano l'accesso! OUCH!! La solidita' della basilica e' gravemente
minata dal contatto con la capoccia di durezza 100 della scala mos. La
cappellina ha un'anticamera dove c'e' un sassetto su una specie di
altarino. Suppongo sia cio' che rimane del sasso che chiudeva il
sepolcro ed era rotolato via. Probabilmente e' stato cannibbalizzato
dai cacciatori di reliquie, perche' ne rimane veramente poco e ora e'
protetto da una lastra di vetro. Fuori dalla cappelletta c'e' la
roccia dove Gesu' e' stato posato dopo essere stato tirato giu' dalla
croce. Anche questa e' piena di candele (foto), ma almeno la
sensazione e' un po' meno claustrofobica e dietro c'e' un luminoso
mosaico dorato che spiega di cosa si tratta. I pellegrini si sdraiano
e baciano la roccia. Al contrario dei luoghi sacri ebrei e mussulmani,
questo e' popolato da molti turisti e pochi pellegrini. Sara' un
indice della decadenza della religione cristiana? Piu' semplicemente,
sara' dovuto al fatto che siamo in uno stato ebraico, in una citta'
araba. La confusione e il senso di oppressione non invitano certo alla
spiritualita', ciononostante molti pellegrini e anche molti turisti
sono visibilmente commossi a trovarsi in tale luogo. Lo decide di
rimandare la visita al luogo della crocifissione all'indomani (e' in
cima ad una scala che parte a fianco della roccia dove Gesu' era stato
deposto) e prosegue il suo giro per Gerusalemme. Si ritrova nuovamente
nel bazar e esce dalle mura passando per il "damascus gate". A parte
il fatto che si vendono orologi, mitra in plastica e mutande, tutto fa
supporre che tale luogo sia sostanzialmente rimasto uguale per
millenni: un vociante mercato arabo popolato da beduini, soldati,
matrone e mendicanti. Fuori siamo nel quartiere arabo della
gerusalemme moderna, quella parte che fino al 67 apparteneva alla
Giordania. Lo si ritrova davanti al giardino sacro che e' la versione
dei protestanti del Golgotha. Evidentemente sono arrivati troppo tardi
per potersi accaparrare qualcosa nella basilica del santo sepolcro,
gia' contesa e divisa tra le varie denominazioni della fede cristiana,
e quindi hanno deciso di trovarsi un altro Golgotha! Devo dire che il
loro sepolcro e' molto piu' convincente, cosi' come la loro collina,
che effettivamente ricorda un teschio con occhi, naso e bocca
(foto). Il lussureggiante giardino invita un po' piu' alla meditazione
e alla riflessione, peccato che sia proprio a fianco alla stazione
degli autobus arabi e arriva un gran vociare, rombare di motori e
sirene della retromarcia dei pullman. Il Golgotha-protestante confina
con il parcheggio dei bus! Il loro sepolcro e' esattamente come ci si
aspetterebbe il sepolcro di Gesu' con il solco per la pietra che
rotola e il cuscino in pietra per la testa di Gesu'
(foto). Naturalmente non c'e' nessun fondamento storico, ma si vede
che ci tengono molto a far capire che e' tutto verosimile, con tanto
di dichiarazione di una eminente archeologa che data la tomba al primo
secolo d.C. (Gesu' e' morto a 100 anni?). C'e' anche la citazione
evangelica del fatto che la tomba si trovava in un orto e un cartello
che indica che li' vicino c'e' un antico tornio per l'uva e una
cisterna che testimoniano che questo era un orto 2000 anni fa. E'
pieno di comitive di cristiani protestanti americani che sembrano
usciti da una caricatura: gli uomini con le bretelle nere e folte
barbe, le donne con gonne e cuffietta bianca (foto). All'uscita Lo fa
un rapido giro per la stazione, dove scassatissimi bus vengono presi
d'assalto da stuoli di arabi che tornano nel west bank dopo un
proficuo giorno al mercato (foto). Il quartiere intorno e' piuttosto
squallido e Lo si dirige nuovamente verso il centro. E' ormai venerdi'
sera e inizia lo Shabbat. La citta' si ferma totalmente. Non c'e'
neanche piu' un negozio aperto e il traffico e' praticamente nullo
(foto). L'unico posto aperto e' un Mc-Donalds (piuttosto si muore di
fame!) Per fortuna, poco piu' avanti c'e' anche un negozietto 24h dove
Lo si compra un vero bagel (quelli originali, non le imitazioni
americane) e un pacco di biscotti americani molto buoni, che pero'
sono introvabili in Italia. Lo va in visita alla sinagoga principale
di Gerusalemme. Si aspetta di non essere lasciato entrare, ma in
realta' gli ebrei sono piu' accoglienti degli arabi. L'unica richiesta
(piuttosto ragionevole, direi!) e' che lasci la macchina foto e il
telefono dalla security all'ingresso. Gli viene anche consegnata una
kippah presa da un secchio pieno, tenute li' appositamente per i
visitatori. L'atmosfera sembra piu' rilassata delle nostre messe: i
rabbini che cantano e pregano, mentre meta' dell'audience
(rigorosamente divisa maschi-femmine) sembra assorta nei propri
pensieri o nelle proprie personali preghiere. Un paio di persone in
fondo chiacchierano tranquillamente. La sinagoga e' piena di dediche a
persone che hanno dato soldi. Dalle Torah accatastate vicino
all'ingresso (dove l'unica scritta nel nostro alfabeto riguarda la
famiglia che le ha donate), alle scritte dei benefattori incisi sul
marmo dell'ingresso. La struttura ricorda piu' un teatro che un luogo
di culto: pavimenti di marmo, vetrine di memorabilia, platea per gli
uomini e piccionaia per le donne. I rabbini sul palcoscenico. Dopo un
rapido giro per il centro deserto e lungo le mura rischiarate dal
chiaro di luna (foto), Lo rientra stremato all'ostello. Ha camminato
praticamente ininterrottamente dalle 10 della mattina alle 9 di sera!
La doccia e' gelata, ma il letto comodo e pulito! La mattina alle 5
attacca il muezzin di quartiere e alle 6 le campane della chiesa, che
non la smettono piu' di suonare!! ARGH! Fanno a gara nell'essere piu'
ossessionanti! Lo si sforza di stare a letto almeno fino alle 8
perche' anche oggi sara' una giornata dura! Di nuovo in giro per il
quartiere arabo, trova un beduino che trascina un asino con le taniche
(foto). Gli chiede gentilmente di fargli la foto e scambiano quattro
chiacchiere. Anche lui parla un po' di Italiano e chiede dei soldi per
la foto. Lo ha solo una moneta da 10 (ca. 2 euro) che lui intasca
sorridendo (e ci credo!!!). E' molto simpatico e fa finta che le
taniche siano piene di petrolio, ma naturalmente sara' gasolio o
benzina. Lo decide di seguire la via crucis. Parte dal Lions gate, che
e' la porta di fronte al monte degli ulivi. Li' vicino lungo la strada
ci sono delle pietre che facevano parte della pavimentazione stradale
originale gia' ai tempi di Gesu'. Questo e' forse l'unico posto in cui
Gesu' e' veramente stato (sicuramente avra' calcato queste pietre),
mentre tutti gli altri luoghi sacri sono naturalmente solo
simbolici. Infatti Lo si fa un autoscatto mentre cammina su tali
pietre (foto). Siamo in pieno quartiere arabo, ma c'e' la splendida
cattedrale romanica costruita dai templari accanto alla piscina di
Bethseda, dove Gesu' aveva guarito un handicappato. Finalmente un
luogo tranquillo che invita alla riflessione e alla meditazione. Anche
se, sorprendentemente, dalla chiesa si alzano urla disumane. Lo scopre
che in realta' si tratta di una pellegrina che, trascinata
dall'entusiasmo, si era messa a cantare applaudita dai presenti. Come
specifica il cartello all'ingresso della chiesa, cio' e' permesso, in
quanto e' un luogo destinato "al canto e alla preghiera". La piscina,
una serie di impianti termali risalenti ai tempi dei romani, e' molto
suggestiva e lo passeggia tranquillamente in meditazione tra archi e
cisterne in rovina. La foto di fronte alla piscina del paralitico e'
d'obbligo. Chissa' che non gli si guarisca la paralisi al cervello?
Salutato da un prete francese, Lo si avvia alla via crucis. Arrivando
al luogo in cui Gesu' fu flagellato, appositamente indicato da un
cartello (foto). La via crucis e' un po' deludente dal punto di vista
spirituale, visto che per la maggior parte si snoda in mezzo a un
vociante mercato arabo. Oltretutto molte delle stazioni sono indicate
da un semplice numero su un muro, senza un quadro o una cappella che
ne spieghi il significato. Quelli un po' a digiuno di religione, come
il nostro eroe, si trovano un po' in difficolta' (chi, tranne un
vescovo, conosce a memoria tutte le stazioni della via crucis?). Lo si
fa fare una foto da un arabo gentile in atto di presentarsi al popolo:
ecce homo, infatti si tratta dell'"ecce homo arc" dove Gesu' viene
presentato al popolo vociante (foto). Poco piu' avanti c'e' la
cappella che segna il luogo del processo a Gesu'. Sui sassi del
pavimento ci sono ancora tracciati i segni dei giochi dei soldati
romani (foto). Piu' in la' c'e' anche la prigione sotterranea di
Barabba (foto). La via crucis si snoda labirinticamente (foto) in
mezzo al bazar (dove c'e' anche un "4th station souvenir shop" di
fronte alla quarta stazione). Essa termina nella chiesa del santo
sepolcro e Lo si arrampica sulla stretta scaletta che porta in cima al
Golgotha: la furia idolatra e' tale e tanta che la montagnetta e'
stata completamente coperta dalla chiesa: si intravede (protetta da
una vetrata) solo la punta della collina (foto), ma c'e' un foro
(foto) da cui le persone possono (addirittura) toccare la montagna!
Ovviamente il foro e' sotto a un altare in modo che bisogna
necessariamente inchinarsi per potersi avvicinare. L'altare e' in
stile cristiano ortodosso e il crocifisso (anzi "IL" crocifisso) e'
piuttosto pesantemente incrostato di argento e quasi nascosto da
centinaia di candele appese. Anche qui il pensiero va ai bellissimi ed
essenziali crocifissi di Giotto. Nonostante tutto, la gente e'
visibilmente commossa e sfila una teoria continua di persone di tutte
le razze e nazionalita': dai filippini agli ucraini. Anche Lo alla
fine si astrae dall'atmosfera della chiesa e rivolge un pensiero a
quella persona straordinaria che quasi 2000 anni fa seppe essere
coerente con i propri sogni e le proprie idee fino a morire per esse,
cambiando cosi' il corso della storia dell'umanita'. Infatti, e'
innegabile che tutta la civilta' occidentale e' stata pesantemente
influenzata (se non direttamente figlia) delle idee cristiane. Sotto
al Golgotha c'e' un altare di fronte ad una crepa che sembra nascere
dalla croce (foto). Che significato avra'? Il pensiero corre spesso a
Mina, con la sua religiosita' un po' ingenua delle battaglie con la
scopa contro il diavolo e di tutti i suoi aneddoti religiosi. Qui, con
tutte queste reliquie, probabilmente si sarebbe sentita in un paradiso
in terra!! Fuori dalla chiesa, seguendo il suggerimento della guida,
Lo si arrampica in cima al campanile della brutta chiesa
protestante. La scalata e' lunghissima e a meta' c'e' una persona
vestita da supertruzzo con camicia hawayana aperta e catena d'oro al
collo che sta per morire di infarto sostenuta a stento dalla bella
fidanzata!!! Lo teme di dovergli praticare una romantica respirazione
bocca a bocca (al truzzo, non alla fidanzata), ma per fortuna il
pericolo e' scongiurato e il tipo si riprende fumandosi una
sigaretta(!!!) Lo continua fino in cima e ne vale la pena: il panorama
su Gerusalemme vecchia e' totale e la macchina foto fa una
indigestione di nuove immagini. Si vede perfino il chiostro a forma di
capanna di fango vicino alla chiesa del santo sepolcro di una strana
denominazione religiosa (foto). A questo punto tocca alla passeggiata
sulle mura, ma e' un po' deludente: tutta la parte sopra al quartiere
mussulmano (la piu' bella) e' chiusa per ragioni di sicurezza. Ci si
limita al quartiere armeno e si arriva fino alla porta della cacca
("dung gate") che e' appena dietro alla spianata del muro del
pianto. L'evocativo nome deriva dal fatto che li' c'era la discarica,
ma ora e' la parte piu' pulita della citta'!! C'e' perfino un bel
parco archeologico, ma e' chiuso per via dello Shabbat (foto). Lo esce
dalla porta della cacca e si avvia verso il monte degli ulivi: proprio
di fronte al monte, nelle mura della citta' c'e' la porta da cui Gesu'
era entrato in Gerusalemme trionfante, pochi giorni prima della sua
crocifissione. Lo raccoglie una foglia di palma e fa festa anche lui,
ma con 1972 anni di ritardo (foto). "Meglio tardi che mai" e' il suo
motto per oggi. E' buffo che la porta sia stata sigillata da un
governante mussulmano preoccupato dalla leggenda che il Messia
entrera' da quella porta (per i cristiani la chiusura della porta e'
un po' tardiva, ma per gli ebrei forse no). Lo rientra nella citta'
vecchia dalla porta dei leoni e incontra una coppia di soldati (mitra
e giubbotto anti-proiettile) che vegliano sui poliziotti che litigano
in continuazione con gli arabi che vogliono entrare con la macchina o
il camion nel loro quartiere (foto). Ora e' il momento del giro al
museo di Israele (foto). Come ogni stato che si rispetti, gli
Israeliani ci tengono ad avere un museo ben fornito di opere
d'arte. In realta', chiaramente, non ci sono cose particolarmente di
nota (anche se c'e' una sala di impressionisti con un paio di quadri
belli e molti altri un po' meno). Lo e' attratto li' essenzialmente
dai rotoli della bibbia trovati nel deserto, che per gli ebrei sono
un'istituzione. Essi si trovano in una cappelletta ("bible shrine")
molto gradevole architettonicamente (foto) e preceduta
nientepopodimenoche' da un monolite nero praticamente uguale a quello
di 2001 odissea nello spazio. Mancano solo gli scimmioni che agitano
le ossa di tapiro (foto). Lo entra nella cappella, e ammira questi
segni tracciati da pii scribi 2000 anni fa. Gli ebrei hanno anche
trovato una profezia nella bibbia che profetizza il ritorno delle
sacre scritture a Gerusalemme e questo accresce l'importanza di tali
oggetti. Ne viene anche narrata l'avventurosa storia moderna del
ritrovamento e della fuga in USA durante la guerra. Fa ridere che
nella descrizione dettagliata dello schieramento delle truppe per la
battaglia dell'apocalisse ci sia scritto che l'esercito di 1000 uomini
si deve mettere in fila per 7. Saranno dei bravi scribi, ma non sono
poi cosi' ferrati in aritmetica... Dopo c'e' il tempo per un rapido
giro per il museo dove c'e' una bella mostra di oggetti giapponesi del
secolo scorso: delle opere d'arte veramente notevoli, come un drago
con la sfera di cristallo (foto) e un uccello d'argento con tutte le
piume religiosamente riprodotte che sembra stia per spiccare il volo!!
Lo viene praticamente sbattuto fuori dal museo in chiusura e collassa
nel parco fuori. La scatola di biscotti americani viene rapidamente
demolita e Lo si gode gli ultimi raggi del sole in mezzo ai bambini
vocianti in un uliveto pieno di rossi papaveri e bianchi ruderi
(foto). La vita e' bella!! Quando il sole e' tramontato, e' di nuovo
ora di muoversi. La prossima tappa e' il quartiere ebreo
ultraortodosso, dove Lo spera di assistere alla fine dello Shabbat e
alla ripresa della vita normale. E' facile capire dove inizia il
quartiere: c'e' una scritta minatoria e perentoria contro le persone
in abiti poco modesti (foto). Spiega in dettaglio che le donne devono
essere completamente coperte: con la gonna che non deve arrivare sopra
alle caviglie. Lo pensa all'abbigliamento sobrio di sua madre che qui
sarebbe visto quasi come un top-less, probabilmente. Inoltre e'
assolutamente vietato l'ingresso ai gruppi turistici, firmato: "i
rabbini che ringraziano per l'aiuto a preservare la santita' del loro
quartiere di pii studiosi della bibbia". Lo ben presto si ritrova
l'unico a non essere vestito da ebreo. Con tutto il rispetto che uno
dovrebbe provare per una persona religiosa e pia, bisogna dire che al
loro confronto un pagliaccio del circo sembra vestito come un
direttore d'orchestra. La divisa media inizia con un colbacco di
pelliccia nero dal diametro di mezzo metro e alto 30cm (ricordo che
siamo praticamente nel deserto!!). La testa e' rasata, ma le basette
ai lati sono lunghe un metro e finiscono in involuti riccioli. A
completare il tutto c'e' una specie di vestaglia a righine blu e
gialle (ARGH!) che sembra un pigiama. Non si capisce se sotto portano
i pantaloni corti o la gonna, ma dalla vestaglia spuntano solo delle
assurde calze bianchissime che finiscono in scarpe di vernice nera. Lo
sforzo di fantasia necessario per inventarsi un simile abbigliamento
deve essere stato paragonabile alla creazione della teoria della
relativita' generale. Fanno ridere le vetrine di scarpe: i modelli
femminili sono tutti rigorosamente uguali e castigatissimi (foto). Il
quartiere e' pienissimo di bambini (rigorosamente vestiti con kippah o
cappello, camicia bianca e calzoni lunghi neri) e di donne con
carrozzine. La natalita' deve essere elevatissima! Il quartiere fa a
gara con quello mussulmano per sporcizia e degrado. Ci sono un sacco
di uffici di agenzie di beneficienza, di scuole di studio della bibbia
e di negozi di articoli religiosi (in vetrina rulli di legno per
arrotolarci le sacre scritture). Per essere sicuri che nessuno turbi
lo Shabbat, la strada e' transennata (non si puo' usare la macchina) e
addirittura i telefoni pubblici sono lucchettati (foto): non sia mai
che qualcuno compia l'inaudito sforzo di spiaccicare una tastiera del
telefono o sollevare una cornetta durante il sabato!!!!! Purtroppo le
pubblicita' sui muri sono tutte in ebraico e Lo rimane
curiosissimo. Il giorno dopo trovera' una rivista ebrea in inglese e
le pubblicita' riguardano cantanti yddysh con approvazione rabbinica e
servizi di assistenza pediatrica, forse per bimbi handicappati, che
promettono di fare visita nella "privacy e riservatezza della vostra
casa". [Digressione di costume: quando recentemente il governo
francese propose di eliminare ogni forma di ostentazione religiosa in
pubblico, mi era sembrata un'inaccettabile ingerenza nella liberta'
personale. Dopo il giro a Gerusalemme, ho capito che, al contrario, e'
una tutela della liberta' personale: e' chiaro che in un ambiente tipo
il quartiere ebreo ortodosso la pressione esterna a vestirsi (e,
quindi in seconda istanza, a comportarsi) in un certo modo deve essere
veramente molto forte. Peccato che tale tentativo di tutela e'
destinato al fallimento. Chiaramente se si eliminano i simboli
religiosi, questi verranno cambiati: se qualche gruppo si vuole
identificarsi abbottonandosi di sbieco le camicie, si vieteranno le
camicie?] Nonostante il tramonto sia passato da un pezzo, il velo
dello shabbat non sembra passare e Lo si dirige verso il centro citta'
dove invece chiaramente la vita sta riprendendo: gli autobus urbani
hanno ripreso a girare e i negozi aprono (alle 19:30 di sabato sera!)
Lo si mangia un fantastico panino di humus e carne e decide che
sarebbe bello finire la serata con un bel film. Le sue stanche
giunture doloranti sono messe a dura prova, visto che il cinema di
rassegna (raccomandato dalla guida) e' dalla parte opposta della
citta'. Lo e' tutto galvanizzato: pare ci sia un documentario in
Inglese sul lavoro dei pescatori in Alaska, ma e' rimasto fregato
dalla prospettiva: visto che il programma e' scritto in ebraico e in
Inglese, bisogna leggere da destra a sinistra e in realta' c'e' un
film introspettivo in ebraico di ballerine, come spiega l'allibito
bigliettaio che si chiede come mai Lo volesse entrare stasera in sala
senza sapere una parola di ebraico! Lo ringrazia il gentile
bigliettaio e il suo santo protettore per lo scampato pericolo del
film introspettivo in ebraico e si avvia mestamente all'ostello,
passando per le rovine della piscina del sultano rischiarate dalla
luna sotto le vecchie mura della citta'. Stasera e' talmente stanco
che la doccia sembra calda! Domani sveglia presto perche' bisogna
visitare ancora un sacco di cose prima di partire!! Infatti, Lo corre
verso la spianata delle moschee, ma ancora una volta viene fermato dai
perspicaci poliziotti filtra-mussulmani che gli spiegano che la
moschea e' aperta, ma i visitatori devono entrare da una porta
apposita, a fianco del muro del pianto. Il motivo e' evidente: bisogna
passare al metal detector. Pare che tempo fa un australiano pazzo
abbia cercato di dare fuoco alla moschea. La spianata delle moschee e'
veramente spettacolare: dominata dalla bellissima moschea con cupola
d'oro e pareti di mattonelle azzurre, che ricordano gli azulehios di
Siviglia. Non pensavo che una cosa pacchiana come una cupola dorata
potesse risultare elegante, ma cosi' e', grazie anche al contrasto con
il blu intenso del cielo che e' ripreso dall'azzurro delle mattonelle
del basamento. Purtroppo e' assolutamente vietato entrare e c'e' un
custode che controlla che entrino solo i pochi mussulmani che girano a
quest'ora di mattina. Probabilmente l'interno (dove c'e' la famosa
roccia di Abramo) e' ancora piu' spettacolare... Lo si fa fare la foto
da un orientale (che dice di essere francese). Sembra molto
professionale ed e' letteralmente ricoperto da cineprese e macchine
fotografiche (e quando si fa a sua volta scattare una foto, passa
mezz'ora a spiegare come vuole l'inquadratura), quindi Lo si affida
nelle sue presumibilmente capaci mani con la massima fiducia. Ahime',
delle due foto che gli vengono scattate, la prima e' tutta storta e la
seconda inquadra soprattutto il pavimento (foto). Girando per il bel
parco che circonda la spianata, Lo scopre che un lato e' fatto
interamente da aule scolastiche. Una classe si sta svolgendo all'aria
aperta con la maestra che fa ripetere ai bimbi la lezione
(foto). Questa bucolica immagine e' leggermente sporcata dal fatto che
poco distante il bidello sta coprendo di bestemmie la porta della
classe che evidentemente non si vuole aprire!! Lo fa amicizia con due
simpaticissimi poliziotti che ne sanno piu' di lui (del resto ci vuole
poco) del campionato di calcio italiano (foto). Uno dei due e' un
apprendista e l'altro ci tiene a fare sapere di essere un Brussman
(sara' un'etnia?) ed e' molto deluso che Lo non ne abbia mai sentito
parlare. Gli ebrei ortodossi, in teoria, non dovrebbero salire sulla
spianata delle moschee per esilio volontario, visto che qui c'era il
loro sancta sanctorum, cioe' la stanza che conteneva l'arca
dell'alleanza su cui nessuno sguardo poteva posarsi. Quindi la
presenza di un ebreo ortodosso poco distante e' attentamente
monitorata da un preoccupato poliziotto che lo marca a vista
(foto). Tocca ora alla basilica armena, che era chiusa il giorno prima
e che ora dovrebbe essere aperta. Infatti cosi' e', anche se c'e' una
celebrazione in corso. I frati (o preti?) armeni sono molto buffi:
hanno un largo mantello nero con un lungo cappello a punta. Visti da
dietro sembrano degli enormi aereoplanini di carta neri. Viene voglia
di portarli in cima al campanile, lanciarli giu' e vedere come
svolazzano. La guida prometteva che era la chiesa piu' bella di
Gerusalemme (foto), ma in realta' la sobria basilica della piscina di
Bethseda e' sicuramente molto migliore. E' ancora presto e Lo decide
di visitare anche il parlamento Israeliano: recupera rapidamente lo
zaino e via di corsa. Per fortuna c'e' anche una guida in inglese, ma
si dilunga veramente un po' troppo. All'ingresso c'e' un computer con
nome e biografia di tutti i soldati israeliani morti in battaglia. Una
famiglia in visita inserisce un nome dopo l'altro di amici e
conoscenti. L'aula delle sedute e' piena di simboli religiosi (altro
che divisione tra chiesa e stato!) Il muro frontale e' una simbolica
riproduzione del muro del pianto e le sedie dei senatori sono disposte
a forma di candelabro a sette braccia. Pare che le sedute siano
piuttosto movimentate e questo, chissa' perche', mi fa venire in mente
Montecitorio. L'attrattiva principale e' un enorme arazzo e dei
mosaici progettati da Chagall che illustrano le tappe salienti del
popolo ebraico e della nascita dello stato di Israele. Nell'arazzo
c'e' anche un simbolico cerchio in cui gli ebrei ortodossi
(rappresentati in blu con la kippah) danzano allegramente con gli
ebrei normali (rappresentati in verde). La scena vuole essere
idilliaca, ma, naturalmente, fa capire che ci devono essere degli
attriti notevoli fra i due gruppi. L'impressione simbolica e' molto
forte, ma i quadri di Chagall sono piu' belli. La tecnica dell'arazzo
e del mosaico lascia molte parti senza colore: mancano gli azzurri
intensi e i viola che caratterizzano gli sfondi di alcuni suoi
quadri. In una teca poco distante c'e' la dichiarazione dello stato di
Israele. Naturalmente l'unica cosa che si capisce sono i numeri:
sorprendentemente le date sono scritte secondo l'era cristiana. Ora si
e' fatto decisamente tardi ed e' il caso di correre alla stazione dei
bus per andare in aereoporto. Anche oggi e' pieno di soldati (e carine
soldatesse) armati fino ai denti. Il bus e' stracolmo e si ferma dopo
un po' nel mezzo del nulla. Per fortuna Lo si insospettisce e, dopo
aver chiesto, scopre che quella e' la fermata per l'aereoporto:
bisogna scendere e prendere un altro autobus. Certo che non e' molto
tourist-friendly!!! Il rischio corso e' stato grande. Prima di entrare
in aereoporto l'altro autobus viene perquisito dalla sicurezza: un
soldato armato controlla che non ci siano bombe nel cestino della
spazzatura oppure attaccate sotto. In aereoporto i poveri passeggeri
vengono tartassati dalla sicurezza anche per uscire dal paese!!! Il
viaggio di rientro sara' piuttosto pesante con un ritardo di 14 ore:
Lo deve fermarsi a dormire in albergo a Vienna. L'albergo che fornisce
la compagnia aerea e' piu' che discreto, molto sobrio ed elegante con
un sontuoso buffet e un fantastico piumone nel letto. Fa ridere il
fatto che i numerosi libri negli scaffali siano finti: c'e' solo la
copertina! Il giro in Israele e' stato brevissimo ma molto intenso
(come testimoniano i poveri scarponi esauriti e fumanti). Sicuramente
Gerusalemme e' il posto piu' strano mai visitato!!!